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Bologna

IL GRILLO PENSANTE – Tutto nelle mani di Sinisa

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L’esultanza al quarto gol del Frosinone da parte dello stadio intero (compresi i pochi superstiti bolognesi, stoicamente riluttanti ad abbondare un’arena ormai semideserta e dominata dall’umiliazione) sancisce il repentino ingresso in una nuova fase umorale per i bistrattati supporter rossoblu: quella della rassegnazione. Lo scempio consumatosi nel pomeriggio del Dall’Ara al cospetto di una squadra di lapalissiana caratura inferiore lascia spiazzati, sgomenti, smarriti. Nuovi record negativi si accatastano a quelli già registrati nei tempi recenti (mai il Frosinone in serie A era stato capace di scrivere a referto 4 reti segnate e neppure di vincere con uno scarto tanto ampio) ma lo stato confusionale di Pippo Inzaghi all’espulsione dell’incauto Mattiello dopo appena un quarto d’ora di gioco suonava come preambolo di un pomeriggio tra i più funesti dell’ultracentenaria storia bolognese…e di certo scava un nuovo punto più basso della gestione societaria attuale. Rimasti in 10 la logica avrebbe suggerito di sostituire un giocatore offensivo (Orsolini?) con un laterale destro che colmasse il vuoto creatosi invece di dirottare sulla fascia il generoso Poli esponendolo a figuracce immeritate; era auspicabile che, mantenendo un assetto giudizioso, si sarebbe potuto traghettare la gara senza eccessivi affanni fino alla fase finale, ma l’infelice mossa di Pippo ha concesso un agevole lasciapassare sulla corsia agli incursori ciociari che hanno propiziato le prime 2 stangate virtualmente mortifere per la contesa.

A fine gara Joey Saputo, la cui colpa principale sta nell’aver affidato il destino della società a figure che continuano la produzione di risultati censurabili, ha gettato la propria faccia in mezzo alla folla di tifosi (sfibrati da 4 anni di delusioni e maltrattamenti) per scusarsi e manifestare la propria amarezza e malcelata rabbia; sia fagocitato dalla folla di Via dello Sport che pochi istanti dopo in sala stampa, il capo supremo si è esposto con proclami di discontinuità, preannunciando rinforzi dal mercato, nuove velleità europee, piccoli (imminenti) e grandi (futuri) cambiamenti. Parole insolitamente incisive per il patron che mai si era sbilanciato così nettamente, tanto graffianti da riaccendere il barlume della speranza negli affranti animi bolognesi.

L’arrivo di Sinisa Mihajlovic al posto dell’inevitabile (e probabilmente tardivo) siluramento di Pippo Inzaghi rafforzavano la convinzione che il poker calato dal Frosinone fosse il pavimento sul quale rimbalzare per riprendere quota, ma all’ora di chiusura del mercato estivo le parole di Saputo si sono istantaneamente dissolte nel vento rigettando nell’incredulità l’intero ambiente. Nessun rinforzo di spessore. Soltanto 2 giovani (Edera e Lyanco) di sicuro interesse ma abbonati alla panchina del Torino e rilevati in prestito secco fino alla fine campionato, peraltro barattati con la cessione definitiva del promettente Portanova della primavera rossoblu. Al lordo degli altarini e retroscena che avranno animato questi ultimi giorni di contrattazioni non si può che restare interdetti dall’operazione conclusa e soprattutto da quelle mai avvenute; si potrebbe pensare che il nuovo tecnico abbia richiesto questi giocatori, ma è altrettanto plausibile dedurre che avrà avanzato le sue preferenze in base al budget (il cui importo è facilmente deducibile) messo a disposizione dalla società per correre ai ripari. Prestiti senza alcuna opzione sono facilmente giustificabili su giocatori che vadano ad alzare inopinatamente il valore della rosa, in caso contrario nella migliore delle ipotesi si contribuisce all’esplosione di un talento pronto per la piazza che ne detiene il cartellino.

Il vento del cambiamento sembra quindi aver esaurito il suo alito con l’arrivo di Sinisa Mihajlovic che, oltre ad essere l’unica mutazione tangibile, diventa la figura a cui viene totalmente affidata la sorte dell’intera stagione. La dirigenza bolognese ha deciso di fare all-in su di lui. Un’altra scommessa, confidando di vincerla. Un’altra speranza, augurandosi non sia vana. Scommesse e speranze sono parole a cui il tifoso bolognese è abituato ad aggrapparsi quotidianamente dal ritorno in serie A, nell’attesa che qualche certezza da ammirare possa fare capolino (e restare) sul prato verde del Dall’Ara anche prima che si rifaccia il trucco.

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