RS – STADIO: Il problema è mentale? Ecco la soluzione! (più o meno…) – 29 apr

Il Bologna che cammina pericolosamente sul filo di una retrocessione sfiorata per tutta la stagione e che ora, giornata dopo giornata, si fa sempre più drammaticamente realista, impone una riflessione a 360°.
Se è vero come è vero che la rosa appare poco competitiva così come appariva anche a settembre, con l’aggravante della cessione di Diamanti (unico giocatore che bene o male con una giocata poteva inventarsi qualcosa) è altrettanto vero che la disarmante mollezza con cui la squadra si consegna al boia di turno deve imporre un attenzione anche sul piano psicologico.

Per questo da qualche tempo Ballardini è entrato in contatto con Giovanni Gabrielli, mental coach della nazionale italiana di sci. Per cercare di entrare nella testa dei giocatori e capire come mai questi sembrano non riuscire più a garantire un rendimento seppur minimo: nessuno chiedeva a Bianchi di segnare 20 gol, per esempio, ma certo era lecito attendersene più di 3. Così come il crollo mentale di Diego Perez, uno dei pochi calciatori esperti in rosa, è molto più dannoso di quel che si può pensare, privando la squadra di un leader. “El Ruso”, giocatore che sulla grinta ha costruito una carriera, non può essere quello timido e spaurito visto nel 2014.

Ma cos’è il mental coaching? Trattasi di vere e proprie “mini-lezioni” di psicologica motivazionale, atte a portare la mente su focus diversi da quelli che ci impediscono una corretta autostima. Il mental coach è una figura che nello sport sta trovando sempre più utilizzo, visto che quando si parla di agonismo  il credere in quel che si fa è fondamentale.
Basterà? Chi lo sa. Certo è che, a questo punto, tanto vale provare ogni strada per evitare una retrocessione che ogni giorno pare più probabile. 

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