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PORTANOVA: le prime parole a Genova – 1 febbr.-

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DANIELE PORTANOVA
Andata e ritorno, un viaggio di tredici anni e qualche mese. “Ero giovane, facevo il militare…”. Se ne era andato da sconfitto, o quasi. E’ ritornato da vincitore. Della serie, la ruota gira. Quattro figli dopo, Daniele Portanova è rientrato come acquisto pesante. In campo, nello spogliatoio, nel gruppo. Uno che dice pane al pane, vino al vino e ci mette la faccia, quando sarebbe facile prendere la porta. Uno da non fare arrabbiare. “Si dice che nel calcio non esistano più i valori. Non la penso così, non lo è. Le mie esperienze dicono altro e il distacco da Bologna lo ha confermato. Mi sono commosso per l’affetto, la riconoscenza, le dimostrazioni”. Sguardo diretto e parole che sgorgano sincere. Come sincero è ‘sto omone che si fa rispettare e ha una parola sola. “Mica si vince, con le parole. E poi non sono un comunicatore. Parla il campo, sempre. La maglia sudata, l’impegno, la dedizione, il sacrificio. Sono orgoglioso di questo ritorno, pronto a lottare per questa società, questi tifosi, questi colori”. “Ora il Genoa ha un organico importante, dobbiamo dimostrarlo con il carattere, la determinazione, il coraggio” dice al fianco di Denis, il figlio divenuto in un amen la mascotte di Villa Rostan. Anche lui giocatore, da attaccante, nelle giovanili del Bologna. Serve altro da spulciare nel Portanova pensiero? Dal manuale di Daniele. “Il singolo può fare poco, se non è sorretto dalla squadra. Si deve lavorare da squadra, combattere da squadra, vincere da squadra. No, non mi sento emozionato. L’emozione per me è un’ambizione: dare il massimo”.

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