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EDITORIALE 1000cuori: Il nuovo Bologna tra riconoscenza e futuro – 05 feb

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Ripensare ad agosto, a quando Filippo Fusco tentava di fare le nozze con i fichi secchi sul mercato e Lopez si mostrava con un 4-3-3 acerbo che non permetteva al suo Bologna di superare nemmeno L’Aquila in Coppa Italia, fa sicuramente strano. Com’è cambiata la vita a Casteldebole e dintorni? Si potrebbe ridurre il tutto ad una nuova dirigenza, con soldi e progetti, formata da persone note nell’ambiente per la propria competenza. Già, ma andrebbe ricordato che quando finalmente a Bologna sono “sbarcati gli americani” la squadra era comunque nelle prime posizioni in classifica, con un Lopez che presto e sorprendentemente si era mostrato capace di far quadrare il cerchio. Certo l’entusiasmo di Tacopina, i soldi di Saputo e l’esperienza di Fenucci e Corvino aggiungono moltissimo ad una squadra che se prima lottava per un immediato ritorno in Serie A adesso ne ha quasi l’obbligo morale: persino il secondo posto potrebbe essere visto come un fallimento, visto che il Bologna attuale può vantare blasone, peso, qualità tecniche eccellenti per questa Serie B – basti pensare alla batteria di attaccanti di cui dispone Lopez.
Dunque avanti così. Il mercato di gennaio ha portato sei rinforzi, almeno la metà dei quali saranno sicuramente titolari entro una manciata di partite. Daniele Gastaldello, per esempio, non ha certo lasciato la Sampdoria in zona Europa per giocarsi la maglia in Serie B: logico che i titolari li determini il campo d’allenamento e la resa in partita, ma appare abbastanza ovvio che l’ex-blucerchiato a breve comporrà la coppia difensiva con Maietta, così come che Krsticic – venuto a Bologna per trovare finalmente se stesso – si prenderà il posto nel mezzo di fianco a Zuculini. Sansone in avanti è invece già titolare, avendo le caratteristiche – rapidità, capacità di saltare l’uomo, abilità negli assist – che mancavano e che il pur volenteroso Acquafresca visto finora non sapeva sublimare. 

E allora che fine faranno gli esclusi? Non tanto chi lo è da mesi come Pazienza o chi l’esclusione se l’è guadagnata a suon di gare giocate male come Garics. Sto parlando di Oikonomou, di Buchel, dello stesso Acquafresca. Si potrebbe pensare ad una certa ingratitudine da parte della società e del tecnico quando si parla di una loro probabile retrocessione a riserve: Oikonomou è stato forse la sorpresa più bella di questa stagione, difensore arrivato senza un curriculum dopo un anno sabbatico a Cagliari e rivelatosi giocatore più che buono nonché autore del gol che ha cambiato la stagione, quello stacco di testa imperioso contro la Ternana che ha fatto capire che il Bologna può anche vincere, e dopo diversi mesi chi lo pensava più?
E Buchel? Finalmente giocatore vero, centrocampista muscolare, grintoso, di quelli che piacciono. Non può essere del tutto un caso, del resto, se da ragazzino finisci alla Juventus. Quando si è infortunato è sembrato un dramma, poi è venuto fuori Daniel Bessa, talento che sembrava già bruciato nell’isteria del calcio moderno. Anche lui si è fatto vedere eccome, un tocco di palla che è merce rara. Anche lui rischia di finire nelle retrovie.

Il fatto è che funziona così, purtroppo, e la chiusura del rapporto con Filippo Fusco, autore col senno di poi di un lavoro encomiabile sotto ogni punto di vista, ne è la prova più evidente. È stato sostituito, dopo aver sbagliato poco o nulla, semplicemente perché il mercato e certe situazioni hanno portato uno come Pantaleo Corvino al suo posto. Arrivederci e grazie, forse con un po’ di ingratitudine ma seguendo un progetto di crescita che non ammette passi falsi. Il calcio funziona così da sempre, e quel che hai fatto fino a ieri oggi può non valere più: una squadra al top, seppure in Serie B, deve avere alternative valide, deve avere una rosa che metta in difficoltà l’allenatore, ricambi che permettano di affrontare infortuni, stanchezza, cali di forma. Ecco perché Oikonomou, Buchel, Bessa e gli altri non finiranno nel dimenticatoio. Perché il campionato è ancora lungo, e serviranno tutti, e perché un gruppo vincente lo si vede in questi casi qui. Dovranno lottare, sopportare e pazientare attendendo la propria occasione, poi sfruttarla e rimettere di nuovo tutto in discussione. Del resto è così che si diventa calciatori – e uomini – veri. Diego Lopez, uno che con grinta e abnegazione si è ritagliato anno dopo anno un posto in Serie A, da giocatore era così: niente è scontato nel calcio, ogni giorno devi riconfermarti se vuoi arrivare al top. E chi si ferma? È perduto. Nei prossimi mesi vedremo chi vale un progetto importante come quello che si sta creando a Casteldebole. Al campo, come sempre, le risposte.

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