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IL GRILLO PENSANTE – La gioielleria di Sartori

Il Bologna non ha più bisogno di vendere ma vuole diventare squadra forte

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Damiano Fiorentini per 1000 Cuorirossoblù
Giovanni Sartori - Damiano Fiorentini x 1000Cuorirossoblu

Anche la giornata numero 30 di questa incredibile stagione di serie A a forti tinte rossoblu ha sgretolato, per l’ennesima volta, le populistiche previsioni di chi assicurava l’imminente inceppamento della truppa di Thiago Motta sparata ai cento all’ora verso luoghi generalmente proibiti. “Prima o poi crollano, non possono tenere il passo”. Il sapiente Bertrand Russell asseriva che “il problema dell’umanità è che gli stupidi sono molto sicuri mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi” e quindi, non solo per apparire illuminati ma anche per non vendere
fatalmente la pelle dell’orso prima di averlo ucciso, il secco 3-0 alla Salernitana non può essere considerato la ceralacca a sigillo di un invito europeo nonostante le oltre 27 mila anime del Dall’Ara abbiano assistito ad uno spettacolo traboccante di conferme e meraviglie. La via è illuminata ma la strada è ancora troppo lunga per
intonare cori trionfalistici.

La gioielleria di Sartori

L’imponente marcia bolognese ha permesso, nel corso dei mesi, di trasformare un buon numero di diamanti più o meno grezzi in autentici gioielli di cui il buon Giovanni Sartori può fregiarsi orgoglioso; la rosa del Bologna a settembre valeva all’incirca 160 milioni di euro mentre al momento sfiora i 255 milioni, tradotto: nell’arco di tre quarti di campionato la quotazione è lievitata di ben 95 milioni, equivalente a un altisonante +59% destinato ad ingrossarsi ulteriormente a fine stagione soprattutto in caso di qualificazione alla Champions League. In questo lasso di tempo il Bologna risulta essere l’ottava squadra in Europa con l’apprezzamento più elevato della rosa in termini assoluti, davanti a colossi come Manchester City e Liverpool e seconda in Italia alla sola Inter capolista (fonte dei dati Transfermarkt). Numeri da far tremare i polsi, come saltare dalle scuole medie direttamente all’università in un solo anno.

Tutti vogliono Thiago e i suoi ragazzi

Una bella fetta del giornalismo sportivo nostrano, davanti a questi dati lusinghieri che riflettono le straordinarie gesta felsinee, sembrerebbe essersi arrogato il diritto di collocare per la prossima stagione sia il tecnico che parecchi giocatori rossoblu nei roster di altri club. Il tutto con estrema naturalezza e, soprattutto, facendo i conti
senza l’oste Giovanni Sartori.
Nella sfera di cristallo di alcuni guru del calciomercato Thiago Motta si siederebbe più comodamente sulla panchina di almeno altre 3 società italiane (Juventus, Milan e Napoli) evitando quindi di aprire un ciclo sotto le Due Torri e raccogliendo piuttosto altre sfide; se imboccasse la A1 verso Milano imbavaglierebbe Zirkzee portandolo con sè in cambio di 50 milioni e il cartellino di Saelemaekers (recente indiscrezione griffata Gazzetta dello Sport), se invece subentrasse ad Allegri all’ombra della Mole potrebbe ritrovare non solo l’asso olandese
(che piace un po’ a tutti) ma anche Ferguson e Calafiori considerando il corteggiamento serrato di Giuntoli secondo la galassia editoriale di fede bianconera (Tuttosport in testa, ma non solo). Altra fresca indiscrezione supportata da varie fonti riguarda la necessità dell’Inter di ringiovanire la difesa e, ritenendo troppo caro il prezzo del cartellino di Buongiorno del Torino, sembrerebbe che le attenzioni di Marotta e D’Ausilio si siano spostate
verso Beukema (come se l’olandese potesse venire ceduto a sconto per qualche misteriosa follia).
L’unica domanda realmente sensata da porsi sotto questa pioggia di illazioni sarebbe: ma se il Bologna l’anno
prossimo giocasse la Champions League chi avrebbe davvero la voglia di smobilizzare altrove?

L’impatto che la Champions avrebbe sul club e sulla città

Lo scorso anno i rossoblu si piazzarono noni in campionato incassando dalla Lega Serie A un compenso di 7,4 milioni mentre se, facendo tutti gli scongiuri del caso, terminasse al quarto posto riscuoterebbero quasi il doppio (14,2 milioni). Il grasso che cola risiederebbe però nello staccare il biglietto per la Champions League che per la sola partecipazione premia con un bonifico di 18,6 milioni, sul campo paga 2,1 milioni ad ogni vittoria e 0,9 milioni per ogni pareggio (nel nuovo format sono garantite 8 partite) e che, secondo le stime, porterebbe a quasi 1,5 milioni di incasso al botteghino per ogni partita casalinga (4 partite minimo) oltra ad un aumento del merchandising superiore al 50%. In aggiunta verrebbe depositato in tesoreria anche il Market Pool (altro riconoscimento economico della UEFA).
Sulla città non piomberebbero benefici inferiori, anzi: ogni match che si svolgerebbe al Dall’Ara comporterebbe un indotto attorno ai 3 milioni di euro (pernottamenti, ristorazione, servizi, etc) che significherebbe anche la creazione di nuovi posti di lavoro; in contorno a tutto questo è da considerare l’enorme impatto mediatico che
darebbe una spinta propulsiva imponente al turismo della città e alla promozione di tutti i prodotti tipici legati alla nostra terra e alle nostre tradizioni. Un autentico ampliamento dello spettro di visibilità del brand Bologna nel senso più ampio possibile. Ma prima c’è il Frosinone e, per calcare i terreni del Santiago Bernabeu o del Parco dei Principi, è indispensabile espugnare prima il Benito Stirpe. Questione di priorità.

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