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Bologna FC

IL GRILLO PENSANTE – Questione di gerarchie

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Il sofferto ma volitivo pari interno contro un consistente Torino in cerca di certezze svela ancor più nitidamente alla piazza felsinea la fotografia incollata sulla carta d’identità di questo Bologna: poca abbondanza in fatto di qualità e tecnica ma nessuna controversia sui quintali di temperamento e determinazione instillati da Pippo Inzaghi nel dna dei suoi giocatori, caratteristiche che hanno armato ed animato la risalita dal baratro del doppio svantaggio interno col Toro.

Purtroppo la classifica è ancora traballante, il baratro è immediatamente oltre la soglia di casa e sarebbe assolutamente il caso di trasferirsi verso dimora più stabile e sicura; la sfida di domenica a pranzo tra le mura della vicina Sassuolo producono anche un certo moto di reazione d’orgoglio nel contemplare una classifica beffarda: Sassuolo punti 14, Bologna punti 8. Che il glorioso Bologna dal palmares decorato con 7 scudetti e 2 Coppe Italia sia al momento quasi doppiato nel punti conquistati da una squadra di provincia con una manciata di stagioni in serie A appare quasi blasfemo, aspetto reso ancor più tragicomico se gli almanacchi restituiscono i neroverdi sempre più in alto in classifica al termine di tutte le stagioni in cui le 2 compagini hanno incrociato le armi nella massima competizione nazionale. Il Sassuolo ha proprietà facoltosa ma anche il Bologna non è da meno, quindi è evidente che gli ingranaggi modenesi abbiano lavorato meglio nel recente passato.

Quindi la sfida d’anticipo domenicale ha molteplici significati, e un colpo esterno su un terreno piuttosto complicato da espugnare come quello modenese sarebbe un ulteriore segnale di crescita per un gruppo che dovrebbe fare dei miglioramenti costanti il proprio pane quotidiano; l’emergente De Zerbi è condottiero ingegnoso e sagace, ma le frecce nella faretra dei rossoblu possono essere quelle fatali per il suo gioco spumeggiante ma non sempre totalmente accorto. Confidiamo che finalmente, in Emilia, siano ristabilite le gerarchie affinchè la voce grossa torni tra le facoltà di chi l’ha sempre esercitata con pieno diritto.

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