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Corriere di Bologna – Perché lo Sport deve ripartire

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fonte immagine: 1000cuorirossoblu


Nelle ultime settimane si è fatta sempre più fitta e confusa la polemica per cui secondo tanti, tantissimi appassionati e non, lo sport in Italia dovrebbe fermarsi e riprendere le attività tra qualche mese. Forse direttamente nel 2021.

Qualcuno ha scelto di fare così, valutando che la discriminante per poter tornare a giocare fosse quella di avere il pubblico ad assistere. Il basket e il volley, rispettivamente secondo e terzo sport più seguiti in Italia, hanno detto “Arrivederci”. Una scelta che ha fatto discutere e che come scrive Daniele Labanti sul Corriere di Bologna, lascia aperti scenari poco positivi per i due sport.

Salvare lo sport non è la priorità assoluta di questo momento. Tuttavia, assieme alle attività cosiddette essenziali, si è affiancato anche il calcio. La Serie A vuole e deve ripartire. I 20 club di Serie che ieri hanno votato per la ripresa e conclusione di questa stagione stanno provando in ogni maniera a salvare la stagione. Non concludere sarebbe un danno tanto economico, quanto sociale.
Basket e volley, rispetto al calcio, oltre a soprassedere di fronte al danno economico che comporterà per il basket italiano, ad esempio, un danno pari ad un terzo del proprio fatturato, non hanno valutato il danno sociale. Molti degli appassionati saranno praticamente costretti ad abituarsi all’assenza dello sport. Uno studio sulla tifoseria della Virtus Bologna, riporta ancora Labanti, ha provato che le V nere hanno 600 mila tifosi e solo il 38% sono locali. Una situazione che comporta per tanti l’impossibilità di vedere la Virtus dal vivo. Non dovrebbe dunque essere la presenza del pubblico nell’impianto la discriminante per tornare a giocare.
Il calcio ha consapevolmente deciso di cercare in ogni modo di portare a termine la stagione senza pubblico negli stadi. Gli appassionati sono diffusi, tanti guardano ormai gli eventi sportivi per tanti motivi, anche non solamente logistici, dalla televisione.

La ripresa non è dunque un pericoloso momento di aggregazione, di assembramento che può far ripartire il flusso del contagio. La ripresa è il tentativo di limitare i danni a livello economico e sociale.
In Italia lo sport, secondo il Corriere dello Sport, vale 60 miliardi di euro l’anno, il 3,8% del PIL nazionale e coinvolge 14 milioni di persone tra atleti, praticanti, tecnici, dirigenti, arbitri, collaboratori e preparatori. Una gigante macchina che ha bisogno di ossigeno e l’ossigeno è l’attività. Fermarsi definitivamente come hanno deciso basket e volley, in nome di una spettacolarizzazione che di questi tempi pare anacronistica, significa non poter guardare al domani.

Annullare tutto distrugge lo sport nel 2020 e rischia di lasciare tifosi e addetti ai lavori fermi in attesa chi di assistere all’evento tanto atteso, altri invece di non poter più avere il loro posto di lavoro.
Chi, per un buon periodo di questi mesi di lockdown qualcuno ha pensato che non giocare più nel tentativo di salvaguardare il futuro fosse la scelta più giusta, dice Rory Smith sul New York Times, non ha tenuto conto del danno che la serrata di oggi comporterà sul domani. L’unico appiglio oggi è la ripresa, il futuro è ancora un’incognita.

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