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Bologna

Grandi Pensieri di Mattia Grandi

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Un giorno capirò quale inscindibile legame mi unisce al paese di Andalo. Un incontro che nasce quasi per caso oltre dieci anni fa e rappresenta ancora oggi una delle piacevoli costanti della mia vita. Il segnale luminoso del faro nel mare in tempesta della quotidianità, un salvagente dove aggrappare la propria quiete nell’agognata siesta estiva, un respiro a pieni polmoni per rigenerare spirito e corpo. Andalo è tutto questo e molto di più, la spensieratezza dei giorni felici, il sorriso di mio figlio, l’affetto dei miei genitori, la cordialità dei turisti, l’orgoglioso rispetto dei suoi abitanti. Tutto si muove in simbiosi ai piedi della Paganella come un oleato meccanismo, come un microcosmo dove ogni cosa è al suo posto. Un quadro d’autore dove l’alternarsi di tinte decise e tenui sfumature impreziosiscono l’opera rendendola inestimabile. Vorrei vivere qui, vorrei trascorrere la mia vita imprigionando questi attimi di pura felicità. Sarebbe un sogno ed i sogni non durano in eterno, cerco allora di rapirne l’essenza e custodirla nel mio cuore, nella mia anima, nella mia mente per i giorni difficili in attesa del prossimo abbraccio. Come l’innamorato conta i secondi che lo dividono dalla sua amata, io inganno l’impazienza di percorrere quei tornanti che dalla strada maestra mi elevano al cielo. Ogni volta sarà come la prima volta, ogni dolce pendio sarà come un piccolo scalino verso il paradiso, il mio paradiso. Andalo è sempre lì, una bomboniera tra la Paganella ed il gruppo del Brenta, cammino lento lungo le strade del paese per carpirne i contorni, studiarne i dettagli, apprezzarne le morbide geometrie. I rigogliosi gerani adornano finestre, balconi e marciapiedi, bianchi, rossi, lilla, rosa, una battaglia cromatica senza vincitori né vinti. La mia meta non è lontana, poche centinaia di metri, dove il paese cede il passo agli ampi orizzonti. Ogni anno mi fermo qui, in questa panchina di legno lungo la passeggiata giro lago di Andalo. Senso orario, metà tragitto, il confine tra la zona baciata dai raggi del sole e quella protetta da una vasta macchia ombrosa. La linea di mezzeria tra il tiepido calore della luce mattutina ed il pungente freddo del bosco. Gonfio il petto con un lungo respiro, mi accomodo per godere la strategica seduta. C’è poca acqua nel lago di origine carsica e due anatroccoli lasciano una silenziosa scia prima di sparire tra la vegetazione. Il verde smeraldo dell’incolta erba si alterna alle strisce floreali violacee e gialle, piccoli arbusti  e morbidi cespugli affiorano dagli strati rocciosi del fondo lago disegnando un’inedita scacchiera. Il selciato della passeggiata è il simbolico confine con i marcati tratti del bosco. Gli alti fusti di conifere sempreverdi celano i centenari segreti dell’incontaminato mondo. Un verde intenso, deciso, forte, uniforme, quasi vellutato, invidio quel soffio di leggera brezza che ne accarezza il manto. Sulla destra la macchia si dirada, gli alberi cedono il posto alla grigia scorza della roccia dolomitica ed il gruppo del Brenta domina la scena. Alte, graffianti, aguzze, frastagliate, irregolari ma semplicemente splendide. Trattengo il fiato ammirandone i contorni e le sfumature. Mi sento tremendamente piccolo ed impotente al cospetto di questi giganti che graffiano l’azzurro cielo di questa mattinata di luglio. Un senso di pace m’invade ed il silenzio circostante avvolge la mia concentrazione. Il sole che bacia le rocce ne muta le sfumature, venature biancastre, giallognole, grigiastre, a tratti perfino rosate. Un parapendio color porpora è soltanto un piccolissimo puntino nell’infinito palcoscenico. Sul lato opposto la Paganella indossa il vestito d’estate. Elegante, omogeneo, florido e rigoglioso il bosco intervallato, nel suo grembo, dalle ripide cascate d’erba verde chiaro che d’inverno ospiteranno flotte di sciatori. Gli impianti di risalita che ne sposano dolcemente il pendio sono minuscoli quadratini in movimento aggrappati ad un sottilissimo filo di bava teso verso il cielo. Ai suoi piedi, Andalo. Il tetto dello stadio del ghiaccio e del pala congressi aprono una geometrica danza di ramate coperture. Affiorano e si immergono nell’oceano della mia vista decine e decine di alberghi ed abitazioni. Un mosaico, un puzzle ordinato, una tavolozza di colori che caratterizza la sinuosa conformazione del paese. Bianco, giallo, rosa, azzurro, marrone, le tinte pastello non turbano il riposo dei sensi. Un nitrito in lontananza, il vociare dei turisti, il rintocco dell’alto campanile della Chiesa di Andalo mi riportano delicatamente alla reale dimensione. Questa è la mia cartolina di Andalo, il ricordo da conservare nel cuore, l’immagine che fotografo con gli occhi e sviluppo nella ritrovata quiete della mia mente, ogni anno, ogni giorno e per sempre.

Dal ritiro BFC 1909 di Andalo – il corrispondente 1000 Cuori Rossoblu Mattia Grandi 

N.B.: con questo scritto nel 2011 mi aggiudicai il terzo posto assoluto nel premio “Andalo Ospite Artista”, speriamo possa essere di buon auspicio per il cammino dei rossoblu nella stagione 2013-2014…

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