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Bologna

Rèna e Gricîṡia -14 Giu-

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Rèna e Gricîia

 

Parafrasando Schopenhauer, questa campagna trasferimenti è un eterno pendolo stra la rèna e la gricîia, fra la miseria e l’avarizia. Il tutto calcisticamente parlando, perché in quel mondo, nell’ampia fauna di ricchi non scemi, sgnurón ch’i n én brîa di caméll, e furbi non ricchi, furbén in bulatta, possiamo star certi che la disponibilità di quello che guadagna meno, farebbe chiedere a qualsiasi cassintegrato se Bulåggna l’é da vànnder. Parliamo della città, non della squadra, ch’i n èven mâi da tôrel in parôla

Passiamo allora in rassegna un po’ del lessico bolognese su questi due concetti. Per quanto riguarda l’avarizia abbiamo al grécc’,  di origine incerta e altrimenti detto, in una lingua che non conosceva il politically correct, al rabén, lo Shylock nostrano. Sulla figura si sprecano i modi di dire come avair di scarpión int al catuén, gli scorpioni nel borsellino o quello, simile all’italiano, avair al brazén cûrt. A nostro avviso però, il più bello e genuinamente petroniano è avair la man ed Faulén, che per forza di cose tirava fòra d’in bisâca, dalla tasca, la mano sempre tesa, con le dita ben serrate e quindi incapace di estrarne alcunché.

Venendo alla miseria, una miêria che proverbialmente la fà i cinén, è così ben insediata da riprodursi, abbiamo dei termini che sono passati nello slang italo-bolognese, come avair dla rèna, della rana, o dla plómma, della pluma, da cui il plumån, il gergale plumone, che si distingue dal grécc’, che non vuol dare ciò che ha, nel non poter dare ciò che non ha. Ci sono altri termini che invece tendono a scomparire anche dal dialetto, come avair dla clénnica o anche avair dla mécca , detto che tende naturalmente a seguire il destino del nome che l’ha generato, una schiacciatina a base di farina di mais, ed furmintån, alimento evidentemente di scarso appeal.

Tornando allora, forti di questo ripasso lessicale, al mercato estivo dei calciatori, non possiamo che incitare gli operatori rossoblù facendo nostre le parole di San Bernardo da Chiaravalle, magistralmente tradotte da Gigén Lîvra in un libro di qualche anno fa: «La gricîia l’é un canpèr da mindécc par pòra dla plómma».

 

 Alé Bulåggna !!!                                                               14 ed żóggn 2013

Gallo

 

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