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RS – STADIO: Ieri i cinquant’anni dalla scomparsa di Dall’Ara – 04 giu

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Tutta la Bologna calcistica si è fermata un momento, ieri: ricorreva il cinquantesimo anniversario della scomparsa di Renato Dall’Ara, “il Presidentissimo”, l’uomo che fece grande il Bologna e che gli regalò cinque Scudetti, tra cui l’ultimo, che i suoi ragazzi conquistarono pochi giorni dopo la sua scomparsa. Era il 3 giugno del 1964, Dall’Ara stava parlando con Angelo Moratti, presidente dell’Inter che si giocava il titolo in uno spareggio, nella sede della FIGC. Ebbe un malore, si accasciò e si spense a 72 anni. 
Era arrivato da Reggio Emilia, imposto dal regime fascista quasi contro la sua stessa volontà, aveva preso però a cuore quel “dovere” e si era conquistato l’amore e il rispetto di tutti: merito di un carattere buono e di un intelligenza acuta, che gli permise di trovare il “suo” allenatore, Bernardini.


Insieme costruirono quel Bologna che giocava così bene che solo in Paradiso. Amò la squadra e la città, che a sua volta gli restituirono amore infinito, che dura tutt’oggi. Ieri c’era tutta la città unita nel suo ricordo, cerimonia voluta dalla famiglia: i suoi giocatori, Pavinato, Pivatelli, Perani che ha portato una rosa fasciata di rossoblù che ha posato sulla tomba del suo amato presidente. Per il Bologna c’era il responsabile della comunicazione Carlo Caliceti, poi il preparatore dei portieri delle giovanili Gianluca Pagliuca, cresciuto nel mito di quel Bologna e di quel Presidente mai visti ma sognati. C’era la città, l’assessore Luca Rizzo Nervo, e la Bologna della pallacanestro: Claudio Sabatini, Dante Anconetani.
La messa è stata celebrata da don Luciano Luppi, parroco del Bologna e di Casteldebole, che ha ricordato come – cresciuto in una famiglia in cui il calcio non era motivo d’interesse – si appassionò al pallone proprio grazie a quell’uomo buono, intelligente, entusiasta. Che seppe regalare un sogno alla città e che proprio oggi, con il Bologna in B e sommerso dai debiti e dall’incertezza, manca come non mai. 

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