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Bologna

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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Tre sconfitte nelle ultime cinque partite disputate. Il ko di Livorno segna pesantemente il proseguo del cammino per il Bologna che si ritrova, come da pronostico a meno dieci giornate dal traguardo, nel tris da retrocessione. Disarmante l’inadeguatezza felsinea che dopo un giro di lancette dall’inizio della ripresa apre l’autostrada alla combinazione letale Emeghara-Benassi. Proprio l’ingresso in campo del veloce colored ex Siena sovverte l’equilibrio di un match soporifero e ricco di disattenzioni. Il disastro matura cinque minuti più tardi. La svirgolata difensiva di Antonsson è un cioccolatino per il rapace Paulinho che dribbla Curci e deposita in fondo al sacco il colpo di grazia. Acquafresca e Cristaldo, non pervenuti, hanno lo stesso tasso di pericolosità di un carlino al cospetto di un dobermann. Le avversarie hanno, a turno, Paulinho, Sansone, Bergessio o Paloschi. Mica fulmini di guerra, onesti mestieranti della pedata da doppia cifra o quasi. L’offensiva bolognese è un buco nero, l’oblio. Non poteva durare in eterno il bengodi dei risultati favorevoli provenienti dagli altri campi. Eloquente lo score rossoblu negli scontri diretti in chiave salvezza: una vittoria casalinga (Livorno), due pari a reti bianche (Chievo, Sassuolo in casa), due match da disputare (Chievo e Catania, siculi a Bologna), il resto solo sconfitte. Una squadra incapace di pungere su azione da settimane in un gioco, il calcio, nel quale i tre punti arrivano esclusivamente in caso di uno o più goal. Una bella sfiga, insomma. Una compagine fragile priva di identità tattica stuprata da una dirigenza che oggi tocca con mano, attraverso il cinismo numerico, lo scempio gestionale pluriennale perpetrato. Ballardini va in banana dopo un quarto d’ora quando perde l’acciaccato Kone schierato titolare nel ruolo di terzino destro. Jack Daniels a fiumi per il Mister ravennate che sbarella sul fronte strategico. Terzino destro gioca Garics, la carta Kone (reduce da settimane travagliate) la sfoderi a partita in corso dalla mezz’ala in su. Se no parliamo di niente, il tempo degli esperimenti è finito da un pezzo. La sostituzione del capitano Perez? Bah. Si salva Lazaros che carica, generosamente, la truppa sulle sue spalle. L’assolo ellenico vale una rete dal dischetto durante il tachicardico tentativo di harakiri labronico. Emblematico per catalogare la valenza degli avversari, della serie, il Bologna puzza, gli altri fanno solo cattivo odore. Dettagli. Un punto a Livorno poteva anche bastare. Sì, non vincendo mai, con il senno di poi assolutamente affermativo. Non mi attendevo il baratro, maledetto sognatore che non sono altro. Serie B? Mancano due manite di incontri, diversi scontri diretti ed il gruppone infernale è compatto. Tra la disperazione più nera ed il sorriso corrono quattro punti, una vittoria più o meno. Può succedere di tutto, il calendario avrà inevitabilmente un peso. Bruttissimo quello del Livorno, simile quello di Catania, Chievo, Sassuolo e Bologna. Il contraccolpo psicologico post Picchi a Casteldebole presenterà l’amaro dazio ad una comitiva già sul lettino dello psicanalista. Non invidio il tandem Ballardini – Regno, il paziente è aggrappato al respiratore artificiale. Domenica in Emilia attracca il non salvo Cagliari, sei lunghezze avanti in graduatoria ed infinitamente più valente di Perez & C.. Agli insulari potrebbe bastare un punticino, al Bologna no, serve l’acquasantiera. 
Mattia Grandi

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