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Bologna

7 Giugno 1964 – “Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 18 Gen

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28 – Monti “rompe” Schiavio, e addio scudetto

Nella prima metà degli anni Trenta, il campionato italiano fu “preso in appalto” dalla Juventus. Quella del trio Combi Rosetta Caligaris, di “Mumo” Orsi e Renato Cesarini, di Felice “Farfallino” Borel. Quella dei cinque scudetti consecutivi, tra il 1930 e il 1935. Quella guidata da Carlo Carcano, precursore del “Metodo”, che alimentò anche la Nazionale che avrebbe conquistato la seconda edizione della Coppa Rimet.
Il Bologna si consolò, alla grande, in Europa. E presto vi racconteremo come. Ma anche nel mezzo di quello che poi sarebbe stato definito il “quinquennio dorato” bianconero, fu l’unica squadra che avrebbe potuto anche interrompere quel ciclo irripetibile. Ad evitarlo, con metodi decisamente fuori della norma, fu un “oriundo” dal soprannome che era tutto un programma: Luisito Monti, centromediano, detto “doble ancho”, armadio a due ante, e potete immaginare perché. Fu lui a occuparsi del trascinatore di un Bologna fino a quel momento pericolosissimo, per le mire di vittoria finale dei bianconeri. Fu lui a mettere fuori combattimento Angelo Schiavio, anima e bandiera rossoblù.

 

La data è fissata nella memoria: 2 maggio 1932. In quella stagione, 1931-32, il Bologna sembrava inarrestabile, e destinato a interrompere sul nascere quella che sarebbe poi diventata la sequenza fantastica dei cinque scudetti juventini. Fino alla 19a giornata, i rossoblù avevano avuto il vento in poppa: 13 vittorie, 6 pareggi e nemmeno una sconfitta. La Juventus, fortissima, era stata l’unica a reggere il passo. Fino al fatidico scontro diretto, sul campo dei bianconeri, destinato a diventare la chiave del campionato. Lo sapevano tutti, il valore di quella partita. Anche Luis Monti, mastino della Juve che evidentemente pensò bene di mettere fuori combattimento il giocatore più rappresentativo e pericoloso del Bologna, Tanto per non sembrare di parte, vi riproponiamo quello che si scrisse all’epoca sulla vicenda il “Littoriale”.

 

Dobbiamo però sottolineare un altro fatto che ha contribuito a mozzare le unghie al battagliero attacco rosso-bleu: al 44′ del primo tempo in uno scontro fra il centro mediano juventino Monti, e Schiavio, che sino ad allora aveva giocato valorosamente e proficuamente per i suoi colori, questi cadeva; e si vedeva allora Monti farglisi sopra e colpirlo e pestarlo ripetutamente con intenzione al ginocchio, tanto che il valoroso attaccante felsineo fu trasportato a braccia fuori dal campo quasi svenuto. L’arbitro Lenti, o non si è accorto del grave fatto, o credette opportuno, per il buon esito della partita (il che è per noi molto discutibile) non dare il seguito che sarebbe stato doveroso e necessario al brutto episodio”.

 

Intervento da killer, insomma. E partita capovolta: da 1-2 per il Bologna al 3-2 finale per la Juve, liberata dall’incubo-Angiolino. Che, per la cronaca, restò in campo per tutta la partita, non esistendo ancora la regola delle sostituzioni, zoppicando per il campo e lasciando, suo malgrado, il Bologna in inferiorità numerica. Schiavio era la correttezza fatta persona, in campo. E non alzava mai la voce. Ma di fronte a una cattiveria così grande, non si trattenne. Urlando in faccia a Monti una parola che adesso, allenati come siamo a ben altro turpiloquio, ci fa sorridere: “Delinquente”. Per quei tempi, una vera e propria dichiarazione di guerra.

 

Angiolino era anche un uomo dalla grande dirittura morale. Non perdonò mai, né mai tornò sui suoi passi. E Monti, con la coscienza sporca, a sua volta non cercò mai la riappacificazione. Ci provò Vittorio Pozzo, il Ct azzurro, a riappacificare gli animi, anche per il bene della sua Nazionale. Ma a nulla servì la sua autorevolezza. Monti e Schiavio finirono a condividere anche le stanze d’albergo durante le trasferte, per volere del Ct. E nemmeno lì, da soli, si parlarono. Vinsero insieme un Mondiale, professionisti in campo e indifferenti l’uno all’altro fuori. Nessuna amicizia, ma nemmeno più un’idea di rispetto. Del resto, Schiavio non avrebbe certo potuto rispettare un giocatore che, da avversario, aveva tentato di fargli del male. Rischiando di stroncargli addirittura la carriera. E certamente tagliando fuori il Bologna dalla corsa allo scudetto.

 

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