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Amarcord – Tra Dall’Ara e Bernardini: il settimo scudetto

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Ci sono percorsi che seguono vie tortuose e sembrano interrompersi all’improvviso, prima del dovuto, salvo poi riprendere quando meno ce lo si aspetta. Esperienze con questo iter sono riscontrabili in qualsiasi ambito dell’esperienza umana. In alcuni casi si tratta di vicende private come quegli amori in cui ci si avvicina, salvo poi allontanarsi con grande sofferenza e nel momento in cui tutto sembra dimenticato ecco che il destino fa rinascere una scintilla, fosse anche solo quella di una profonda e complice amicizia, come nel caso di Woody Allen e Diane Keaton. A volte, come visto in un precedente articolo, si creano strani intrighi della Storia come nella vicenda di Carlo Alberto e Piero Paolo Pasolini, in cui un rapporto famigliare si lega inesorabilmente a eventi di portata ben più ampia.

Esistono poi storie professionali e di successo, si pensi, in questo momento in cui il Festival di San Remo occupa le serate di molti italiani, a Gianni Morandi che, dopo la grande fama avuta in gioventù, ha avuto un fisiologico calo prima di un’inaspettata rinascita e la trasformazione in idolo delle folle giovanili. Ci sono, infine, esempi sportivi come la Virtus e la Fortitudo che, in maniera analoga a tante realtà storiche italiane, dopo aver avuto un momento di profonda crisi legata alle complessità economiche del basket azzurro sono risalite fino alla Serie A e nel caso delle Vu nere sono tornati i successi con un campionato, due supercoppe italiane, una Champions League, un Eurocup e l’ottenimento di un posto in Eurolega. Non è dato sapere cosa ci prospetta il futuro e come possono evolvere delle storie ormai ritenute chiuse e lontane, proprio per questo bisogna continuare a sperare e non demordere. Uno sviluppo narrativo di questo tipo è quello che ha caratterizzato anche l’ultimo scudetto vinto dal Bologna, quello della stagione 1963-1964.

Ci fu lo squadrone che tremare il mondo fa che con i suoi grandi campioni negli anni Trenta, dando continuità a quanto fatto nel decennio precedente, dominò in Italia grazie a icone rossoblù le cui gesta sono state qua più volte raccontate: era la squadra tra gli altri di Schiavio, Biavati, Sansone e Fedullo, giocatori che rimarranno in eterno nella storia del Bologna. Quel percorso di trionfi, però, fatta eccezione per la Coppa Mitropa vinta nel 1961, sembrò interrompersi nel 1941, anno del sesto scudetto. Le stagioni successive furono quasi sempre positive, ma se non ci fu mai un grave tracollo non ci fu neanche uno squillo di tromba. I due decenni che intercorrono tra il penultimo e l’ultimo scudetto rossoblù hanno visto prima nascere e sparire tragicamente il grande Torino, poi affermarsi sullo scacchiere italiano le tre grandi potenze che tuttora primeggiano in Serie A: Juventus, Inter e Milan. I neroazzurri in particolar modo vissero negli anni Sessanta il ciclo vincente della Grande Inter guidata da Helenio Il mago Herrera che riuscì a ottenere successi a livello nazionale e internazionale. Il Bologna, invece, in questi anni visse grandi trasformazioni e finito il ciclo precedente ebbe un profondo ricambio generazionale e i colori rossoblù vennero indossati da giocatori come Pavinato, Pascutti, Furlanis, Haller, Nielsen e il futuro capitano Bulgarelli. La svolta per i felsinei avvenne quando Dall’Ara, con lungimiranza, scelse come nuovo allenatore all’inizio della stagione 1961-1962 Fulvio Bernardini: oltre a vincere nella una prima stagione la Coppa Mitropa ebbe il merito di costruire l’assetto vincente che nel 1963-1964 portò il Bologna allo scudetto. La stagione non fu facile e vide nelle due milanesi le principali contendenti. La squadra allenata da Bernardini, supportato in seconda da Cesarino Cervellati che nella vittoria della Coppa Mitropa era ancora un calciatore rossoblù, alla fine del girone d’andata si ritrovò appaiata al Milan di Maldini, Rivera e Altafini. La distanza con i rossoneri aumentò in favore dei rossoblù a partire dalla ventesima giornata e la superiorità del club felsineo venne confermata nello scontro diretto che si tenne a San Siro l’1 marzo 1964 e che vide andare in rete Nielsen e Pascutti. Quando la stagione sembrava volgere al meglio, però, il Bologna fu sconvolto il 5 marzo a causa di uno scandalo doping che vide coinvolti Fogli, Pascutti, Pavinato, Perani e Tumburus: le vicende si legano al match vinto in casa per 4-1 contro il Torino alla prima giornata di ritorno. Il processo che si tenne una settimana più tardi giudicò colpevoli i cinque giocatori rossoblù e alla società venne commissionata la sconfitta a tavolino e un punto di penalizzazione. Questi eventi non sembrarono influenzare la marcia del Bologna che mise a segno tre vittorie consecutive, salvo cadere nello scontro con l’Inter che nel mentre era diventate la nuova contendente. I risultati delle squadre guidate da Bernardini e Herrera proseguirono in maniera quasi speculare, eccezion fatta per la trentunesima giornata in cui al pareggio a reti inviolate del Bologna con il Mantova, l’Inter rispose con la vittoria di lunghezza contro la Juventus. Con questi risultati, nonostante l’ottimo rullino di marcia dei rossoblù, il campionato sarebbe stato perso qualora la penalità per il doping non fosse stata tolta, cosa che avvenne nel maggio del 1964: dopo ulteriori controlli furono assolti giocatori e società e il Bologna ottenne nuovamente i tre punti tolti precedentemente. A fine campionato i felsinei si trovarono nuovamente a pari merito con una milanese: l’Inter. L’ex aequo per la prima e unica volta nella storia del campionato italiano venne risolto attraverso uno spareggio su partita secca da svolgersi in campo neutro, l’Olimpico di Roma. La partita si tenne il 7 giugno 1964 davanti a 51000 spettatori e fu vinta 2-0 dal Bologna grazie all’autorete di Giacinto Facchetti e al gol di Harald Nielsen, miglior marcatore del torneo con 21 reti. La sorte, però, fu beffarda e il ritorno al trionfo non fu visto da uno dei suoi principali artefici: il presidente Renato Dall’Ara. Egli, infatti, scomparve pochi giorni prima, il 3 giugno, mentre si trovava a Milano a discutere con Angelo Moratti per organizzare al meglio lo spareggio. Dall’Ara non vide quel successo, ma questo avvenne anche grazie al suo contributo e a esso dedicò i suoi ultimi momenti. Il Bologna, quando ormai sembravano lontani i tempi delle vittorie, riuscì a tornare al successo e ad aggiungere un nuovo momento di gloria al lungo percorso iniziato alcuni decenni prima.

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