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Le Due Metà: Francesco Antonioli – 29 mar

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Le Due Metà prova a raccontare, da un punto di vista diverso, quella che è stata la carriera di calciatori che hanno vestito la casacca del Bologna  e della squadra che i felsinei affronteranno durante il weekend. Un racconto, una storia magari già sentita ma affrontata con occhi differenti: questo è l’obiettivo che questa rubrica si prefigge.

In occasione di Bologna – Roma i nomi che potevamo rievocare erano tantissimi, anche attuali, ma preferendo spostare l’attenzione su giocatori che attualmente non militano in una delle due compagini, abbiamo deciso di scavare un po’ a fondo negli angoli della memoria. Non troppo, questo è vero, ma da quei tempi è cambiato tantissimo.

Siamo a Monza, quasi 50 anni fa. È qui che parte e nasce il racconto di oggi. Probabilmente, a ripensarci ora, a distanza di tantissime stagioni, poteva sembrare da predestinato il suo esordio. A 16 anni, contro la Juventus. Non capita sempre di debuttare contro la Vecchia Signora, per di più in un ruolo delicatissimo: il portiere.

Un inizio da urlo, il Milan di Arrigo Sacchi che decide di comperarlo, vedendo in Lui qualità futuribili rare. Un perno del futuro, in sostanza. Qualcosa, però, va storto, tant’è che proprio quando sembravano spalancarsi per Lui le porte della squadra rossonera, tutto inizia ad andare a rotoli. Un precampionato incerto lo spinge lontano dalla grigia Milano e lo fa approdare in Emilia –Romagna, dove vestirà le maglie di Cesena e Modena. Un passo indietro, anche se alla sua età è inevitabile dover compiere sacrifici per assicurarsi un futuro di grande avvenire. Due avventure che lo hanno aiutato tanto nella crescita personale ma che, forse, sono risultate un po’ vane.

Ecco allora che Francesco Antonioli, il protagonista de Le Due Metà di oggi, torna a Milano, con più esperienza sulle spalle e i guantoni decisamente più consumati. Il biennio 1991/1993 non va bene: poche presenze, e l’ingombrante ombra di Sebastiano Rossi pronto a rilevarlo. E così succede.

Francesco, però, non si è mai perso d’animo, cercando minuti (e felicità) in posti non propriamente attraenti a livello calcistico. Pisa e Reggiana credono in Lui, e Lui le ripaga. Con i toscani, nonostante la retrocessione finale, la stagione è buona, mentre con gli emiliani, in Serie A ai tempi, le possibilità di mettersi in mostra sono parecchie. E una di queste si chiama Bologna, che lo mette sotto contratto e con Lui, al primo anno, vince il Campionato di Serie B.

A questo punto Antonioli, a 26 anni, ha di fronte a sé un’occasione importante: difendere, da titolare, la porta di una squadra blasonata e piena di ottimi giocatori, tra i quali Paramatti, Nervo, Fontolan e, in attacco, Kolyvanov e Andersson. 4 anni sotto le Due Torri che lo condurranno, udite udite, a raggiungere due semifinali di Coppa Italia e la famosa (nonché maledetta) semifinale di Coppa UEFA contro il Marsiglia.

Da qui, il futuro apre porte inaspettate: arriva la Roma. Con la squadra capitolina, messo al sicuro il posto da titolare, conquista al primo anno lo Scudetto, arrivato anche grazie alle parate del portiere che, da quando partì da Monza, di strada ne aveva fatta. 4 annate contornate da prestazioni altalenanti, ma comunque in linea con quelli che erano gli obiettivi della società giallorossa, cosicché arriva a collezionare 145 presenze totali. Con la città il rapporto non è dei migliori: carattere introverso quello di Francesco, spesso poco incline a lasciarsi andare, come si dice in gergo.

Sampdoria è la tappa successiva a quella romana: la squadra genovese si affida a Lui per un paio di stagioni ma, nonostante tutto, al cuor non si comanda, nonostante lo sguardo freddo e di ghiaccio sembri suggerire altro.

Di nuovo Bologna dove, appena tornato, riconosce tutto l’affetto dei tifosi lasciato qualche stagione prima. Con i felsinei, alla seconda esperienza, riconquista la Massima Serie, dopo due campionati trascorsi in cadetteria.

Il capitolo conclusivo della sua carriera si chiama Cesena, club al quale è tuttora legato.

«Sono figlio di genitori sordomuti, ho imparato a comunicare in due maniere diverse, a vivere in due mondi diversi: uno silenzioso, dove contano i sentimenti e i segni; l’altro, quello normale, che è comune alla maggior parte della gente. La forza morale viene dal primo».

Mi piacerebbe concluderla così la storia di oggi, probabilmente meno estrosa ma più solida e concreta, come era ed è Francesco. Concluderla con una sua frase.

Perché la delicatezza risiede spesso negli occhi di rimane in silenzio, anche quando tutto intorno a Lui c’è confusione.

Bologna – Roma: per Le Due Metà Francesco Antonioli.

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