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Chiacchiere da Bar…bieri – Giudizi universali

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Il Gran Premio degli Stati Uniti 2022 è stato tutto sommato gradevole da vedere, con tanti spunti di confronto.

Prima di addentrarmi in questo, volevo rendere il mio umile omaggio ad un uomo che ha investito anche nella nostra Motor Valley. Dietrich Mateschitz è stato, nel suo unico modo, un visionario. Ha rivoluzionato lo sport e il mondo delle sponsorizzazioni, consentendo a tante realtà e a tanti atleti di nascere, crescere e fare la storia. Ad inizio degli anni 2000 diede incarico ad un altro austriaco, l’ex pilota Dr. Helmut Marko, di creare il Red Bull Junior Team, uno dei primi vivai motoristici nella concezione ad oggi conosciuta. Da lì sono saltati fuori sei campionati del mondo di F1, quattro di Sebastian Vettel e due di Max Verstappen. Nel 2005 poi, dopo anni di sponsorizzazioni, ci fu l’intenzione di impegnarsi in prima persona con un team di Formula 1, poi diventati due. Li chiamavano “bibitari”, sono diventati campioni del mondo costruttori, per ben cinque volte, l’ultima ieri. La seconda scuderia, che funge da trampolino di lancio per i campioni di domani, non è altro che il Minardi F1 Team, ribattezzato prima Scuderia Toro Rosso e, dal 2020, Scuderia AlphaTauri, ad oggi ancora la più grande azienda della Città di Faenza. Senza quell’austriaco che decise di mettere le radici della sua visione nella Motor Valley, staremmo sicuramente parlando di tutt’altra storia.

Tornando alla gara di Austin, anche in questo caso ci sono state delle decisioni dei commissari sportivi, che sono coloro i quali decidono sulle penalità da infliggere ai piloti, che hanno fatto storcere il naso a molti, per la loro diversità da casi analoghi.

Sempre guardando al regolamento poi, è stata solamente congelata la questione legata allo sforamento del budget cap 2021 da parte della Red Bull Racing. La mia sul regolamento finanziario della F1 l’ho già detta, ora estendo il mio pensiero ai regolamenti che cercano di normare questo sport che, per quanto mi riguarda, continua ad essere appassionante.

Purtroppo lo spettatore sportivo ha l’abitudine di equiparare i diversi sport da loro, aspettandosi più o meno le stesse dinamiche qualsiasi sia la natura stessa della competizione. Mi dispiace dirlo, ma non è così. Sono anni che sento dire, in merito alla Formula 1, che il regolamento deve essere più semplice, comprensibile e poco interpretabile. Ora, per normare una situazione bisogna prima analizzarla, qualsiasi essa sia.

Analizziamo la Formula 1. Stiamo parlando di uno sport dove coesistono uomini e macchine. I primi progettano e guidano le seconde. Di questi binomi, ce ne sono dieci, che si dividono a coppie diventando venti. Questi venti binomi si sfidano a medie superiori ai 200 Km/h in gare della durata media di 100 minuti. Bene, può essere semplice un regolamento che mette ordine ad uno sport così complesso?

È chiaro che sia tutto migliorabile, non sto certamente a dire che quanto sia oggi sul tavolo sia perfetto. Non ho gli strumenti per sostenerlo. Non si può però pretendere semplicità quando si tratta di normare comportamenti umani in pista, ad alta velocità, dimensioni e specifiche tecniche delle vetture o l’ammontare dei costi consentiti per sviluppare un progetto che coinvolge milioni di dollari, centinaia di persone e migliaia di componenti meccaniche.

La Formula 1 è sempre stato uno sport complesso e tale rimarrà fino alla fine dei tempi. Trovo però inutile lo sport parallelo che si sta sviluppando oggi giorno attorno alla F1. Sento, da tante bocche diverse, dire che la FIA starebbe rovinando uno sport bellissimo. Io credo che questa tesi sia propiziata da una narrazione che cerca il colpevole di qualsiasi cosa a prescindere, invece di analizzare l’attualità e cercare di fornire degli spunti per migliorare lo sport che si dice di amare. La FIA, così come Liberty Media, sta cercando di tenere costantemente al passo con i tempi e con le molteplici esigenze di team, costruttori, marchi (li ho tenuti separati apposta perché, se queste componenti talvolta coincidono, spesso le necessità non sono le medesime), sponsor, piloti, lavoratori, media e chi più ne ha più ne metta. Non è semplice ed è un lavoro in continuo e costante miglioramento. Gli errori fanno parte del successo, è ora che ce lo si metta in testa. 

C’è una frase, attribuita a Michael Jordan, che ho letto in questi anni fino alla nausea: “Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.“

Sembra che questa frase, chi la legge e la riposta sulle proprie bacheche social, la ritenga valida solo per sé. Non è così. Vale per i campioni, vale per noi, vale per il prossimo. Ci saranno le volte che la FIA, Liberty Media, Mattia Binotto o Charles Leclerc sbaglieranno una scelta, così come la sbagliamo noi nella vita di tutti i giorni. Ma sarà la somma di quelle scelte sbagliate che, alla fine di tutto, ci consentiranno di migliorare, andando costantemente allo step successivo, fino ad ottenere la nostra piccola o grande vittoria.

La Formula 1, da noiosa ed elitaria che era diventata negli ultimi anni della gestione Ecclestone, è ora una realtà capace di iscrivere una delle proprie gare in cima alla lista degli eventi sportivi più visti in un anno solare. E stiamo parlando del 2021 che, per una serie di incredibili motivi, era un anno olimpico. Mica male per uno sport che, sentendo gli esperti del lunedì, danno per moribondo da decenni ma che, alla fine non muore mai.

“Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza complicare il pane”, scriveva Samuele Bersani. Forse è questo il problema della Formula 1 oggi. Chi osserva e giudica, invece che godersi uno spettacolo bello anche se imperfetto, punta il dito su tutti, tranne che su se stesso. Sarebbe bello continuare a farci sorprendere dalla bellezza di questo sport, godendoci le lotte che ci regala. Certo, la condivisione di idee e opinioni, anche molto diverse tra loro, è il sale dello sport, serve per migliorare e per far continuare la leggenda della Formula 1. Sarebbe bello farlo però senza annegare la nostra passione nelle polemiche, se riusciamo.

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