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RdC – La semina dei giovani non ha ancora reso un buon prodotto – 8 Feb

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Quando un contadino controlla che la semina non frutta come si sperava, bisogna controllare se il problema siano stati i semi o la cura del contadino. Se quelli che promettono bene solo poco meno della metà (senza contare coloro che ballano nel limbo dell’incertezza), allora chi ha seminato dovrà farsi due conti in tasca.
Uno dei quattro comandamenti a Casteldebole (oltre a rimanere in Serie A, onorare la classifica e divertire i tifosi) è sempre stato quello di far sbocciare nuovi talenti.
Nì, fino ad adesso più incertezze che conferme.
Iniziando da queste ultime, non si può non menzionare Verdi (da 1,5 milioni di euro a 25 milioni il passo non è così breve). Ma di lui sappiamo già tutto, compresa la volontà di svilupparsi sotto le Due Torri. Suo grande amico e compagno di reparto d’attacco è Di Francesco, il quale, dopo un inizio di stagione confortante, ha passato un periodo di secca per via degli infortuni.
A centrocampo, Pulgar non ha fatto rimpiangere Diawara (non ditelo in giro, però) perché bisogna ammettere che il guineiano aveva assunto il ruolo di intoccabile come regista.
Chi, invece, ha abbandonato il campo per sbocciare definitivamente è stato Okwonkwo, le cui tre belle foglie avranno motivo di essere un vanto a Brescia.

Nel limbo dell’incertezza ballano Mbaye, Masina, Helander e Donsah, giocatori che possono (e devono) fare il salto di qualità ma non ne sono ancora stati capaci.
Infine, le “mezze” delusioni con Nagy, Krafth, Keita e, soprattutto, Krejci, abbandonati nell’orto dietro casa.

Insomma, la crescita dei giovani non è ancora quella sperata e il modello-Atalanta (per intenderci) è ancora ben lontano dai radar.

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