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Meteore Rossoblù – Riverola, regista blaugrana senza spettatori

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“Bologna presenta il suo Xavi”.

7 giugno 2012: appena conclusa la mirabolante stagione dei 51 punti ecco che tutti i bar bolognesi cominciano ad infervorarsi per la notizia del giorno. Una news stampata a caratteri cubitali sulle prime pagine dei quotidiani sportivi e che spiazza tutti i tifosi.

Così, all’improvviso, i rossoblù prendono un giocatore del Barcellona. Un centrocampista, come suggerito dal titolo, prelevato dalla cantera blaugrana, la più famosa fucina di talenti al mondo. Tra stupore e incredulità ecco che parte la caccia all’identikit del nuovo arrivato: classe ’91, 177 cm per 74 chili – tipico fisico del regista dai piedi buoni scuola Barça – tra l’altro da sempre nel giro delle giovanili catalane.

“Oh questo gioca da quando ha 6 anni nel Barcellona, tristo non può essere” – un pensiero a senso unico nella mente di tutti i lettori, sicuri stavolta di aver pescato il coniglio bianco dal cilindro del mercato.

Il 7 giugno 2012 è dunque il giorno della presentazione di Martí Riverola Bataller da parte della società felsinea. Prelevato a parametro zero immediatamente dopo il termine del campionato 2011/2012, il gioiello blaugrana arriva sotto le Due Torri come diamante grezzo da intagliare e lanciare sui grandi palcoscenici, con enormi aspettative anche da parte della stampa spagnola. Il paragone con Xavi, infatti, era già stato fatto più di una volta in patria, accompagnandone in pompa magna l’approdo nel campionato italiano.

Stessi colori, casacche diverse, ed ecco che a Bologna cresce esponenzialmente l’attesa per il giovane Riverola, con la speranza che si riveli un crack calcistico alla pari degli altri centrocampisti che hanno calcato il sacro prato del Camp Nou.

Barcellonese doc, Riverola entra a far parte della cantera del club nel 1997, proseguendo il suo percorso di crescita fino al 2009. Il piccolo Martí rispecchia esattamente ciò che ci si aspetta da un mediocampista figlio del tiki-taka di Pep Guardiola: dinamico, con spiccata visione di gioco e abile a destreggiarsi negli spazi stretti per servire gli attaccanti. Nell’età d’oro del calcio catalano il brillante prospetto pare essere un altro predestinato: non a caso nel 2009, anno in cui la Champions League si colora proprio di blaugrana, debutta con la squadra B in seconda divisione.

Viste le doti con la palla tra i piedi, non passa molto tempo perché altri club si interessino al regista: nel 2010 viene girato in prestito per “farsi le ossa” al Vitesse, nelle Eredivise olandesi, dove totalizza 15 presenze e due gol. Ma è la stagione 2011/12 a rappresentare lo spartiacque della carriera di Riverola, grazie al ritorno in Liga2 condito da 31 presenze e addirittura 5 marcature. Davvero niente male per un giovane centrocampista in rampa di lancio.

Le voci sul promettente Riverola arrivano fino in Italia, ed è così che il Bologna del presidente Albano Guaraldi comincia a sentire odore di campione. Nell’estate 2012, come detto, sbarca all’ombra del Nettuno a parametro zero, caricando di aspettative un ambiente già di per sé euforico dai risultati del campionato precedente.

C’è un nuovo direttore d’orchestra in città, pronto a far girare a pieno regime la banda di mister Pioli.

Dopo aver rodato il giocatore con la primavera rossoblù, si comincia a fare sul serio in serie A. Peccato che per i primi due mesi Riverola rimanga fuori dai giochi per un problema agli adduttori, per poi essere spedito in panchina, surclassato dalla concorrenza dei vari Perez, Taider e Kone.

Il primo ciak del regista felsineo arriva il 28 novembre, quando gioca da titolare in Coppa Italia nella vittoria contro il Livorno, per poi scomparire nuovamente per diversi mesi dai radar di allenatore e tifosi. Tolti i 51 minuti giocati contro il Milan, il 20 gennaio, la stagione di Riverola è già finita, costellata da una lunghissima sequela di panchine e tribune poiché inutile al gioco dell’allenatore. È lo stesso Pioli infatti, secondo voci di corridoio, a definire il piccolo Martí “troppo gracile” per la fisicità del campionato italiano, preferendogli giocatori sicuramente meno tecnici ma di maggiore quantità.

Nessun effetto speciale dunque nel film del talento catalano, che viene presto dimenticato dagli spettatori bolognesi. Da potenziale fuoriclasse a oggetto misterioso separato in casa: la parabola discendente dello spagnolo ha dell’incredibile, mettendone in luce l’inadeguatezza alla serie A e la scarsa tenuta fisica.

Terminata la stagione, Riverola viene subito mandato in prestito prima al Maiorca e poi in Austria all’Altach, collezionando in due anni soltanto 19 presenze e una rete. Gli scarsi risultati e la mancata crescita sul piano tecnico-tattico convincono così il Bologna a non rinnovargli il contratto nel 2015, facendolo finire tra i giocatori svincolati.

È quindi il Foggia ad assicurarsi le prestazioni di Riverola, facendone il perno del proprio centrocampo. In un anno e mezzo di Lega Pro sono 56 le presenze da titolare con i rossoneri, prima di passare ad inizio 2017 tra le fila della Reggiana (oggi Reggio Audace). Qui milita fino all’anno successivo, per poi accasarsi prima all’Ibiza nel 2018, dove totalizza un’altra manciata di partite da titolare, e infine all’Andorra (Segunda Division) nell’attuale stagione 2019/20.

Talento errante del calcio europeo, Riverola sembra dunque non aver mai concretizzato i “numeri” che aveva mostrato nella cantera del Barcellona, facendo presto dimenticare di sé anche sotto le Due Torri.

 

Fu così che, il 7 giugno 2012, a Bologna si festeggiava per l’arrivo di un regista blaugrana. Uno di quelli “dai piedi buoni”, paragonato dai giornali al mostro sacro Xavi. Forse, però, si erano dimenticati di specificare che arrivava dal Barça B, e che con Xavi non ci aveva mai giocato. Ma in fondo dopo una vita nelle giovanili nel Barcellona, tristo non poteva essere.

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