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Auguri Rossoblu: Andrea Poli – 29 set

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L’Importanza di chiamarsi Andrea #Poli o “il sudore sulla maglia” 

 

Corre, lo ha sempre fatto. Sempre lo farà. Più che correre, in realtà, insegue. Un obiettivo o un avversario poco importa. E’ quasi necessario dare per scontato che, alle tue spalle, ci sia Lui, pronto a rincorrerti. Fiato sul collo, le tue caviglie che stanno per essere azzannate; ti prepari a cadere, perché sai che riuscirà a sbilanciarti, a farti perdere l’equilibrio e a rubarti il pallone. Tutto ruota intorno a quello: al pallone e al poterne garantire il possesso. A guardarlo, in realtà, Andrea Poli sembra provenire da un passato lontano, da un calcio, da un modo di intendere il mondo pallonaro che a malapena ci ricordiamo: pantaloncini dentro la maglietta, calzettoni alzati fin sopra il ginocchio, viso pulito e capelli ordinati, con la brillantina che fa il suo sporco dovere. Una figurina, al primo impatto.

Quando scende in campo, stesso aplomb: ciò che cambia è l’impostazione nella corsa, con il corpo teso a fiutare la preda, muscoli in tensione in attesa del momento giusto, dell’attimo che fa scattare la scintilla.
Quando Andrea Poli è arrivato a #Bologna, in pochi hanno storto il naso; dopo la partita interna contro il #Torino quei pochi che avevano dubbi lo hanno invece raddrizzato, quel benedetto naso. Il copione è quasi sempre lo stesso: perde palla, ti insegue, entra in scivolata, la riconquista e la gioca facile. 
Andrea è quel classico giocatore che, negli ultimi anni, si è ritrovato per ben due volte nel posto sbagliato al momento sbagliato: il posto si chiama #Milano, i momenti invece hanno sfondi differenti; blu da una parte e rosso dall’altra, con il nero che va a braccetto con entrambi. 
Poi, cambio di scenario. Bologna, estate 2017.
Nel capoluogo emiliano fa caldo, (non è una novità), le fontanelle dissetano i turisti e il calciomercato infiamma le ore più fresche, con presunti esperti che si ergono a paladini e difensori dell’operato della dirigenza rossoblu, salvo poi infangarlo non appena #Bigon e soci voltano lo sguardo ( e neanche questa è una novità). E’ metà luglio quando Poli firma per il Bologna diventando, a sua insaputa, uno dei giocatori più amati dalla piazza. 
A Bologna è semplice, si capisce subito come funziona: o tecnicamente sei fortissimo, o per diventare un idolo della Curva #Bulgarelli devi sputare sangue. Alternative non ce ne sono. E Probabilmente mai ce ne saranno, di questo ne sono certo. E così torniamo all’inizio della storia, al primo verbo: CORRERE.
Lui fa quello, corre, e capita che alle volte corra anche per i compagni. Fino a sputare sangue; fino a lasciarsi cadere sul terreno di gioco, stremato; fino a macchiare di sudore ogni singolo centimetro della sua maglietta rossoblù numero 16.
In questo consiste il suo segreto: nell’importanza di chiamarsi Andrea Poli. Nulla di più.

“Dedicato a chi ci mette l’anima laddove la tecnica non può arrivare. Su questo si basa il calcio, religione dei popoli.
Dedicato a chi, invece di tirare in porta, effettua contrasti.
Dedicato ad Andrea Poli”.

 

Buon compleanno Andrea!

 

 

(Photo Valentino Orsini)

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