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Il Punto sul Bologna – We were once?

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Diciamo così: mister Saputo l’esperienza l’ha fatta. Più o meno, un quinquennio per capire come vanno le cose dalle nostre parti. Probabilmente, due sono le sensazioni immediate ed epidermiche che il chairman ha provato: Gioia (il ritorno in serie A e il finale di stagione di quest’anno) e paura e noia (una continua lotta per non retrocedere o un’acqua cheta che non concede emozioni). E si sarà anche fatto un’idea di come raggiungere la prima ed evitare le seconde: banalmente, se la squadra vince e gioca bene la gente è felice, i giocatori sono felici, la dirigenza è felice. E i conti tornano.
Ma torniamo per un attimo al nostro slogan: WE ARE ONE. Ma lo siamo mai stati per davvero? C’è sempre stata unione di vedute tra tutte le parti in gioco? Forse, ma non è certo. Ad esempio, mentre eravamo ONE c’erano comunque dissapori tra una parte della curva e la dirigenza. Ha dovuto presentarsi face-to-face con i tifosi, mister Saputo, nel post Frosinone per scusarsi a nome di tutti e rilanciare con un’opera di cambiamento. E questo accadeva neanche cinque mesi fa, non cinque anni o cinquanta.
Quando allora saremo davvero ONE? La prossima stagione potrebbe essere dirimente, in tal senso. Saputo sa che non è più possibile andare avanti come è stato fatto fino a gennaio. Non è la piazza di Bologna che merita questo. Ancor più, non è la storia del Bologna a meritarselo. Ma, fortunatamente per tutti, negli ultimi tre mesi abbiamo anche visto che fare meglio si può. Nel nostro caso si deve.
Dunque, piace pensare che fino a gennaio sia stato un Bologna e da febbraio in poi è invece apparso il nuovo Bologna, il futuro. Quello che dovrebbe farci godere, abbandonando quello che ci fa «ingastrire».
Allora, proviamo a dire che fino a gennaio WE WERE ONCE (eravamo una volta); da lì in poi si sta studiando per divenire WE ARE ONE. Magari, cominciando da mister Sinisa.

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