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Amarcord – Dico Sassuolo..e qualcosa mi rode dentro

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Riparte la rubrica di “Amarcord”, che uscirà su 1000Cuori ogni giovedì pomeriggio. Abbiamo pensato che il nuovo estensore dovesse essere un giornalista bolognese purosangue, di esperienza e dalla penna intrigante, scelta che assecondasse le scelte qualitative fatte fin qui della nostra linea editoriale Non ci è voluto niente per far cadere la scelta su Diego Costa, che entusiasticamente ha accettato. A lui, la Redazione augura il miglior lavoro possibile.

Stavolta l’Amarcord è assai recente. Non potrebbe essere così, visto che parliamo della giovane esperienza in massima serie del Sassuolo Calcio. Certo, se volessi, potrei raccontarvi di un giovane su cui il Bologna non volle puntare, si chiamava Piero Maini, un puntero di razza, che in rossoblù veniva ritenuto un centrocampista (mi ricorda qualcosa…) ma era una punta. E quando dopo lunghi anni di infiniti prestiti, finalmente riuscì a liberarsi dalla morsa stretta, troppo stretta, del Bologna, Piero passò anche da Sassuolo, dove in neroverde – io credo – stabilì da attaccante puro, in C2 un primato di reti, non ricordo se per media partite giocate e gol o se per numero, ancora imbattuto. Ma non è di questo che voglio parlare. Devo candidamente confessarvi che Sasuolo-Bologna mi sta un po’… qui. Per almeno due motivi. Il primo: questo Sassuolo nuovo mi ricorda un po’ l’Atalanta prima che conquistasse l’Europa. Smantellò una squadra intera, facendo pensare a una lucida follia, invece costruì sui giovani e sull’allenatore Gasperini, un solido futuro. Talmente credibile da vendere ogni anno un pezzo forte della preziosa collezione e riuscire comunque a restare competitiva, divertente. Bene. De Zerbi pare aver raccolto l’eredità di questa avventura, insieme a una società non grande ma organizzata come e meglio di un grandissimo club.

Si chiama “forza delle idee”. La domanda che si pone un rossoblù di vecchio stampo è semplice. Il Bologna, questa “forza delle idee” ce l’ha? La risposta che mi impongo di darmi è: sì, questa forza è già presente. E voglio riconoscerla negli investimenti a medio termine, non solo quel Calabresi su cui si è puntato e sta dando ottimi dividendi. Fatico tuttavia a pensare a una forza analoga guardando la prima squadra. Certo, Santander comincia a dimostrare che non si è visto male investendo su di lui. Ma la squadra fin qui ha praticato un gioco non eccelso. E cerca con l’agonismo di ovviare ai problemi di altra natura. E allora qual è la forza delle idee del Bologna? Le azioni su cui si è puntato sulla Borsa Valori del Pallone sono più giovani: da tenere d’occhio sono quelle dei Primavera d’ambizione, uno fra tutti è un attaccante di origine veneta, e il Veneto ha fatto le fortune del Bologna, negli anni d’oro. Ma allora, vi chiederete, qual è l’altro motivo di magone che accompagna il viaggio nella vicina Reggio Emilia? Risposta: è Federico Di Francesco. Un’altra importante plusvalenza, dicono i dotti dietro le loro scrivanie. A me non importa. Ho accompagnato con una malcelata insoddisfazione la sua cessione, senza voler togliere nulla a Falcinelli. Federico per me ha enormi margini di miglioramento. Con l’Unger 21 ci ha regalato motivi di orgoglio evidenti, risultando – nel rapporto cuore-polmoni-gambe – spesso uno dei migliori. Dirà lo scettico: ma non ha fatto una grandissima stagione, l’anno passato. Io credo sia stato limitato notevolmente dalla salute fisica. Non da Donadoni, come qualcuno malignamente ha detto. Di Francesco mi piace per la duttilità tecnica, l’avrei visto bene – in talune circostanze – persino come punta centrale un po’ “alla Mertens”. E, per dirla tutta, lo rimpiango anche come persona, perché è un bravissimo ragazzo e lo ha confermato nella gestione dell’assurdo caso creato da Douglas Costa, con l’accusa inaccettabile di razzismo. Falsa e come tale inaccettabile. Aggiungo: se la politica adottata con Di Francesco dal Bologna, l’avesse fatta anche il Sassuolo, allora oggi uno come Domenico Berardi sarebbe altrove. Invece, talvolta, saper aspettare, voler aspettare, dà grandi frutti. Intanto nell’atteggiamento, perché al ragazzi o dimostri di aver fiducia nelle sue qualità; in secondo luogo perché chi ha cuore, una volta che la condizione torna ottimale, diventa un fattore importante. Con Di Francesco, l’impressione, è che il Bologna abbia preso il certo per non rischiare di dover ricevere un incerto. Non ci ha creduto. Dice qualcuno: in caso di rivendita… bonus. Sì, tenetemi bonus, allora! La trasferta reggiana è francamente da prendere con le molle. Per molti, buoni motivi. Intanto perché negli ultimi anni, se si esclude il terribile anno della retrocessione, ci ha sempre detto bene. Da Floccari a Okwonkwo… fino a Pulgar con la punizione fischiata da Tagliavento con tanto di espulsione di Goldaniga francamente molto generosa… e Pulgar che infila in rete. Temo quindi l’ordine, la qualità di gioco, l’organizzazione, collettivo ed individualità della squadra di De Zerbi. La capacità di preparare splendidamente le partite del tecnico lombardo. A Genova (intendiamoci: un match dove si potevano pure… segare le porte e portarle via), contro una Sampdoria che ha una rosa a dir poco stellare, i neroverdi hanno disputato un match splendido e portato a casa un punto strameritato. E temo le statistiche. La legge dei grandi numeri. Ma si sa: il bello, certe volte, è quello di essere smentiti dai fatti. Nel calcio, sempre più di rado, ancora succede.

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