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Juwara si racconta: “Il viaggio in Libia, che terrore. Il calcio è la mia salvezza”

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La Gazzetta dello Sport ha intervistato in esclusiva i due Musa che stanno facendo le fortune del Bologna, Barrow e Juwara. Entrambi provengono dal Gambia e hanno lo stesso sogno nel cassetto: giocare a calcio. Barrow, con il tempo, è diventato una sorta di fratello maggiore: “Sognavamo in Europa una vita differente. Per noi era il luogo delle possibilità. Il viaggio costava parecchio. Mia madre era un’insegnante, vendette tutto quello che aveva per consentirmi di raggiungere quel luogo tanto sognato”.

“Ero convinto che con il calcio avrei potuto farcela e mandarle dei soldi per la mia famiglia. Abbiamo attraversato il Senegal, il Mali. Poi siamo arrivati in Libia. Il viaggio è stato complicato, dormivamo in macchina e per mangiare ci arrangiavamo. Siccome i soldi non bastavano, mia madre fece dei debiti”.

Soprattutto Juwara passò dei momenti oscuri: “Il momento in cui ho avuto più terrore è stato quando siamo arrivati in Libia. Assurdo. Volevo tornare indietro, ma era impossibile. Si vedeva la gente con la pistola per strada. Poteva capitare che, se ti rifiutavi di ascoltare qualcuno che voleva costringerti a fare qualcosa, quello ti uccidesse. Senza pietà. La polizia poteva sbatterti dentro, se non pagavi. Ogni strada mi sembrava senza uscita. Poi ci siamo imbarcati. Inizialmente tutto era tranquillo ma poi il mare stava per travolgerci. Se non avessimo incontrato una nave saremmo morti. Siamo poi sbarcati in Sicilia. Da lì ci hanno divisi e io sono arrivato in Basilicata. Eravamo in dodici in una casa. Io volevo giocare al calcio. Non chiedevo altro. Pensavo sarebbe stato la mia ancora di salvezza”.

Passato, presente e futuro: “Sapevo di essere bravo; a Potenza iniziai a giocare a calcetto. Una famiglia italiana mi prese in affidamento. Il Chievo si interessò e mi acquistò. Io non potevo giocare fino a 18 anni, ma dovevo mandare i soldi a casa. Poi ho potuto iniziare la mia carriera. Ora sono a Bologna, felice. Ho trovato un mister che mi ha dato fiducia. Mihajlovic è vincente, ha un carattere e una capacità di motivare che fanno dare il meglio a ciascuno di noi. Ho fatto un gol importante a San Siro, lo so. Ma questo non vuol dire che ora debba giocare ogni settimana. Mi devo meritare il campo lavorando duramente ogni giorno”.

Fonte: La Gazzetta dello Sport

 

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