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Corriere della Sera – Zirkzee: «Motta mi ha dato libertà, gioco per far divertire la gente»

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Damiano Fiorentini


Sembra stesse attraversando un momento difficile, sopratutto in zona gol, ma la frustrata vincente contro la Lazio all’Olimpico l’ha subito riportato alla gioia del gol vittoria: Joshua Zirkzee però è molto più di un finalizzatore classico, è ormai il perno offensivo di un Bologna da Champions. L’olandese classe 2001 ha rilasciato un’intervista sulle colonne del Corriere della Sera che lo definisce “l’artista” di certo c’è che l’ex Bayern Monaco ha catalizzato l’attenzione del calcio italiano ed europeo, ma per ora pensa solo alla sfida di stasera contro il Verona: «Penso solo alla gara contro il Verona, poi a quella dopo e così fino a fine stagione». 

Il cambio di mentalità  

Lo scorso anno l’Italobrasiliano dovette fare a meno di Marko Arnautovic per lunghi tratti della stagione, ma nonostante l’olandese fosse già disponibile in organico i suoi minuti in campo furono pochi, gli venne preferito Sansone da falso nove ed altre diverse soluzioni, ma poi in estate qualcosa è cambiato: «Quando è andato via Arnautovic è arrivato il momento di fare un passo avanti, prendermi più responsabilità e dimostrare di essere pronto per sfruttare le chance. L’anno scorso non ero pronto mentalmente, non come voleva Motta. Marko aveva la mia stessa posizione, ma è stata una buona scuola, indietro però non guardo mai, tantomeno alle situazioni negative.» Inizialmente l’idea era quella di far giocare i due insieme, con Joshua pronto ad assistere Marko, poi però l’arrivo di Thiago Motta ha rivoluzionato la fisionomia del reparto offensivo, che tipo di giocatore si sente Zirkzee?: «Non sono un centravanti puro, Motta mi ha trasformato in un 9 e mezzo. Mi piace venire incontro, giocare il pallone, aiutare la squadra e fare gol.» Il paragone con Ibrahimovic sembra sorgere spontaneo, così come dichiarato anche da Juric: fisico e tecnica li mettono sulla stessa linea d’interpretazione del gioco e il talento rossoblù, senza voler peccare di presunzione ammette di rivedersi nello svedese: «il mio dono è la tecnica, è il mio modo per mostrare la mia essenza, sono olandese: questa è la definizione corretta». 

Il calcio di strada

Come Cruyff, punto di riferimento di qualsiasi aspirante calciatore olandese, anche Joshua ha raccontato di aver sviluppato tante delle sue capacità giocando in strada dove ammette di aver costruito maggiori abilità, ed aver formato il proprio carattere giocando contro i ragazzi più grandi: «devi essere più veloce, più forte avere una tecnica migliore. Devi guadagnarti il rispetto, quando poi entri in un centro d’allenamento certe cose restano e fanno la differenza.» L’essenza del gioco di strada è rimasta anche nel Joshua professionista, che spesso rischia la giocata di tocco, estro e fantasia ammettendo di voler ancora impressionare chi lo guarda: «Voglio che la gente si diverta quando viene a vedermi. Non voglio impressionare lo stadio solo individualmente, meglio farlo di squadra, come fatto più di una volta in questa stagione. Essere creativi è importante, farlo al servizio della squadra è letale.» 

L’obiettivo Champions e la consapevolezza nei propri mezzi

«Penso solo al Verona» queste le parole sul futuro e la Champions, così il richiamo alla comunicazione del suo mister è chiaro: «Non sto qui a dire alla gente che andremo in Europa o in Champions, non lo so». Proprio dal suo mister, ex grande giocatore il gioiellino rossoblù ha appreso tanto, sopratutto a livello mentale: «Il suo messaggio è guardare avanti, dopo una bella vittoria, un errore, un gol o una sconfitta. Mi ha dato libertà, mi permette di giocare un calcio cucito su misura, mi trasmette fiducia per esaltare le mie abilità, è una bella sensazione.» La mentalità impressa è forte e decisa, lo si nota dalle parole spese sulle reazioni che spesso arrivano nel secondo tempo, frutto anche dei momenti che si vivono in spogliatoio all’intervallo: «Ci ricorda perché siamo lì, chi siamo e insiste sul fatto che siamo una squadra che può fare tanti danni all’avversario, usciamo migliorati.» Contro le grandi squadre sono arrivate forse le migliori prestazioni del Bologna che ha perso solamente due volte, con Milan e Fiorentina e Joshua sa il perchè: «Non voglio sembrare arrogante e parlo con rispetto verso gli avversari, ma non ho mai pensato che fossimo peggio di loro, perché ho fiducia nei miei compagni. I risultati lo dimostrano, possiamo giocarcela con tutti». 

Fonte: Guido De Carolis – Corriere della Sera    

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