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L’Uomo della Domenica: Andrea Poli – 19 feb

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Eric Cantona, asso francese che militò nel Manchester United, tanto famoso per il suo estro calcistico quanto per le sue dichiarazioni fuori dal rettangolo di gioco, definì Didier Dechamps, un semplice portatore d’acqua.

Mi è venuto in mente leggendo del Mondiale del ’98, quello che si tenne in Francia e che proprio i francesi vinsero, contro un Brasile abbattuto moralmente da ciò che successe a Luis Nazario Da Lima (leggasi Ronaldo).

Semplice portatore d’acqua.

Si cade nelle banalità, ogni tanto. Si rischia di scivolare su bucce di banane che, volenti o nolenti, non avevamo visto. Poi però te ne devi assumere le conseguenze, delle banalità da te dette.

Una di queste banalità è stata scegliere l’Uomo della Domenica per la partita tra Bologna e Sassuolo, il derby emiliano tra compagini che, negli ultimi tempi, non se la passavamo proprio bene. Nessuna conseguenza negativa, fortunatamente.

La scelta non ha potuto ricadere che su Andrea Poli, in sostanza il semplice portatore d’acqua della squadra di Donadoni: il centrocampista arrivato in estate dal Milan, che già aveva stupito nelle prime uscite stagionali per carisma e voglia, soprattutto, ieri ha fatto un ulteriore step in avanti, difficile però da classificare. Il numero 16 rossoblù ha messo in campo, nella bagnata sfida contro i neroverdi, un mix tra sagacia tecnica ed esperienza che difficilmente trovi in squadre del calibro del Bologna, o del Sassuolo. o della tanto decantata Udinese, se vogliamo fare un esempio più concreto. Ieri Poli ha fatto ciò che Dzemaili non sta riuscendo a fare da quando è arrivato, per la seconda volta, sotto Le Due Torri: corre con e per la squadra, si abbassa a fare il difensore e si alza a fare l’attaccante, ove necessario. Il resto vien da sé.

Già, è tutta una conseguenza.

E non è un caso che il primo gol della sfida di ieri lo abbia segnato proprio Lui, dopo essersi incuneato tra le maglie dei difensori di Iachini prima di spedire in rete un pallone pesantissimo. Lui, che in area era riuscito ad arrivare per fornire un opzione in più ai compagni. Sagacia tattica.

Passiamo ora a (quasi) fine partita: Bologna che difende il vantaggio dopo il gol di Pulgar, felsinei che si abbassano per sostenere l’ondata, la mareggiata neroverde e Lui è lì, a fare il terzino in pratica, a sgomitare con Ragusa per prendersi il fallo. Esperienza.

E poi un gesto alla tribuna, un incitamento. “Alzate i decibel, stiamo lottando per Voi”. L’interpretazione potrebbe essere questa. Come la chiamiamo? Cazzimma. Sì. Cazzimma è il termine giusto, quello che si addice alla perfezione. Calza proprio a pennello.

Per cui, ricordiamoci che coloro che portano l’acqua, che fanno fatica, che sostengono la squadra sulle spalle sono spesso più importanti, nei 90 minuti complessivi di coloro che con un colpo di tacco smarcano il compagno. Io, nonostante tutto, mi tengo la solidità, mi tengo il temperamento, mi tengo chi ha voglia di lottare sempre. Mi tengo chi, per la maglia, soffre, lotta e suda. Mi tengo Andrea Poli.

L’Uomo della Domenica: Andrea Poli.

È ora però doveroso fare delle piccole annotazioni tecnico-tattiche sulla gara di ieri, partendo dai terzini, per esempio.

Krafth e Torosidis ieri si sono dimostrati sicuramente validi, hanno disputato un’ottima partita, salvando una volta a testa il risultato con interventi decisivi. Se su Torosidis non avevo dubbi (lo ritengo il miglior terzino che abbiamo, con buona pace di chi lo bolla scarso perché lento o altre baggianate), su Krafth sono stato piacevolmente smentito dalla prestazione del giovane svedese che, visto il match di ieri, mi auguro possa partire titolare anche contro il Genoa.

Mirante ieri ha salvato il risultato in più di un’occasione, questo è vero e gliene va dato atto: sostengo però che sia giusto iniziare a parlare di rinnovo (o di un ipotetico tale) solo a stagione conclusa, viste le insicurezze del numero 83 nelle ultime settimane.

Dzemaili, ahia. Non ci siamo, né atleticamente, né tatticamente: giusto toglierlo, nessuno è indispensabile, come nella vita così nel calcio, è ora di tirare fuori dal cilindro il buon Godfred.

 

Capitolo Erick Pulgar: sono di questo avviso, ovvero che i fischi dagli spalti debbano arrivare a fine partita, non a metà primo tempo. Soprattutto perché la squadra non rischia la retrocessione, perché il Presidente è presente e ci ha sempre messo la faccia e perché al comando, in tutti i settori, ci sono persone serie e competenti. Detto questo, comprendo il gesto del mediano cileno, e anzi, fatico a comprendere l’accanimento nei suoi confronti: voi cosa avreste fatto se per 90 minuti i vostri stessi tifosi vi avessero fischiato addosso? Un gesto probabilmente un po’ troppo eccessivo ma che va compreso e inserito nel giusto contesto. E ora? Ora tutti addosso a Pulgar di nuovo, dopo che per mesi sembrava fosse diventato l’idolo di tutti? I bolognesi, i tifosi bolognesi, ogni tanto dovrebbero fare chiarezza. Per loro stessi, mica per altro. 

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