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Sine qua non – Le “inaugurazioni” dello stadio del Bologna

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SINE QUA NON, siamo qua noi – Le “inaugurazioni” dello stadio del Bologna

Oggi, per la rubrica “SINE QUA NON. Siamo qua noi”, mi permetto di consigliare la lettura di due libri: Alessandro Goldoni, Storia di Bologna. Dalle origini ai nostri giorni, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, Pordenone 2018 e Carlo Alberto Cenacchi, Eneas. Una storia di saudade tra Bologna e il Brasile, La Mandragora, Bologna 2018.

Si tratta di due libri ovviamente molto diversi: il primo affronta per intero la storia della città felsinea, dai primi insediamenti villanoviani fino quasi ai nostri giorni; il secondo, invece, è una monografia su uno dei calciatori più amati dai tifosi rossoblù. Io stesso, che negli anni ’80 ero un ragazzino che giocava per le strade nei vicoli di Napoli, ero da tutti soprannominato il bolognese e tutti sapevano che il mio calciatore preferito era Eneas. Purtroppo, non avevo il talento né la forza fisica del giocatore brasiliano, che nella mia fantasia sarebbe diventato, prima o poi, il nuovo Pelé!

Del secondo libro conto di parlarvene in maniera più approfondita nel prossimo articolo. Oggi, invece, vorrei parlarvi del primo e soprattutto del paragrafo intitolato: “Il linciaggio di Zamboni e i ‘fuorigioco’ di Arpinati”. Di Leandro Arpinati abbiamo parlato più volte (leggi qui e qui), abbiamo già raccontato che il numero due del fascismo fu podestà di Bologna, che fu presidente prima della FIGC e poi del CONI. Abbiamo raccontato del suo coinvolgimento con il quotidiano sportivo “Corriere dello Sport” che, cambiato nome in “Littoriale”, divenne l’organo ufficiale dello Sport italiano. Il nome Littoriale derivava proprio dal nome dello stadio che lo stesso Arpinati fece costruire nel 1925.

Credo sia molto importante rimarcare che fino al 1927 lo stadio del Bologna rimase lo Sterlino, laddove il Bologna conquistò il suo primo scudetto nel 1925 (e che scudetto! Dopo 5 partite disputate contro il Genoa per la vittoria del Campionato Lega Nord, prima della finalissima contro l’Alba Roma, ma allora la differenza tra le due divisioni era abissale e la finale vera e propria veniva considerata quella per l’assegnazione della Lega Nord).

Il 31 ottobre 1926, intanto, avvenne l’inaugurazione del nuovo stadio. Leandra Arpinati volle fare le cose in grande: invitò Mussolini che “tiene il discorso di apertura, dopo essere arrivato all’interno della grande arena a cavallo, vestito in alta uniforme” (Goldoni, pag. 306). Purtroppo, quella che avrebbe dovuto essere una giornata di festa si trasformò in una tragedia: “Qualche ora più tardi, infatti, mentre l’Alfa Romeo rossa di Mussolini, guidata da Arpinati sta svoltando da via Rizzoli in Via Indipendenza […] vengono esplosi alcuni colpi di pistola. Un proiettile sfiora il Duce e si conficca nell’imbottitura del sedile dove è seduto” (ibidem).

Gli eventi che seguirono sono ben noti, così come è nota la morte di Anteo Zamboni. Lasciamo agli storici il compito di ricostruirne gli avvenimenti. A noi piange il cuore l’idea di dover collegare l’inaugurazione dello stadio Littoriale, che poi sarebbe diventato Comunale e infine Dall’Ara (nel 1983, anche di questo abbiamo già scritto) a un episodio così buio.

Questo è il motivo per cui consideriamo la vera inaugurazione dello stadio il 29 maggio 1927, quando si disputò la partita Italia Spagna, vinta dagli azzurri per 2 – 0. A quella partita assistettero il re Vittorio Emanuele III e il Principe Don Alfonso, infante di Spagna. “La Stampa” il 30 maggio 1927 titolò “Il Re, l’Infante di Spagna e centomila persone assistono a Bologna all’incontro calcistico italo-spagnuolo”. Molto probabilmente i numeri furono soprastimati, ma l’inviato del giornale torinese si fa prendere dall’emozione e scrive: “Il Littoriale di Bologna è stato ieri inaugurato in maniera solenne, e con una vittoria italiana. Forma tanto solenne da distrarre, quasi l’attenzione del pubblico dal gioco e da allontanare la mente dal significato dell’incontro. Credo che mai una partita di calcio si sia svolta sul Continente Europeo in un ambiente simile a quello di ieri. 70.000 spettatori. Uno spettacolo assolutamente eccezionale. Uno stadium di una grandiosità senza pari, un campo meraviglioso, una giornata splendida, un recinto calcolato per ospitare 60.000 spettatori e nel quale se ne stiparono 70.000, mentre almeno altre 10-15.000 rimasero fuori per mancanza di spazio.”

Che dire?! Questo è il nostro stadio che dal 1927 ha visto tantissime giornate di festa. Noi lo vogliamo ricordare con lo stesso entusiasmo con cui lo descrive il giornalista de “La Stampa”.

Ancora una raccomandazione per chi ama la storia di Bologna: leggete il libro di Alessandro Goldoni. È una occasione per imparare o ricordare tantissimi avvenimenti della nostra amata città.

Amedeo Gargiulo

 

 

 

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