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ESCLUSIVA – Intervista al ciclista emiliano Aleotti: “Sarà il mio terzo Giro d’Italia. Correrò per la squadra ma sarebbe incredibile vincere una tappa”

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“Macina chilometri di strada, l’hai voluta tu la bicicletta, pedala!” cantava Frankie hi-nrg 10 anni fa, strofa ben presto diventata colonna sonora del Giro d’Italia che domani sulla Costa dei Trabocchi  scatta per la 106esima volta e la redazione non mancherà di seguire con la rubrica quotidiana “Diario dal Giro”. Un’edizione difficile da decifrare, caratterizzata da tanti km a cronometro e due protagonisti  su tutti che partono con il favore dei pronostici. 

A pochi giorni dalla partenza abbiamo fatto una chiacchierata con Giovanni Aleotti, giovane scalatore emiliano (di Finale Emilia) componente della Bora Hansgrohe (formazione vincitrice l’anno scorso) che si appresta a correre il suo terzo Giro. Tra obiettivi personali e strategie di squadra, ci ha aiutato a fare chiarezza circa le incognite di una corsa che si preannuncia ricca di spettacolo e colpi di scena.

– Ciao Giovanni, come ti senti a pochi giorni dalla partenza del tuo terzo Giro d’Italia?

Sto bene. A Marzo ho avuto una brutta caduta ma adesso sono pronto. L’anno scorso è stato speciale, abbiamo vinto con Jai Hindley e anche quest’anno le aspettative della squadra sono molto alte. 

– Cosa ti hanno insegnato le prime due partecipazioni?

La prima è stata un debutto vero e proprio al mio primo anno da professionista. Di solito non capita di correre subito il Giro ma si preferisce aspettare con i più giovani. Certamente una grande esperienza così come quella dell’anno scorso, ancora più importante perché appunto abbiamo vinto. E’ una delle corse più importanti ed essere lì fino alla fine con la squadra a giocarti la maglia rosa ti fa crescere molto. Quest’anno, al terzo di fila, vorrei cercare un risultato anche a livello personale. 

– A proposito di obiettivi personali, hai messo nel mirino qualche tappa?

L’obiettivo è quello di sfruttare le occasioni che in 21 tappe sicuramente non mancheranno. Per me è ancora un po’ presto per pensare alla classifica generale, potrebbe essere nel mio percorso di crescita ma adesso mi concentrerò su una tappa. Riuscire a vincerne una o comunque portare a casa un risultato sarebbe già molto buono. 

– Nella 14 tappa del 2022, la Santena – Torino, hai tirato il gruppo per molti km, è stata la tua migliore al Giro? Ricordiamo una tua grande prestazione

Sì, è stata una tappa importante per me e per la squadra. Lì abbiamo improvvisato un’attacco, prima in una discesa anche un po’ pericolosa verso Torino poi in salita. A noi è andata bene  ma ho capito che può sempre succedere di tutto e non bisogna farsi sorprendere dagli imprevisti che in corsa ci possono sempre essere. 

– Quale sarà la vostra strategia di corsa, essendo la squadra vincitrice dello scorso anno, ma senza l’effettivo vincitore, Jai Hindley? Tutta la squadra sarà dedicata al capitano o avrete margine di azione individuale?

Hindely quest’anno farà il Tour de France quindi non ci sarà. Avremo due capitani, Vlasov e Kamna, il primo è già arrivato quinto al Tour de France nel 2022 e quarto al Giro d’Italia sfiorando il podio e il secondo ha già dimostrato di saper vincere al Giro. Punteremo al podio che è già difficile poi vedremo strada facendo. Noi non abbiamo un velocista anche perché non ci sono tante tappe piane, tutta la squadra sarà a disposizione dei capitani per la classifica poi in alcuni casi, alla giornata, proveremo a puntare a una vittoria di tappa ma l’obiettivo primario rimane quello di raggiungere il podio. 

– Dove, secondo te, si potrebbe decidere il Giro? I tanti chilometri a cronometro saranno centrali nella corsa? 

Sì, saranno fondamentali; 70 km sono tantissimi. Già la prima settimana è importante, ci saranno tappe insidiose con strade difficili come quella di Napoli e poi finirà a Campo Imperatore con un arrivo complicato. Si dice sempre che nella prima settimana non si capisce chi vince il Giro ma chi non lo vincerà perde e credo sarà così anche questa volta, ci sarà una scrematura tra i favoriti. La terza invece sulle montagne sarà quella decisiva per la vittoria. 

– Parliamo dei vostri avversari: hai già corso con Evenepoel? Secondo te, è il favorito numero uno alla vittoria finale? 

Ho pedalato in gruppo con lui anche la settimana scorsa alla Liegi-Bastogne-Liegi, dove ha vinto. E’ certamente il favorito alla vittoria ma le insidie saranno tante anche per lui. Bata una caduta o un incidente meccanico nel momento sbagliato per mettere tutto in discussione. Anche le tappe iniziali, come dicevo prima, saranno molto complicate e potrebbero esservi delle sorprese. Lui e Roglic sono gli uomini da battere e le loro squadre faranno la corsa. Noi cercheremo di inventarci qualcosa. 

Rimanendo sui migliori al mondo. Com’è pedalare in un gruppo con grandi campioni destinati a passare alla storia nonostante la loro giovane età? Pogacar su tutti ma non solo.

Lui è il numero uno del ciclismo adesso. Ha tanto rispetto da parte di tutti in gruppo anche se poi mentre si corre non ci si pensa troppo. La cosa più importante è non guardare in faccia nessuno, specialmente nei momenti topici di una gara.

-Un grande campione è anche Peter Sagan, tuo compagno di squadra due anni fa. Lui cosa ti ha lasciato?

 Siamo stati una stagione insieme, per lui questa è l’ultima su strada. Anche se è magari non è più ai livelli di qualche anno fa, per tutti noi ciclisti e per gli appassionati ha fatto la storia del ciclismo negli ultimi dieci anni. Vedere come gestiva sia la corsa, trovando spazi tra 200 corridori che vedeva solo lui, sia tutto il contesto di relazioni che lo circondava è stato incredibile. Avevamo tutti un grande rispetto verso di lui, ho imparato molto dal suo esempio. Il ciclismo rispetto ad altri sport più tecnici prevede anche una componente di maturazione che può essere diversa per ognuno e la si crea con l’esperienza e gli esempi.

– Tornando al Giro d’Italia che sta per partire, pensi di poter entrare in qualche classifica magari quella giovani (under 25) o quella di miglior scalatore? Magari anche indossare una maglia (blu o bianca) per qualche giorno.

E’ chiaro che sarebbe bellissimo, al Giro quando hai una maglia vieni sempre riconosciuto. Sono quelle cose che con l’esperienza ho capito possono capitare. Magari ti trovi nella fuga giusta durante la tappa adatta e alla fine vedi che ti mancano pochi punti o secondi per raggiungere quella maglia e allora ci riprovi il giorno dopo. Sono obiettivi che ti poni strada facendo anche se è difficile porseli alla partenza, a differenza di chi punta alla maglia rosa. 

– Abbiamo un ricordo di un tuo grande risultato al Tour de l’Avenir del 2019, quando alla fine sei arrivato secondo. Che sensazioni hai provato nel raggiungere quel traguardo?

E’ stato inaspettato ma mi ha dato la sicurezza e la consapevolezza di potercela fare. Si tratta del piccolo Tour de France degli under 23, per me è stato fondamentale per avere la sicurezza di un contratto da professionista oltre che una grande soddisfazione sebbene inaspettata. All’inizio non puntavo a fare classifica e il risultato finale ha sorpreso anche me. 

– Guardano al futuro, pensi di poter strappare una convocazione per il Tour dopo tre Giri d’Italia? Se non quest’anno, per l’anno prossimo, quando passerà anche qui da noi a Bologna.

Noi italiani siamo molto legati al Giro ma il Tour de France è la corsa più prestigiosa al mondo. Sarà la prima partenza in Italia quella del 2024, un evento storico che nessun italiano vorrebbe perdersi. Porterà tanto turismo nella regione e sarà uno spettacolo incredibile. Mi piacerebbe moltissimo, adesso penso al Giro ma debuttare al Tour sulle strade di casa l’anno prossimo sarebbe un sogno. 

– Per concludere, si parla tanto dello stato del ciclismo italiano, ora in cerca di qualche nuovo corridore per le grandi corse a tappe dopo il ritiro di Nibali. Tu che idea ti sei fatto?

Nibali è stato il nostro numero uno nei grandi giri per dieci anni. Ora manca qualcuno in grado di lottare per la maglia rosa o la maglia gialla. Io penso che ci siano tanti giovani interessanti e promettenti che con un po’ di tempo possano arrivare dei risultati. Tra noi più giovani, che ci conosciamo un po’ tutti, non c’è il Pogacar di turno subito vincente appena professionista ma credo che dei talenti siano presenti, credo lo si vedrà con il tempo.

Un ringraziamento al Team Bora Hansgrohe e a Giovanni Aleotti, al quale la redazione manda un grosso in bocca al lupo per questo Giro d’Italia e le future “pedalate”.

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