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Il Resto del Carlino – Dal corteggiamento a Di Vaio fino ad oggi, 10 anni di Saputo Rossoblù

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Damiano Fiorentini


La famiglia Saputo porta avanti un legame con calcio da più di trent’anni, più precisamente con il Montreal, squadra da cui tutto è partito: così come il primo approccio tra Joey e Bologna che avvenne nel febbraio del 2012, quando l’attuale presidente dei rossoblù arrivò sotto le due torri per corteggiare Marco Di Vaio e proporgli un finale di carriera in Quebec. In quell’occasione Saputo avrebbe dovuto assistere ad un Bologna – Juventus, poi rinviato per neve, così tra l’attuale direttore sportivo dei felsinei e quello che allora era il presidente del Montreal ci fu il primo incontro in un ristorante, che finì poi per portare un accordo tra le due parti. 

Saputo racconta gli inizi 

«A Montreal la mia famiglia acquistò la squadra, nel 1992, per restituire qualcosa alla città. Mio padre Lino dice sempre: ‘se dobbiamo fare qualcosa facciamolo bene e ai massimi livelli’. Per questo siamo poi entrati nella MLS (2012) lì abbiamo capito che non era solo sport, ma business. Da quel momento, per noi il calcio non è solo passione di famiglia, ma business». Queste le parole del presidente Saputo, pronunciate tra le sale di Palazzo Spada dove, mercoledì scorso, il presidente del Circolo Roberto Iseppi ha messo insieme i maggiori esponenti della società felsinea: da Fenucci a Sartori passando per Di Vaio e così via. 

Di quella prima volta nella sfera rossoblù, Saputo ha detto di essersi sentito a casa quando al suo arrivo trovò la tempesta di neve, da quel momento si innescò un escalation quasi involontaria, che lo portò prima a divenire uno dei soci della cordata di Tacopina e poi ad essere maggior azionista e presidente del Bologna: «Quando sono entrato nel club non era nei miei piani diventarne l’azionista di maggioranza. Ma c’era l’opportunità di diventare socio di un club di Serie A e per me era importante far crescere la squadra di Montreal attraverso un gemellaggio». 

Il cambio di piani 

Come detto, per Saputo l’approdo a Bologna nel 2014 fu inizialmente legato alla persona di Joe Tacopina, appena un anno dopo però qualcosa cambiò: «Una volta che ci metto la faccia voglio che sia un successo e sfortunatamente i partner di allora non avevano la capacità di arrivare dove volevo io». Il figlio di Lino Saputo però non rinnega niente di quei passaggi e anzi ora che davanti vede solo Dall’Ara davanti a se dice: «Per anzianità sono il secondo presidente della storia dopo Dall’Ara? Spero di fare come lui…». 

L’attualità e i valori

Ora sembra che il presidente stia iniziando a raccogliere i frutti di tanto lavoro lil legame con la città è ormai indissolubile, tanto che questa stagione il presidente la sta vivendo quasi totalmente al fianco della squadra, non solo a livello di supporto ma anche a livello fisico e di presenza allo stadio. Allora ecco anche le dichiarazioni su chi a questa squadra sta dando un identità di gioco precisa: «Thiago vuole bene ai suoi giocatori e loro ne vogliono a lui. È una persona fantastica, un po’ stranina, ma bravissima a far crescere i giocatori». Oltre al campo però c’è tutto quel che serve per rendere al meglio nei novanta minuti, che arriva non solo dall’allenamento ma da un ambiente sano in cui tutti possano sentirsi a casa, da Casteldebole al Dall’Ara: «Mio padre dice sempre che il capitale umano è la cosa più importante in un’azienda. Tutti vedono i giocatori ma dietro c’è un mondo: il magazziniere, chi lavora nel marketing, chi lava le maglie. Per questo per me sono importanti i compleanni di queste persone che lavorano con noi, perché per avere rispetto bisogna dare rispetto».  

Fonte: Il Resto del Carlino – Massimo Vitali 

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