Poteva succedere, doveva succedere ed è successo. Il Bologna è caduto in casa, deludendo i tifosi accorsi al “Dall’Ara” e che si aspettavano certo un risultato diverso. Forse perché dopo due deludenti pareggi casalinghi si attendeva una vittoria, o forse perché si arrivava comunque da una striscia di risultati positivi – ben 8 – notevole e che autorizzava a ben sperare. Invece un Vicenza brillante ha fatto il colpaccio, e adesso tutto è tornato in discussione. Colpa di Lopez?
Per me no.
Vero è che la squadra nelle ultime uscite era apparsa tutto tranne che brillante, finendo per strappare i risultati più con la forza che attraverso il gioco. Ma bisogna considerare tutto un insieme di cose, e cioè la rivoluzione che i rinforzi di gennaio hanno portato in un gruppo prima senz’altro più debole ma forse più unito e con gerarchie più definite: la scelta di lanciare Mbaye e di rispolverare Bessa deriva anche da una rosa che è diventata lunga, forse troppo. È chiaro che per un tifoso i giocatori “buoni” non sono mai abbastanza, ma per un allenatore può essere difficoltoso gestirne tanti. Che poi i giocatori sono buoni, ma alcuni ci mettono del loro. Cacia non segna, Mancosu non ingrana, per dire: su questo Lopez cosa può farci? Cambiare per il gusto di cambiare?
Questione modulo e uomini: il 4-3-1-2 è lo schema che ha portato il Bologna, anche quando non era lo spauracchio della Serie B (ricordate agosto?) in vetta alla classifica. Un buon modulo, adatto agli uomini a disposizione, nel quale la composizione del centrocampo è essenziale: un regista basso, due cursori bravi nelle due fasi, un trequartista che muovendosi tra le linee porti scompiglio. Quest’ultimo è Laribi e non ci sono discussioni, lo dimostrano i gol, gli assist e i punti che questi hanno portato alla squadra. Il regista è Matuzalem, che però ha l’età che ha e ogni tanto deve rifiatare, anche perché Bessa è stato preso per un motivo e fino a ieri aveva dimostrato di meritare spazio e fiducia. Chiaro che la prestazione offerta ieri sera, con l’espulsione che per me ha cambiato tutta l’inerzia della gara, è da condannare. Ma non si può chiedere a Lopez di essere un indovino, con il senno di poi è chiaro che sarebbe molto più facile allenare.
I due nel mezzo tra il regista e il trequartista sono il vero nodo della questione: c’è chi dice che non si possa rinunciare a Zuculini, sono in tanti e probabilmente hanno delle buone ragioni per dirlo. Ma rendiamoci conto che chi gioca al suo posto non è comunque l’ultimo arrivato: Buchel merita di essere recuperato visto quanto fatto vedere prima dell’infortunio, Casarini è un ragazzo del vivaio che ci mette corsa e cuore e che forse da equilibrio più di altri, Krsticic ha tecnica superiore. Ovviamente la rinuncia forzata a prescindere dell’argentino è da discutere, ma onestamente è difficile pensare che Lopez si privi del contributo di un giocatore capace di fare la differenza per il gusto di farlo. Vincere è nel suo interesse, lui vede gli allenamenti ogni giorno. Trovo azzardato pensare che la differenza tra questo Bologna grigio ed uno brillante dipenda dalla presenza in campo di Zuculini.
Ed è un Bologna grigio, pochi dubbi. Purtroppo però una flessione capita, il campionato è lungo e non sono in poche le squadre che giocano così così. E del resto è la Serie B, un campionato dove comunque il livello tecnico è quello che è. Allora Lopez è giustificato? No, ma certo è che sentire invocarne l’esonero appare davvero fuori luogo, dal mio punto di vista. E a questo punto della stagione potrebbe anche essere un rischio non di poco conto. Sicuramente la squadra può dare di più, ma la partita di ieri sulla carta era preparata bene, e forse senza l’espulsione di Bessa – e magari quindi con un gioco offensivo più brillante – sarebbe potuta andare in tutt’altro modo. Così non è andata e pazienza, questo è il calcio. Dove tra l’altro, è bene ricordarlo, capita che giochi pure l’avversario. Forse a Bologna l’entusiasmo generato dall’arrivo della nuova proprietà ha fatto dimenticare che la promozione è tutt’altro che scontata e già acquisita, e anche se hai la squadra migliore ogni partita te la devi sudare. Forse, quindi, la sconfitta di ieri servirà a molti: a Lopez, certamente, ma anche a tutto l’ambiente.
(Simone Cola)
Per me si.
Perché sè è vero che a Lopez va il merito di aver “scoperto” quel 4-3-1-2 che ha fatto le fortune dei rossoblu, va dato anche atto del fatto che un allenatore deve sapersi adattare alle situazioni tattiche che gli si presentano a campionato in corso. Giocare con due punte con caratteristiche troppo simili, addirittura ancora di più delle coppia Cacia-Acquafresca è paradossale. Mancosu e Cacia si pestano i piedi, non hanno il giusto feeling e perché? Proprio per il fatto che i due, nella loro carriera, sono stati abituati a ricoprire lo stesso ruolo e quindi tendono a fare quasi gli stessi movimenti. I due sono costretti a parlare nel corso della partita per migliorare i loro movimenti, e questo di certo non è un mistero. Così facendo, facilitano il compito alle difese avversarie. Ma il problema tattico non si limita a quello, desta ancora dubbi, infatti, la scelta del vice-Matuzalem. Bessa ieri sera utilizzato proprio in cabina di regia, in settimana era stato provato in tutt’altro ruolo. Questa confusione tattica, che poi si riflette in campo, non può di certo far bene alla squadra.
Oltre a questo sono molte le cose che non tornano, una su tutte il minutaggio di Zuculini. Se tutti i giocatori in campo ieri sera avessero avuto la stessa grinta dell’argentino, la partita sarebbe andata diversamente. Come si fa a tenere in panchina un giocatore come lui resta davvero un mistero degno di Voyager. Il numero 14 rossoblu è entrato con una grinta e una voglia incredibile, ma questa non è di certo una novità. Con lui in campo il centrocampo del Bologna ha tutt’altro rendimento e lo dimostrano i numeri, quando esce lui la linea mediana, il più delle volte crolla, come già successo a Livorno e in altre partite.
Si, perché nelle colpe di Lopez rientra anche la gestione della gara. I cambi il più delle volte non hanno un senso logico e alla fine si rivelano letali per i rossoblu, vedi la sopracitata trasferta di Livorno e non solo, ahinoi. Il problema delle letture tattiche è serio e concreto, così come lo è quello del preparare le gare. Con il Vicenza è stato assurdo non preparare una marcatura speciale, una box-and-one, chiamatela come volete, contro Di Gennaro, il faro del gioco di Marino. Mi rifaccio alla gara di ieri sera, ma sono tante le incongruenze anche nelle altre gare. A proposito di gestione tattica e di altre gare passate: con il Frosinone in casa Lopez ci mise un tempo a capire che Casarini non poteva giocare in cabina in cabina di regia. 45′, quarantacinque, dopo 18 giornate, un po’ troppi non trovate?
Si dice che la squadra in campo rifletta l’allenatore, e ieri sera il Bologna è stato lo specchio della confusione tattica che ha in testa l’allenatore rossoblu.
L’immagine perfetta potrebbe essere quel suo assistere quasi impotente al non gioco dei suoi, quel suo sedersi quasi sconsolato in panchina sullo 0-2. Alla squadra manca grinta e questo è un dato di fatto. All’allenatore spetterebbe anche il compito di lavorare sulla mentalità dei suoi giocatori, sono piccole cose con le quali si ottengono i risultati. La scusa di
“eh ma ha fatto 8 risultati utili consecutivi” non regge più. E meno male mi verrebbe da aggiungere.
La partita con il Vicenza è stata lo specchio perfetto del gioco del Bologna: lento, prevedibile e senza schemi. Con il Crotone ci pensò un super goal di Laribi a salvare baracca e burattini, ma già lì erano erano emersi i limiti dei rossoblù. Quella col Cittadella è stata una breve illusione di gioco in cui la palla girava velocemente, un’illusione durata neanche 90′. I pareggi con Ternana e Pescara al Dall’Ara gridano ancora vendetta (e devono molto a Coppola) ed è inutile nascondersi: questo Bologna non ha un’identità di gioco. Poi sia chiaro eh, fin quando Lopez vince ha ragione e su questo non ci piove, ma prestazioni come ieri sera non sono proprio concepibili per una squadra che
DEVE andare in A. Ogni volta che Lopez affronta un allenatore esperto, uno di quelli che ha fatto la gavetta, vedi lo stesso Marino o Ivo Iaconi, va in difficoltà. Subisce una sorta di scacco tecnico-tattico del rivale.
Ah la gavetta, dov’è che l’ho già sentita questa?
(Andrea Bonomo)
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