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Bologna

La parte sinistra della classifica e l’asticella – 21 agosto

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C’era una volta una squadra di calcio che faceva sempre campionati anonimi.

I suoi dirigenti, per cercare di destare un po’ d’ interesse che andasse oltre il mero obiettivo della salvezza, avevano genialmente inventato un tormentone estivo.

E così, mentre Valeria Rossi cantava “dammi tre parole”, questi dirigenti ripetevano “parte sinistra della classifica”. All’inizio la cosa ebbe anche un certo seguito, ed in città c’erano persone che, davanti ai bar, commentavano gli acquisti della squadra alla luce di questo nuovo mantra. “Soccia,  abbiamo preso Lanna e Zenoni, due esterni da parte sinistra della classifica, va mo là.”

La cosa stava prendendo talmente piede che diventò anche un modo di dire. Ricordo visite in banca di tifosi con conti correnti un po’ borderline,  chiedere “Allora, Direttore, com’è messo il mio saldo ? E’ nella parte sinistra della classifica ?”.

Questa forma comunicativa era  anche trasversale, si notavano pure skaters all’ex Link darsi il cinque e salutarsi con “bella Zio, tu sì che sei da parte sinistra della classifica”.

Insomma, un successone. Poi, inevitabilmente, l’estate finisce e con essa anche i relativi tormentoni. Valeria Rossi non l’ascolta più nessuno, anzi se viene proposta da qualche radio parte l’inevitabile “Soccia che due maroni” di qualche disilluso ascoltatore, e così anche dopo l’inizio del campionato di calcio ci si rende conto che la squadra naviga tra l’ultimo ed il penultimo posto, la parte sinistra è una chimera e la salvezza tanto anelata quanto risicata torna ad essere il modesto ma fondamentale obiettivo.

E siamo di nuovo all’estate successiva, il campionato è appena terminato, la squadra si è salvata per un peluso, le fatiche lavorative invernali vengono smaltite in spiaggia, ascoltando Alejandro e leggendo sull’immancabile quotidiano sportivo obiettivi riguardanti la parte sinistra della classifica. E ci si scorda di quanto sia brutta la canzone Alejandro e di quanto illusorie le promesse, tutto scivola via piacevolmente assieme ad una birretta fresca al sole di agosto.

Però a tutto c’è un limite. Anche l’ animale più ottuso dopo diverse volte che sente dolore facendo la stessa azione, cambia strada. I tempi di reazione potranno essere diversi, ma la sostanza rimane, bisogna trovare nuovi stimoli, perché della parte sinistra della classifica non interessa più nulla a nessuno.

Ed ecco il colpo di genio. Spunta l’asticella. “Quest anno siamo qui perché vogliamo alzare l’asticella”. Osta. E poi questa frase è pronunciata non dal solito dirigente o direttore sportivo, ma dall’allenatore, che non è un allenatore qualsiasi ma l’unica persona in società che gode della stima completa di tutta la tifoseria unita. Quindi altamente credibile. Ed al tifoso non serve il secondo mojto o il video non censurato di Blurred Lines per tirarsi un po’ su, ora in mente c’è una cosa sola: l’asticella.

Così incontri ferragostiani in una Bologna non troppo deserta… “Oè, Frank, anche te qua,  come mai non sei in ferie ?” . “Beh, caro Gege, finora ho avuto  l’asticella un po’ bassa, ma per Natale vedrai…alzerò l’asticella e vi saluto tutti !!”

E pure l’afosa solitudine cittadina viene mitigata da qualche tentativo di contatto mercenario “Ciao bella, quanto vuoi per alzarmi l’asticella ?” (Tralascio il seguito)

Missione compiuta. L’asticella è il nuovo mantra del tifoso rossoblu. Poi capita che la società venda Taider. Capita che Krihn giochi spesso centrale perché può essere che anche Sorensen se ne vada. E se arrivasse un’offerta per Diamanti…beh.. difficile dire di no ad un top club…

“E l’asticella ?”

“L’asticella si è alzata, non vedi ?”

“No, non la vedo, dov’è ?”

“Non la vedi, ma presto la sentirai, caro Cipputi, proprio lì, dietro di te, all’altezza giusta.”

 

Buon Bologna a tutti

Petisso.

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