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Alé Bulåggna: Cavâl e èter cuvlén -03 Mag-

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Cavâl e èter cuvlén

(Cavalli e altre cosette buttate lì)

 

Dalle ultime dell’infermeria apprendiamo che l’infortunio occorso al nòster purtîr negli ultimi secondi della partita di Bergamo appare meno grave di quanto temuto in un primo tempo, per cui ci prendiamo la licenza di scherzarci un po’ su.

In effetti salta all’occhio il parallelismo fra il quadricipite, la còsa, giósst pr intànnders, del buon Curci e la parte del corpo dove il povero cavâl d Scâja l avêva taränts-santasî mèl. Auguriamo al numero 1 di rimettersi presto anche se sappiamo che al mèl al vén a cavâl es al và vî a pî e quindi una sua prolungata frequentazione dell’Isokinetic è quantomai probabile. Più che altro speriamo di non dover ripiombare nel dilemma dei due numeri 12, altrimenti detto: in mancanza ed cavâl ai córr anc i sumâr.

Che l’estate dunque non trascorra invano e si riesca a mettere ordine sia in porta sia fuori, magari facendo qualche taglio ad una rosa di giocatori da fare invidia ai Lanbartén dla Mżulèra. Questa famiglia di Mezzolara, che parimenti al citato Scâja fa parte di quel sottobosco leggendario creato dalla fantasia popolare e fonte degli innumerevoli modi di dire che danno ai dialetti una marcia in più, era proverbialmente nota per la numerosità dei suoi componenti ed è protagonista di raffigurazioni a dir poco iperboliche. Come quella, par di vedere un quadro di Brueghel il Vecchio, dell’enorme parôl che da una parte, dove l’arżdåura cucinava i pasti dell’imponente famiglia, al bujêva, mentre dall’altra parte era ghiacciato, tanto che i bambini potevano fèr la léssa, ovvero giocare a scivolarci sopra.

Chiudiamo quindi con un’ulteriore presenza equina il nostro settimanale stranbòc’ augurandoci che, in attesa delle più asettiche superfici del futuro centro tecnico, non accada che qualcuno dei tanti giocatori poco giocanti finisca, come la cavâla di Lanbartén, per perdersi stra i radécc’.

 

Alé Bulåggna !!!

 

3 d mâż 2013

Gallo

 

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