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Tacopina e Saputo vs Zanetti: a chi il match? – 8 ott

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A pochi minuti dalla notizia, abbiamo voluto disegnare un quadro delle due figure imprenditoriali che sono state in “lotta” per la leadership della nostra squadra. Lunga vita al Bologna e ai Bolognesi.

 

Avete presente Una poltrona per due, la commedia evergreen del 1983 che sta alle vacanze natalizie come il ragù sulle tagliatelle? Pur mancando ancora due mesi e mezzo al cenone della Vigilia, in questi giorni a Bologna sta andando in scena una versione tutta rossoblù della celeberrima pellicola. Solo che, nei panni dell’affermato manager e dello straccione che finisce per rubargli il posto, non ci sono gli esilaranti Dan Aykroyd ed Eddie Murphy, bensì Massimo Zanetti e Joey Saputo. Entrambi imprenditori, entrambi facoltosi, entrambi con il Bologna FC 1909 nel mirino, i due attori di questa curiosa rivisitazione in salsa emiliana si affacciano sul palcoscenico del Dall’Ara con premesse tutt’altro che affini.

Conosciamoli meglio, cominciando da chi sulla poltrona si ritrova già comodamente seduto.

Massimo Zanetti, quello de “il Bologna ai bolognesi”, è nato sessantasei anni fa a Villorba, in una succursale felsinea dell’hinterland trevigiano (???).

Il colpo grosso Mr. Caffè lo piazza negli anni 70′, quando acquisisce la proprietà della torrefazione Segafredo. Valicate le Alpi alla conquista del mercato internazionale, nel giro di un trentennio il buon Massimo si affaccia in Portogallo, Francia, Austria, nella soleggiata America del sud e nella plumbea Scandinavia, culminando la gloriosa espansione con uno sbarco negli U.S.A.

Con un fatturato di milleduecentomilioni di dollari (scritto per esteso rende decisamente di più), la Massimo Zanetti Beverage group può vantare oggi più di venti marchi d’eccellenza tra internazionali e non, che proiettano holding nel firmamento dell’industria del caffè a livello planetario.

Ex Senatore di Forza Italia nonché ex sponsor del Bologna Calcio, Zanetti, in tandem con Giovanni Consorte, nel 2010 rileva il Bfc dall’allora presidente Porcedda, scongiurando l’incubo fallimento.

Il resto è storia recente e non troppo felice. Una storia fatta di screzi con i soci, di scelte discutibili e discusse -vedi riassunzione di Baraldi nel ruolo di A.D.- e di dimissioni shock consegnate tra gli sguardi adombrati di chi, dopo anni di gestione sciagurata, auspicava per il Bfc un periodo di sacrosanta tranquillità. Era il 21 gennaio 2011 e di lì a poco avrebbe avuto inizio il pontificato di Albano Guaraldi.

Oggi i la situazione sembra essersi ribaltata, con il re del caffè disposto ad afferrare il timone della stessa nave abbandonata quasi quattro inverni fa.

Ma a questo punto la melodia suona una nota stonata.

Ciò che fa storcere il naso dell’aumento di capitale sottoscritto lo scorso 25 settembre è la tempistica. Perché, dopo anni di disinteresse per i colori rossoblù e la possibilità di tornare in auge in tempi non sospetti, il signor Segafredo ha scelto di riemergere dal sottobosco proprio quando le trattative intavolate dalla cordata americana stavano entrando nel vivo? Sordo all’esultanza della curva, che al grido di in Joe and Joey we trust già pregustava l’uscita dal tunnel a suon di dollaroni, Massimo Zanetti ha mandato tutto a monte servendo alla piazza un colpo di scena degno del miglior Hitchcock. Con buona pace di Joe Tacopina e Joey Saputo.

Quest’ultimo, in particolare, agli occhi del tifoso ha tutti i crismi del salvatore della patria.

Il cinquantenne imprenditore canadese di chiare origini italiche -papà Lino emigrò in Québec dalla provincia di Palermo- è il titolare della Saputo Incorporated, colosso mondiale nel settore lattiero-caseario. Il gruppo, quotato in borsa, vende i suoi marchi in più di quaranta Paesi e fornisce lavoro a quasi tredicimila dipendenti. Ma Joey Saputo non è soltanto la sua azienda. Il potente magnate ha dimostrato di possedere un certo feeling con lo sport e con il calcio in particolare. Il Montréal Impact vede la luce proprio grazie alla volontà di Joey di fondare nella propria città un club professionistico. Nata nel dicembre del 1992, la squadra canadese milita oggi nella MLS e che annovera tra i propri tesserati Matteo Ferrari, ex stopper di Parma, Roma e Genoa, l’ex Lecce Ignacio Piatti e, soprattutto, l’indimenticato capitano rossoblù Marco Di Vaio, fresco di addio al calcio giocato. Da patron che si rispetti, Saputo non ha esitato a mettere le mani al gonfissimo portafogli per regalare al club uno stadio nuovo di zecca: lo Stade Saputo, edificato appena sei anni fa e da allora già ampliato e ristrutturato.

I suoi sicuri investimenti sarebbero manna dal cielo per un Bologna più che mai bisognoso di nuova linfa. Ecco perché i tifosi non saluterebbero con inni e palme un eventuale Segafredo-bis. Zanetti, dopo aver introiettato nelle casse societarie i fondi necessari per tamponare le imminenti scadenze, si dice pronto a subentrare a Guaraldi nel ruolo di presidente. L’american dream del Bologna Calcio è definitivamente sfumato? Le indiscrezioni che vorrebbero Joey Saputo molto vicino all’ambiente parmense parrebbero dire di sì, ma, come disse una volta un tizio famoso, “non dire gatto…”

La telenovela è ormai agli sgoccioli. La poltrona del Bfc si appresta a conoscere finalmente il nome del suo nuovo padrone al termine di una bagarre che non si è fatta mancare sorpassi e controsorpassi e che potrebbe regalare alla platea un ultimo colpo da teatro. Esattamente come nel film, anche se con interpreti diversi. Persino i sorrisi restano immutati. Speriamo solo che non diventino amari come una tazzina di caffè senza zucchero.

 

 

 

Si ringrazia Andrea Bonini per la collaborazione.


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