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Bologna

Via-wara? – 1 lug

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Probabilmente, tutti l’abbiamo pensato e forse lo pensiamo ancora: Diawara è gran bel giocatore. Quanto meno, è probabile che lo diventi. In questi giorni di Europei, a spanne, abbiamo capito anche quanto possa valere. Perché vedere il diciottenne Renato Sanches dettare legge contro la Polonia e oscurare la figura del suo compagno di squadra Cristiano Ronaldo, ci ha dato la possibilità di creare una comparazione: il talento portoghese è stato acquistato per 35 milioni di euro dal Bayern Monaco (più 45 di bonus); la proporzione con i 15/20 richiesti dal Bologna per il giovane Guineano è accettabile, anche se un filo presuntuosa visto che stiamo analizzando le gesta eroiche unicamente di una stagione. Ma è vero che la Società rossoblu, a cominciare dall’amministratore delegato Claudio Fenucci vuole mettere nel conto anche le possibilità di crescita futura del giovane. E questo è giusto e logico. Tutto, comunque, rientra in una pianificazione che parte più da lontano e, precisamente, dal Canada, quando, in tempi ormai remoti, Joey Saputo impose la linea rossoblu (che è poi la stessa che ci ha salvato dal baratro e che ci prospetta un futuro, nemmeno tanto lontano, di godimento puro); il chairman ha ben chiaro il fatto che il Bologna Football Club 1909 debba reggersi sulle proprie gambe. Tradotto: io investo pesantemente in infrastrutture per far crescere finanziariamente il valore ed il patrimonio della Società (perché di questo si tratta), mentre il lato sportivo è nelle mani della dirigenza che va dal succitato Fenucci a Marco Di Vaio passando per il Direttore sportivo Alberto Bigon. A questi ultimi, l’ingrato compito di far quadrare successi e parsimonia, due elementi che nel calcio dei fuochi d’artificio e dei fallimenti sembrerebbero quasi inattuabili e, sicuramente, inattuali. Su quest’ultimo punto, infatti, bisogna sempre fare i conti con la piazza nella quale si insiste, che sia Milano, Napoli, Roma e, perché no, Bologna. E la nostra fortuna è proprio questa: piazza Maggiore (per usare un luogo che ci racchiuda simbolicamente tutti) è una piazza di qualità e di valore, di cultura e raziocinio. Soprattutto poco incline a sentirsi dettare legge da chi non ha interesse per quella stessa piazza. Nel caso in questione, la forzatura del procuratore del talento scoperto dall’ex Ds rossoblu, Pantaleo Corvino, sembra essere quella di “far cassa”. L’avvocato Daniele Piraino, infatti, subentrato a gennaio al precedente procuratore incaricato, Roberto Visan (primo scopritore di Diawara), batte i piedi ed è pronto alla rottura con il Bologna. Una rottura che appare difficilmente sanabile visto che l’adeguamento proposto al ragazzo da parte del Bfc sembrerebbe essere più o meno un terzo di quanto offerto dagli spagnoli del Valencia, secondo quanto affermato dallo stesso Piraino. A quanto si sente, Diawara vorrebbe andar via nonostante appena due giorni fa, dal ritiro di Castiadas, sul profilo Facebook del ragazzo apparisse l’hashtag weareone. Delle due l’una. O, davvero, We are one – ovvero siamo un’unità di intenti e prospettive o non è così e allora anche le lacrime e la commozione imbarazzata della presentazione ufficiale di Diawara a Casteldebole sono fuffa. Tendenzialmente, sono uno che è portato a credere nella genuinità dei giovani, qualunque forma prenda, e pensare che quelle lacrime o quel #weareone possano essere false è un elemento di disturbo in questa opinione. Un altro elemento che, comunque, penso sia giusto porre in evidenza è il fatto che Diawara sia diventato Diawara proprio grazie al Bologna che ha permesso e stimolato la sua crescita, a chi per primo l’ha scoperto (Visan), a chi l’ha contrattualizzato (Corvino), a chi per primo ha deciso di farlo giocare (Delio Rossi) e a chi ha deciso di continuare ad insistere su di lui (Donadoni). Questi fattori sembrano essere di poco conto perché il suo nuovo procuratore, ribadiamo arrivato a gennaio, ha deciso che sia giunto il momento del grande salto. Ora: cosa dovrebbe fare il Bologna? Cedere alle richieste del procuratore? Provare a girarlo alla Fiorentina (ipotesi valida solo se fosse vero il fatto che Piraino sia amico del figlio di Corvino, come dicono alcuni)? Alzare ulteriormente la proposta di adeguamento? Assecondare qualsiasi alzata di capo che, da qui in poi, potrebbero palesarsi anche negli altri giocatori? Beh, voglio essere molto chiaro su questo punto e non c’è legge Bosman che, moralmente, tenga: essere tifosi del Bologna non permette margini di interpretazione. Si tifa la maglia, non chi la indossa. O, meglio, non chi la indossa finché gli fa comodo (sempre che di questo si tratti). Perché, alla lunga, quello che rimarrà ai nostri figli è la stessa cosa che ci hanno consegnato i nostri padri: quell’attaccamento carnale a quei due colori che ci rendono tutti un’unica ed imprescindibile famiglia. Una famiglia che ha i suoi Abramo ed i suoi Isacco, ovviamente; tutto sta a capire quale sia il Bene supremo che impone la scelta. Una scelta che noi tifosi abbiamo comunque già fatto, scegliendo di tifare a vita per il Bologna. E, dunque, la concessione è la nostra che permettiamo a qualcuno di vestire quella maglia. Non è il contrario, at capé giovane?

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