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Bologna e l’Italia del Basket piangono la scomparsa di Dado Lombardi

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foto Virtuspedia


È un giorno triste per la pallacanestro italiana, e in particolare per tutti coloro che hanno a cuore la Vu Nera. All’età di 79 anni è venuto a mncare “Dado” Lombardi, uno degli “eroi” del basket nostrano. Lo ha reso noto un comunicato della famiglia.

Gianfranco “Dado” Lombardi è stato uno dei più grandi giocatori italiani, un personaggio “unico”, inserito nell’Italia Basket Hall of Fame pur non avendo vinto alcun titolo particolare, se non i Giochi del Mediterraneo con la Nazionale nel 1963. Nato a Livorno nel 1941, arrivò alla Virtus che aveva solo 17 anni e vi rimase, come giocatore, fino al 1970, prima di un tanto discusso passaggio sull’altro versante, quello fortitudino, ove restò per un biennio. Discusso soprattutto perché Lombardi era diventato il simbolo, oltre che il capitano (per 4 stagioni) della Virtus targata, nel tempo, Oransoda, Idrolitina, Knorr e Candy. Da quella cessione però cominciava di fatto una nuova era, quella dell’avv. Porelli, e poi Peterson, ecc.. Lombardi è tuttavia rimasto nel cuore dei tifosi bianconeri conquistati dalla sua straordinaria capacità di incidere nel gioco e dalla sua prorompente personalità. Nel 63/64 e nel 66/67 è stato pure miglior marcatore del campionato. È vero, poi, che con la Virtus non è mai andato oltre un secondo posto, in campionato, ma bisogna ricordare che gli avversari allora erano le inarrivabili scarpette rosse del Simmenthal Milano, prima dell’arrivo di una incredibile Ignis Varese. Complessivamente, in serie A ha segnato 5470 punti, terminando la carriera nel 1973 a Rieti.

Nel contempo, aveva sommato pure 113 presenze in nazionale, ove ha realizzato 1408 punti.

Poi, l’avventura da allenatore, controversa, giacché anche a causa probabilmente del suo carattere focoso se si eccettua un lungo periodo iniziale a Trieste non ha più trovato casa per lungo tempo. Eppure, godeva, sul piano tecnico, di una stima praticamente incondizionata. Un certo paradosso è stato che lui, giocatore quasi solo votato all’attacco (dove era di efficacia strepitosa), da coach ha avuto come propria specialità una capacità di organizzazione della difesa da tanti invidiata. I momenti più alti della sua carriera d’allenatore sono stati la semifinale di coppa Korac con Rieti e una serie di promozioni dalla A2 alla A1. L’ultimo ingaggio a Varese, protagonista di una mitica salvezza, nel 2001, prima di una brevissima parentesi a Napoli e infine l’esperienza da General Manager di nuovo alla Virtus, nel 2002/2003, purtroppo l’anno terminato con la temporanea scomparsa dalle scene delle Vu Nere.

Da tempo si era ritirato dalle parti di Varese, a Cocquio-Trevisago.

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