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10 Curiosità sul Livorno – 26 mar

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  1. Il Livorno nasce il 17 febbraio del 1915 dall’unione tra due realtà cittadine, lo SPES Livorno e la Fortus Juventesque. Come in tutte le città portuali, il foot-ball portato dai marinai inglesi ha subito avuto successo nella città toscana: dopo una pausa dovuta alla guerra, al suo primo campionato, gli amaranto conquistano la finalissima nazionale dopo aver sconfitto la Fortitudo Roma per 3 a 2. In finale devono però arrendersi con identico punteggio all’Inter, al termine però di una gara eroica che li vede giocare in 10 per via di un infortunio per quasi tutta la partita e rimontare in un tempo da 0 a 3 ad appunto 2 a 3. 

  2. Il trascinatore di quella squadra è il giovanissimo attaccante livornese Mario Magnozzi. Giocatore eccezionale, dotato di un fiuto del gol quasi magico, segnerà l’epoca del Livorno dei pionieri: per lui 281 gare e 171 reti con la maglia amaranto, mentre in Nazionale gioca 29 gare segnando 13 reti e conquistando la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928. Magnozzi è stato uno dei più grandi campioni dello sport livornese.

  3. Un altro grandissimo è stato Armando Picchi, livornese cresciuto nel club locale prima di andare a Milano per essere il libero della “Grande Inter” di Helenio Herrera. Tornato in città per fare l’allenatore, si mise in mostra al punto che la prestigiosa Juventus gli offrì la panchina a neanche 35 anni. Purtroppo un brutto male si manifestò proprio in quel periodo e se lo portò via prematuramente. A Picchi è intitolato lo stadio cittadino.

  4. Armando Picchi fu anche l’inventore della “gabbionata”, una partita di calcetto con porte piccole e senza portiere che si svolge all’interno di una gabbia, quindi con il pallone sempre in movimento in quanto non esistono rimesse laterali o dal fondo. L’idea gli venne per evitare che le tante partitelle che si svolgevano sulla costa livornese terminassero perché la palla finiva in mare. Attualmente in città si gioca ancora spesso questa variante del calcetto.

  5. La finalissima nazionale della stagione d’esordio è il miglior risultato di sempre del Livorno insieme al secondo posto ottenuto nella Serie A 1942-1943, quando un clamoroso Scudetto sfuggì per appena un punto a favore del Torino che si apprestava a cominciare il ciclo che lo avrebbe reso celebre come ‘il Grande Torino’. Quella squadra, guidata in panchina da quell’Ivo Fiorentini che come osservatore per conto del Bologna aveva scoperto gli oriundi Francisco Fedullo e Raffaele Sansone, poteva vantare un ottimo tridente composto da Stua, Piana e il sardo Raccis, uno dei migliori attaccanti isolani di sempre.

  6. Nel 1942 il Livorno è anche riuscito ad ottenere l’unica vittoria della sua storia al “Dall’Ara” di Bologna. I “carneadi rivelazione” espugnarono infatti il campo dei rossoblù per 2 a 1: i gol arrivarono da Raccis e Piana, e non bastò il gol della bandiera del Bologna segnato da Amedeo Biavati. In tutto gli amaranto toscani hanno giocato 19 volte al “Dall’Ara”, e a tutt’oggi quella è l’unica vittoria.
     
  7. Il Livorno vanta una delle più longeve collaborazioni a livello di sponsor nel calcio professionistico: dal 2003 infatti sulle maglie labroniche appare il marchio di Banca Carige. 

  8. La storica simpatia verso la sinistra della città è rappresentata anche dalla società di calcio e dai suoi simboli. Un episodio in particolare è entrato nell’immaginario storico dei tifosi italiani: nel 1935 Giovanni Vincenzi, campione livornese che dalla Toscana si era trasferito al Napoli, strinse la mano al capitano dell’Ambrosiana-Inter Giuseppe Meazza anziché fare il saluto fascista doveroso all’epoca, e per questo fu ammonito.

  9. Il giocatore più presente nella storia con la maglia del Livorno è il difensore locale Mauro Lessi: in maglia amaranto per lui 14 stagioni e ben 369 presenze condite da appena un gol. Lessi giocò solo 3 partite in Serie A, in una breve e sfortunata esperienza al Torino.

  10. Il bomber dei bomber, escluso Magnozzi che fu “re del gol” ai tempi in cui non esisteva il girone unico, è Igor Protti: riminese, esploso giovane nel Livorno, dopo un exploit a Bari che gli valse il titolo di capocannoniere della A passò alla Lazio dove però non ebbe moltissimo spazio e non seppe imporsi. Quando nel 1999, a 32 anni, tornò al Livorno in C in molti pensarono che fosse venuto semplicemente a svernare. A suon di gol invece trascinò gli amaranto prima in B e poi in A, diventando bomber, capitano e bandiera. Al suo ritiro, giunto sulla soglia dei 38 anni, il Livorno decise di ritirare in suo onore la maglia numero 10 ma fu lo stesso Protti a declinare, ritenendo giusto che tale numero restasse a disposizione dei campioni di domani. L’unico numero ritirato dal Livorno risulta dunque il 25, indossato da Piermario Morosini quando questo morì in campo per infarto. 

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