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Sandy Flash Back – Il padre della sposa – 3 Dic

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Una volta mi capitó di essere invitato ad un matrimonio di un giocatore di calcio di seconda categoria, organizzato una domenica a campionato già iniziato. Il suo mister si arrabbió con lui, perchè con la sua mossa non solo aveva lasciato la squadra senza di lui, ma rischiava di portar via anche altri membri della rosa invitandoli alla cerimonia. Gli disse che un giocatore, o una qualsiasi persona che abbia a che fare col pianeta calcio, conosce bene una delle regole non scritte, cioè che la domenica, durante il periodo del campionato, è sacra, e non vanno organizzati matrimoni o altre feste del genere. Ma questa regola vale anche per la figlia di un allenatore ancora senza panchina a due giorni dall’inizio del campionato? Sembra di no, infatti la figlia di Malesani organizzó il suo matrimonio per domenica 26 settembre 2010, quinta giornata di campionato, la giornata di Catania-Bologna. Forse la ragazza aveva pensato che dato che suo padre era senza panchina non ci sarebbero stati problemi, e che prima della quinta giornata di campionato non ci sarebbero dovuti esser cambi d’allenatore, quindi per suo padre non ci sarebbe stato nessun problema, ma non aveva fatto i conti con la rivoluzione che stava succedendo a Bologna…

Porcedda, diventato proprietario del club rossoblu, si era trovato già in casa mister Colomba, ma dopo un mese di tensione, e molte incomprensioni, insieme al suo direttore sportivo Carmine Longo, alla vigilia della prima partita di campionato, aveva deciso che era il momento di cambiare, esoneró l’allenatore, e dopo l’esordio con Magnani in panchina, pareggiato 0 a 0 con l’Inter di Benitez, ingaggió proprio Malesani. Il mister veneto collezionò nelle prime tre partite quattro punti, e senza dire niente del matrimonio alla stampa, si presentó a Catania pronto per la prima delle due fatiche della giornata. 

Il Catania di Giampaolo partì forte, e si fece subito pericoloso con una punizione di Mascara, e un tiro di Gomez da calcio d’angolo, ma fu il Bologna a punire per primo….

Al minuto quaranta, l’arbitro concesse un rigore dubbio per un fallo su Siligardi, ma Di Vaio clamorosamente lo sbaglió, segnando poi sulla ribattuta il gol dell’1 a 0 , il classico gol beffa per gli amanti del fantacalcio. 

Nel secondo tempo il Catania tornó a farsi pericoloso, e dopo un paio di gol sbagliati da Mascara e da Maxi Lopez, al minuto ventuno il Catania pareggió con un autogol di Britos, intervenuto scoordinato su un cross di Marchese. A questo punto gli etnei continuarono a spingere, e sfiorarono la vittoria con un tiro di Mascara che colpì in pieno la traversa. Nel frattempo, al minuto trentuno, ci fu un esordio indimenticabile per me tra i rossoblu, per la prima volta scese in campo Gaston Ramirez, e mai un mio giudizio fu più sbagliato su un giocatore, “Non mi ha entusiasmato più di tanto” dissi a fine partita, peccato che da li in poi di quel giocatore mi innamorai, non vedendo l’ora di vederlo giocare alla domenica.

Ma torniamo al nostro mister, il padre della sposa, a fine partita lo aspettava la seconda fatica di quel pomeriggio, corse negli spogliatoi, evitó qualunque intervista di tv, radio o giornali, raccolse in fretta le sue cose, e corse all’aeroporto a prendere il primo volo per Verona, perchè una sposina lo stava aspettando sulla soglia della chiesa per essere accompagnata all’altare… 

Ma come dice il proverbio, “Presto e bene non stanno insieme”, infatti Malesani riuscì si ad arrivare in tempo al matrimonio, ma nella fretta si scordó una cosa importante, si scordó il vestito per il matrimonio, e dovette accompagnar all’altare sua figlia, a braccetto sulle note della marcia nuziale, con indosso la divisa del Bologna. 

Me lo vedo Albertone, tra qualche anno, col nipotino sulle gambe, sfogliare il vecchio album delle fotografie di famiglia, passare su quelle di quel matrimonio, e vedersi con quella giacca con lo stemma rossoblu, lo immagino sorridere e ripensare a quell’anno, a quelle emozioni, e a tutto il caos che dovette affrontare, facendo sempre da parafulmine, difendendo la squadra e tenendola lontana da tutto quello che stava succedendo sui piani alti di Casteldebole, fino ad accompagnarla alla salvezza finale.

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