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Bologna

“Tifo disorganizzato” 14 marzo 2018

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Al termine di Bologna Sassuolo mi ero portato a casa un cavedano che da allora mi fa compagnia.

Domenica scorsa il cavedano mi ha chiesto di riportarlo allo stadio per assistere a Bologna – Atalanta. E’ stato molto contento ha ritrovato molti suoi simili, annidiati nei calzini e nelle mutande dei gocciolanti tifosi rossoblù.

Avrei voluto regalargli una domenica vittoriosa con un Bologna capace di portare uno squarcio di luce nel temporale, invece il cavedano ora è molto depresso e non so come tirargli su il morale.

Per un tempo ci ha creduto. Ha creduto che Don Adoni potesse essere più forte del Papu. Ha creduto che Un Di Francesco valesse più di una Dea, che un’Ave Natti bastasse per essere un buon Cristante.  Ma non c’è Cristante che tenga. Il Bologna inizia benino e il cavedano guizza di gioia.

Verdi sfiora il palo su punizione e l’Atalanta sembra persino un po’ svogliata, ma nei minuti finali del primo tempo l’Atalanta si fa tambureggiante come l’acqua sulle teste dei pochi tifosi. Mirante disinnesca il Papu, Petagna si disinnesca da solo e le incursioni di Spinazzola di pesce non vengono tramutate in goal nonostante i difensori rossoblu restituiscano puntualmente palla al centrocampo nerazzurro.

Siamo nella ripresa, ma non in quella del Bologna che si restringe sotto la pioggia. Il cavedano boccheggia sotto gli attacchi avversari che ci mettono sempre più alle corde. Gasperino il carbonaro pesca dalla panchina Ilicic mentre Don Adoni che mette Sottiletta per Di Francesco fa la figura del Marchese del Grullo.

L’Atalanta avanza, il Bologna arretra, i difensori quasi escono dallo stadio e di conseguenza avanzano tutti gli Atalantini. Soprattutto De Roon che gioca dalla metà del primo tempo con un caspo di lattuga in testa approfitta del briefing rossoblu in area per presentarsi da solo e infilare la rete da pesca.

Il Bologna si butta. Non all’arrembaggio. Si butta e basta. Si butta via, butta via la partita e non trova nessun guizzo che faccia pensare al cavedano di poter godere di un tuffo di gioia. Piange il cavedano, fatico a distinguerne le lacrime dalla pioggia. Strizzo la sciarpa e le mutande. Ce ne usciamo tra i lamenti e l’insofferenza della gente.

Battuti anche da una Dea che schiera Cristante e il Papu.

Non c’è più religione….

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