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7 Giugno 1964 – “Storia RossoBlù dalla nascita fino all’ultimo scudetto” – 8 Dic

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Bologna 1928/29, vincitore dello Scudetto

22 – E arriva l’ora del secondo scudetto

Dovranno passare altre due stagioni per rivedere il Bologna davanti a tutti. Nel ‘27-28 i rossoblù calano vistosamente nel girone finale, finendo al quinto posto mentre il Torino, stavolta, si prende il tricolore senza che nessuno glielo porti via. Nella stagione successiva (1928-29) la formula del campionato cambia ancora: due gironi e sfida finale tra le vincenti. Il Bologna fa il vuoto nel girone B, lasciando a otto punti Brescia e Juventus. E’ una marcia trionfale, e c’è anche un grande record da registrare: nelle prime 24 partite arrivano venti vittorie, quattro pareggi e nemmeno una sconfitta, 44 punti sui 48 a disposizione. Schiavio è al top, segna 29 reti in 26 partite. Poi uno stop alla venticinquesima giornata in casa della Pro Vercelli (senza Schiavio né Della Valle), e un paio di ko a giochi fatti, quando Felsner ha ormai messo in cassaforte la vittoria nel girone.

Per l’ultimo atto è ancora sfida col Torino, che ha vinto il girone A. Prima finale al Littoriale, il 23 giugno: 3-1 per i rossoblù, doppietta di Schiavio e terzo sigillo di Geppe Della Valle. Ritorno il 30 giugno a Torino, con mezza Bologna ad ascoltare la radiocronaca della partita (esperimento nuovo di zecca in Italia) al teatro del Corso, con tanto di incaricato che segnala con una bacchetta i movimenti dei giocatori su un quadrante illuminato che riproduce il campo da gioco. Il Bologna ci prova un po’ nel primo tempo, poi il Toro esce con determinazione nella ripresa e porta a casa il risultato: 1-0, rete di Libonatti, primo “oriundo” nella storia del nostro calcio, servito da Colombari.

Serve la bella, e si decide di giocarla a Roma il 7 luglio. Succederà ancora, in questa storia centenaria, di avere la capitale come crocevia del destino. I tifosi salgono su treni speciali pagando 52 lire per andata e ritorno in terza classe, più l’entrata allo stadio. Chi vuole la seconda, paga 84 lire. Sugli spalti sono in trentamila, il Bologna risfodera la maglia verde portafortuna, C’è anche Mussolini, in tribuna. L’arbitro caccia dal campo Pitto e Martelli, e Janni tra i granata. In nove, i rossoblù si spingono in avanti con la forza della disperazione, ma la partita va avanti sullo 0-0 e sembra destinata a non sbloccarsi. Ma a otto minuti dalla fine Schiavio, incontenibile sulla fascia destra, serve Muzzioli al centro dell’area. “Teresina” spara una bordata e buca la rete di Bosia. Restano quegli otto minuti d’inferno: il Torino si riversa in attacco, ci prova in tutte le maniere, e a salire in cattedra sono Monzeglio e Gasperi, due muri. C’è ancora un’occasione d’oro per Libonatti, ma la maglia verde protegge il Bologna. E’ sprecata. Finisce 1-0, Roma ha portato bene al Bologna e sarà così anche trentasei anni dopo, in un altro storico spareggio a cui approderemo alla fine di questo viaggio nel mondo rossoblù.

Il Bologna è di nuovo in cima al calcio italiano. E pare destinato a restarci a lungo. Si sta aprendo un ciclo, e c’è ovviamente la mano di Felsner. Per capire che Bologna sia, in questo periodo, andiamo a sfogliare un articolo di Ettore Berra, scritto per il libro che festeggiava il mezzo secolo di vita rossoblù, e quindi scritto e pubblicato nel 1959.

“La caratteristica che forse gli anziani tifosi ricordano più di ogni altra è questa: la volontà acerrima, la potenza di un’azione che batte come un maglio sulle difese, una capacità di reazione mai eguagliata da nessuna altra squadra, una struttura di ferro in grado di resistere a qualsiasi urto, una formidabile forza morale di cui lo stesso gioco della squadra costituiva l’espressione più viva e avvincente, qualcosa che faceva in certi momenti addirittura trattenere il respiro”.

La squadra campione d’Italia del 1928-29: Gianni; Monzeglio, Gasperi; Genovesi, Baldi, Pitto; Busini I, Della Valle, Schiavio, Busini III, Muzzioli. Tra le riserve dice ancora la sua Pozzi, che durante la stagione scende in campo 16 volte. Bernardo Perin è nel gruppo anche questa volta, pur se quasi in fondo alla sua bella avventura rossoblù: il “fornaio che arrivò per due lire” colleziona un gettone di presenza. Quanto basta per essere nuovamente tricolore. Schiavio chiuderà l’annata a quota 31 reti, 17 le aggiungerà Antonio Busini (detto Busini III per distinguerlo dal fratello Federico), che oltre trent’anni dopo, e dopo essere stato anche direttore tecnico del Milan, ricorderà così quella stagione, sempre nel libro del cinquantenario: “Vincere il campionato e vestire la maglia azzurra, tutto per merito del glorioso Bologna di cui facevo parte, è il ricordo del mio più bell’anno sportivo. Ho vinto altri scudetti da dirigente tecnico del Milan, ma la soddisfazione più grande è stata quella di vincerlo da giocatore nello stadio di Roma…”

Già. Bei ricordi, anche a sentirli raccontare adesso.

(22 – continua)

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