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Il tempo della gioventù

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“In Italia i giovani riescono a giocare poco in Serie A pur essendo formati in modo corretto, pur avendo successo nelle categorie giovanili”: un pensiero preciso e purtroppo veritiero, quello del presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini. Non una semplice dichiarazione ad effetto ma un a frase che raffigura la realtà: secondo un’indagine stipulata dal CIES, il campionato di Serie A si trova solo al 75° posto sui 93 massimi campionati di tutto il mondo per utilizzo di Under 21. Ci meravigliamo quando sentiamo parlare di baby calciatori, classe 2003 o addirittura 2004, che hanno già esordito in campionati di livello come la Premier League, la Bundesliga o la Liga, ma la realtà è che le infrastrutture in Italia rispetto al resto d’Europa sono diverse. Ciò che cambia, inoltre, è la scuola di pensiero, la filosofia; “fiducia” è la parola chiave, ma bisogna stare attenti ad interpretarla. E’ vero, in Italia i giovani giocano poco, hanno un ruolo marginale e spesso vengono retrocessi nelle categorie minori o addirittura in Primavera, ma le prime a fallire sono le società che in sede di mercato, tra un giovane ed un calciatore esperto, quasi a fine carriera, nella maggior parte dei casi si affideranno a quest’ultimo.

Christian Friedrich Hebbel, poeta e drammaturgo tedesco, disse: “Cambiare la propria opinione, a volte, richiede più coraggio che persistere nel proprio parere”. E’ quello che bisogna iniziare a fare, non solo partendo e costruendo dei settori giovanili invidiabili in tutta Europa (Atalanta ed Empoli in questo sono avanti), ma dando fiducia a calciatori che in altri Paesi giocherebbero già titolari. Il problema, infatti, è anche questo, e bisogna scindere il discorso tra i comportamenti delle big in fase di mercato rispetto alle squadre di medio-alta classifica: nella maggior parte dei casi, una squadra di primo livello compra un giovane ma lo manda subito in prestito, senza nemmeno testarlo, utilizzando la bassa età come una discriminante sfavorevole al futuro del calciatore. Nell’ultimo anno, però, le cose stanno cominciando a cambiare: Zalewski è stato un grande protagonista della Roma, Zanoli ha iniziato a giocare con continuità nel Napoli e Miretti, proveniente dal vivaio dell’Under 23, è stato testato da Massimiliano Allegri. Anche le trattative di calciomercato si stanno evolvendo, e le operazioni di cui sentiamo parlare ci danno ragione. 

Importante è il caso del Bologna che, sempre secondo quell’analisi del CIES, la società rossoblù è ai primi posti per Under 21 utilizzati in campionato, segno che la filosofia è chiara: dare spazio ai giovani, a prescindere dal settore giovanile di provenienza. Theate, Hickey, Svanberg, Schouten, Barrow in quest’ultimo anno, senza dimenticare Tomiyasu che venne poi acquistato dall’Arsenal. Il coraggio di cambiare, la forza di rischiare sapendo però che la strada giusta è una. Anche in questi primi giorni di mercato la strategia del Bologna è chiara: puntare sulla linea verde, quella benedetta primavera che non tramonta mai, a prescindere dai cambi di stagione che potrebbero causare alti e bassi. Lovato, Cambiaso, Larsen, Jebbison: sono solo alcuni (tra i tanti) dei nomi accostati al Bologna, ma che dimostra come la paura di agire pare ormai tramontata, perché una rivoluzione è possibile e fattibile soltanto quando si trova il coraggio di fare determinate scelte. Sia chiaro: serve sempre il giusto equilibrio, perché un giovane non ha l’esperienza e la maturità di un calciatore che calca i campi da tanti anni, ma è proprio quel mix che potrebbe fare la differenza, perché questi giovani potrebbero avere la possibilità di crescere soltanto in un ambiente a loro idoneo, senza dover avere paura di sbagliare, di essere considerati dei predestinati alla loro prima grande giocata o dei falliti alla loro prima prestazione negativa.

“È tempo che sfugge, niente paura che prima o poi ci riprende perché c’è tempo, c’è tempo c’è tempo, c’è tempo per questo mare infinito di gente”. Recitò così Ivano Fossati: il tempo per i giovani c’è ed è arrivato, ora è il momento di prenderselo

 

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