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Stadio – Il Bologna è davvero “una grande famiglia”

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Damiano Fiorentini/1000cuorirossoblu.it


Se due indizi fanno una prova, qui ne abbiamo almeno tre ogni partita e quindi possiamo dare una sentenza: il Bologna è davvero una grande famiglia unita. Le parole di Thiago in conferenza non sono casuali, tutti remano dalla stessa parte e sono felici. Non c’è astio, ma sana competizione, e quando poi accade che Sansone sblocchi un match fino a quel momento imbrigliato nella tattica ecco Joshua Zirkzee correre tra i cartelloni pubblicitari per essere il primo ad abbracciarlo per poi entrare e provare a far meglio. Non può essere sempre un caso: è tutto vero invece, i ragazzi sono una squadra unita ma non solo loro: Motta ha coeso tutti i reparti, dalla dirigenza ai magazzinieri, da chi sta tutti i giorni a Casteldebole per curare il centro tecnico fino all’ultimo arrivato, tutti si sentono coinvolti in questo percorso del quale noi vediamo solo il risultato alla domenica e ne possiamo gòdere, detto alla Thiago.

C’è chi ha disputato un grande 2023 ma per ben tre partite consecutive viene scelto di inserirlo a gara in corso come Orsolini: non ci sono mugugni o gesti di rivalsa, ma al contrario dopo il gol valido di Bergamo corre verso la panchina ad abbracciare il mister per ringraziarlo, Orso oggi è capocannoniere con 8 gol alla pari di Arnautovic. C’è chi trova meno spazio ultimamente ma se andiamo a vedere sono sempre i primi a festeggiare i compagni, come De Silvestri e Lykogiannis o chi il 2023 vorrebbe dimenticarlo fino ad ora, come Marko Arnautovic, che manda messaggi social prima e dopo le gare per incitare i compagni da lontano e dimostrare una vera unità d’intenti: la scorsa settimana dopo il gol ritrovato di Musa Barrow non aveva esitato a dimostrare la sua felicità davanti al popolo social.

Loro sono il prodotto di un lavoro umano ancor prima che tattico, e il progettista ha il nome di Thiago Motta: dal suo arrivo pian piano ha costruito prima dei veri e sinceri rapporti umani con chi sta sopra di lui (la dirigenza) e poi con ogni singolo reparto di lavoro, e come lui anche il suo staff. Questi risultati non sono solo merito dei calciatori, ma di una vera e propria “famiglia” che ogni giorno lavora per far si che tutto sia al meglio, da chi cura i campi al “Galli” a chi sta dietro ai fornelli, da chi si occupa della logistica a chi sta negli uffici, fino ad arrivare ai ragazzi che scendono in campo. Proprio loro sono i primi a dimostrare che non c’è un singolo ma c’è un gruppo, c’è sacrificio nell’aiutare il compagno con una corsa in più, c’è disponibilità a trovare il passaggio in più per arrivare al risultato migliore. Insomma, se il Bologna oggi occupa la posizione in cui si ritrova il merito è di tutti: “We Are One” non è solo uno slogan, tutto il Bologna è davvero una cosa sola.

Fonte – Claudio Beneforti, Corriere dello Sport – Stadio

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