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BFC Femminile – Intervista esclusiva a Sara Becchimanzi: “A Bologna sono maturata molto; mi ispiro a…”

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BFC Femminile


Il nostro viaggio all’interno del Bologna femminile prosegue oggi con Sara Becchimanzi, terzino della squadra rossoblu: con lei abbiamo chiacchierato riassaporando i ricordi, parlando degli inizi, dei rapporti umani e sportivi e, infine, delle aspirazioni future.

Ciao! Tema su Sara Becchimanzi: come la descriveresti?

“Ciao! La descriverei come una ragazza solare ed estroversa; sono sempre disponibile e mi piace scherzare. Riesco a prendere con leggerezza le situazioni, amo conversare e non mi pongo mai limiti in ciò che faccio; punto sempre in alto e non mi arrendo mai. Sono simpatica, amichevole e determinata, sono testarda: non mi fermo mai”.

Ti manca il calcio in questo periodo?

“Molto; ho finito la scuola da un pò di tempo, quindi le mie giornate sono basate sul calcio principalmente: infatti tutti i giorni, in questa quarantena, mi mettevo a palleggiare in casa dopo gli allenamenti, e i rimproveri di mia madre arrivavano puntuali, per paura di rompere qualcosa. Per me il calcio è indispensabile, io ci sono cresciuta con questo sport, dato che mio padre e mio fratello hanno giocato a calcio. Mi manca sentire l’odore del campo, l’adrenalina prima di entrare in campo, le compagne e buttarmi in scivolata sotto la pioggia”.

Hai scelto il calcio per continuare la tradizione di famiglia o per altri motivi?

“Fin da piccola seguo il calcio dato che, come ho già detto, mio padre ha giocato fino a 40 anni, mentre mio fratello è arrivato a giocare anche nel Carpi e nella Spal. Io lo seguo da sempre, così come continuo a seguire mio fratello. Mio padre mi portava sempre a vedere la Juventus, la mia squadra del cuore; quando non era possibile, le vedevo in tv. Ho sempre amato questo sport: a sei anni ho cominciato a giocare in una squadra maschile, mio padre era entusiasta mentre mia madre ha avuto qualche dubbio”.

Come hai convinto tua madre?

“All’inizio me lo negò, ma alla fine la mia testardaggine vinse: decisi di non praticare alcuno sport, dato che volevo giocare solo a calcio. Mio padre e mio fratello mi hanno aiutato fin dall’inizio: alla fine l’abbiamo convinta nel giro di due settimane. Mia madre è una tosta, quindi non credevo di potergli fare cambiare idea. Alla fine ci sono riuscita e ora anche lei è contenta: ha capito quanto il calcio sia importante per me”.

Com’è arrivata l’occasione Bologna?

“Me lo ricordo come se fosse ieri: la squadra maschile con cui ho iniziato a giocare decise di formare una squadra femminile. In quella stagione venne organizzata un’amichevole con la squadra femminile e Pietro Bosco, che tutt’ora è il nostro presidente, a fine partita mi chiese di provare nel Bologna. Ci ho pensato bene, alla fine accettai e sono soddisfatta della mia scelta: qui sono cresciuta tanto, grazia alla mia famiglia e a Daniela Tavalazzi, la mia allenatrice fino allo scorso anno”.

Il tuo rapporto con la Tavalazzi e con mister Galasso?

“Daniela la conosco da tempo, mi ha visto crescere. Lei è una che ti sprona sempre, mi ha insegnato a non farmi mettere i piedi in testa. La ammiro molto, tra noi due c’è un grande rapporto; la vedo come una figura di riferimento, anche perché a volte ho anche giocato al suo fianco. La mia prima partita con lei, in Serie C, è stata una grande emozione, ho acquisito tanta sicurezza. Mister Galasso invece è molto professionale, ama ciò che fa: ama le strategie e vuole insegnare il vero calcio. Questo è il primo anno che mi allena, ma mi ha già trasmesso molto: se sono migliorata così è grazie a lui. Ama curare i dettagli e ci insegna tante cose: ad esempio, lui pretende tiri balistici, ossia tiri belli da vedere. Ha migliorato tutta la squadra, è un mister con i fiocchi, uno dei migliori che io abbia mai conosciuto”.

Che tipo di terzino sei?

“Sono un terzino fisico, sono alta e quindi cerco di sfruttare al meglio questa dote. Durante i calci d’angolo vado sempre a saltare; corro sempre sulla fascia, mi piace molto, così come adoro servire al meglio le mie compagne. Ho un buon mancino, devo migliorare sul destro. Non sono veloce nello stretto, ma sul lungo tengo alla grande. Sono molto aggressiva, mi piace duellare nei contrasti”.

A chi ti ispiri, tecnicamente e caratterialmente?

“Come terzino mi ispiro ad Armando Izzo, è molto determinato: mi piace la grinta che mette in campo e i modi aggressivi con cui affronta le gare. Mi piace anche Marcelo, secondo me è un difensore impressionante, è completo. Il giocatore che però mi rappresenta a livello caratteriale è Zlatan Ibrahimovic: scherza e si fa rispettare, è un duro e questa cosa mi piace”.

Come ti sei trovata a fare il terzino? Decisione tua o pura casualità?

“All’inizio giocavo alta a sinistra, come un altro mio idolo, Pavel Nedved. Anche agli inizi al Bologna giocai nello stesso ruolo, poi per necessità un giorno mi fece arretrare: alla fine capimmo che questo è il mio ruolo, anche se all’occorrenza posso fare anche il centrale”.

La tua miglior prestazione?

“Non dimenticherò mai l’amichevole contro il San Marino dopo quattro giorni di ritiro: avevamo le gambe a pezzi, ma abbiamo comunque disputato una grande gara. Ero terrorizzata, perché era la mia prima gara con il nuovo mister: alla fine andò bene. Sono fiera anche delle ultime tre partite disputate prima del virus, anche perché venivo da un mese e mezzo di stop: sono molto contenta di come sono tornata in campo”.

Un obiettivo concreto e un sogno nel cassetto?

“Migliorarmi, anno dopo anno, senza limiti; spero di arrivare in Serie A, e farlo con la maglia del Bologna sarebbe stupendo. Un altro sogno è la Nazionale e, nel frattempo, voglio continuare a rendere la mia famiglia orgogliosa di me”.

Grazie Sara.

“Grazie a te”.

 

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