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5 Novembre, il punto su Basket City. Inseguendo una chimera di nome campionato

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Ormai il dato tecnico sembra apparire quasi secondario: si parla quasi esclusivamente di Covid-19, di rinvii di gare, di possibilità o meno di fermare il campionato. Il basket, come tutto il mondo, del resto, è nuovamente travolto dall’ondata pandemica. Arriva giusto questo pomeriggio la notizia del rinvio anche della partita della prossima settimana fra Fortitudo e Pinar Karsiyaka; ieri, non si è potuta giocare Virtus-Lietkabelis. È evidente che comunque andasse si continuerebbe a giocare a porte chiuse per un bel po’, con tutte le conseguenze che questo comporterebbe, innanzi tutto sul piano finanziario. Ci sono troppe squadre che non potrebbero sopportare questa evenienza, a cominciare, probabilmente, da una Fortitudo che ha sempre fatto della presenza dei propri tifosi una risorsa anche economica imprescindibile. La stessa Virtus, per tanti entrata nel novero delle milionarie, rischierebbe di patirne delle conseguenze non indifferenti, Probabilmente la sola squadra italiana che potrebbe resistere è l’Olimpia Milano perché appartenente al suo primo tifoso e sponsor principale, che ha fatto del basket il proprio svago prediletto (anche se poi ha dimostrato di saper gestire finanziariamente il tutto con la competenza del grande industriale). Non che l’impresa di Massimo Zanetti non abbia le qualità per fare altrettanto, ma è da dimostrare quanto sia disposto ad investire a rischio totale su un’impresa come questa. Perché dunque considerare così assurdo aspettare che tornino condizioni di equità sportiva per continuare la stagione, come prospettato da Luca Baraldi? Perché trasformare ogni discussione in rissa, costruendo dietro ogni affermazione, come anche quelle di Ettore Messina, dietrologie infinite? C’è poco da fare, i nostri vertici sportivi peraltro confermano un’atavica inadeguatezza che è poi proporzionata alla vicenda politica generale, ed a farne le spese è l’intero movimento, che d’altra parte in quei vertici si specchia. Non deve essere semplice tentare di introdurvi principi di gestione di impresa di un certo livello, in un ambiente che fatica ad uscire dalla dimensione della parrocchia e del campanile. Staremo a vedere, però io prevedo una sosta forzata prima di Natale per lo meno in Italia, ma probabilmente anche in Europa, visto come stanno procedendo le cose. E tutti bisognerà farsene una ragione, cercando di sopravvivervi e sperando in una rapida ripresa nel nuovo anno.

Quale sarà l’animo degli atleti, in questi giorni? Non invidio i coach sinceramente, perché mantenere concentrati i ragazzi – perché questo poi sono i giocatori, al di là dell’essere più o meno profumatamente stipendiati – in questi frangenti non deve essere semplice. Markovic è tornato ad allenarsi con i compagni, la Fortitudo ha aggiunto Saunders ad un roster pieno di spine. Da un lato la Virtus potrebbe viaggiare col vento in poppa, dopo la vittoria in laguna, dall’altro la squadra di Sacchetti dovrebbe cercare di leccarsi le ferite il più in fretta possibile, in vista l’una della gara con Brindisi alla Segafredo Arena, l’altra di quella con Treviso, entrambe sabato sera, a Bologna, ulteriore genialata, stemperata dal fatto che si gioca a porte chiuse, di un calendario che sembra partorito durante un convivio in osteria. Occorre una grande passione per il basket per non decidere di buttare altrove lo sguardo, sinceramente, ma sappiamo che così non sarà: alla prossima partita sembrerà che non esista altro che quella, e allora giù con gli improperi verso gli arbitri, gli sfottò agli avversari, i cori per i propri beniamini. Che rischiano però di sentirli solo registrati in palasport trasformati in frigoriferi.

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