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Il Punto sul Bologna – Le scorie di ieri

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Oggi è il giorno più importante del calciomercato: quello in cui viene presentata la maglia per la prossima stagione. Senza alcuna ironia. Una maglia che ci riporta al passato. Una maglia che guarda il futuro. Ma, soprattutto, la maglia. Perché è l’unico amore possibile ed accettabile per un qualunque tifoso. Che la vesta Sadiq o Roberto Mancini, poco importa. È la maglia quella per cui si va alla stadio o si fa l’abbonamento a un network. Non è l’involucro dei nostri beniamini: è la maglia. E i suoi inquilini sono comunque di passaggio. Possiamo innamorarci di Verdi e non volere che vada più via. Oppure di Baggio. Di Savoldi e di Gaston Ramirez. Di Giaccherini o Nervo. Di Perez o di “Pinone” Lorenzo. Ma stiamo comunque parlando di gente di passaggio. Calciatori a cui, chi più chi meno, dobbiamo la gratitudine per aver vestito i colori del nostro amore. Ma, a ben vedere, anche loro devono ringraziare di aver vestito quella maglia lì. Quella maglia che a volte ci piace e a volte no. Ma quei due colori insieme saranno sempre e unicamente l’unica nostra prospettiva.
Questo per dire che, in questa fase, se c’è una cosa che davvero non serve è mantenere in circolo il malessere e il malumore della passata stagione. Arriva Santander? Ben arrivato Santander! Arriva Falcinelli e parte Di Francesco? Ben arrivato Falcinelli e un caro saluto a Di Francesco. La pioggia, sugli spalti, si prenderà lo stesso. Sia con Falcinelli, sia con Di Francesco.
Per questo motivo, fino al 19 agosto, sosterrò le parti di Bigon e di Inzaghi. Non perché mi piacciono a priori o perché ho seguito tutta la loro carriera. No. Più naturalmente perché, in questa fase, loro stanno lavorando per il Bologna. Un Bologna che non è loro. O, quanto meno, non è loro esclusivamente. La proprietà del Bologna è di un’intera città e di un intero popolo (non necessariamente a contatto con le nostra mura cittadine) che vuole unicamente il bene di quei due colori di cui si diceva prima.
Allora, perché questo popolo dovrebbe alterarsi se arriva un giocatore piuttosto che un altro? Non c’è nessun motivo che possa aver senso. Insultare i giocatori che ancora devono indossare quella casacca lì, quella presentata oggi, non è funzionale a nessuno. Sono solo atti di vanità di chi vuol dire la sua al mondo ma che, in realtà, ha l’efficacia di un calzino sporco. A meno che non si tratti di doti di preveggenza, ad esempio, nessuno di noi sa oggi come giocheranno Paz o Dijks, Santander o Calabresi: quindi, quale può essere la logica di chi oggi li rifiuta? Nessuna. Finché le cose non accadono, non possiamo presentarci con alcun giudizio in tasca. Dal 19 agosto in poi, sarà un’altra storia. Una storia che ci verrà raccontata e che ci racconteremo. Una storia che vivremo empiricamente, non attraverso i nostri fallaci pregiudizi.
In conclusione, atteniamoci a ciò che vedremo, alla storia che si farà, al di là del bene e del male. È l’unica storia che ci interessa. Le altre, sono scorie di ieri.

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