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Mondiale 2026: la battaglia tra società e FIFA ha inizio?

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Non è ancora arrivato alla conclusione il Mondiale di Qatar 2022 che, come mette in evidenza “Calcio e Finanza”, già iniziano le polemiche e le problematiche collegate al Mondiale 2026, che si svolgerà in Canada, Messico e Stati Uniti.

È già ufficiale che la competizione passerà da 32 a 48 nazioni partecipanti, con Africa, Asia e Centro-Nord America che vedranno raddoppiate le proprie Nazioni presenti. E non a caso queste federazioni nel 2017 sostennero Gianni Infantino e la sua idea di ampliamento, contro la raccomandazione del Comitato Fifa che invece suggeriva di arrivare solamente a 40 squadre (con otto gironi da cinque squadre).

L’esatta formula sarà decisa solo nel corso del 2023, con i gironi che potrebbero essere 16 da tre squadre oppure 12 da quattro, anche se la seconda opzione sembra quella più quotata per evitare che la terza partita perda di importanza. La seconda ipotesi poi porterebbe ancora più partite, ma porterebbe ad allungare la durata del mondiale a cinque settimane contro le quattro attuali.

Un problema però che sta iniziando a prendere sempre più forma, soprattutto per alcune regioni come ad esempio proprio quella CONCACAF (Centro e Nord America) è che il Mondiale vada a sovrapporsi con i campionati nazionali anche di paesi chiamati ad essere protagonisti di questa competizione.

E infatti, sempre più club iniziano lentamente a far trapelare il proprio fastidio sulla possibilità che il Mondiale non solo intacchi le dinamiche di inizio stagione come ritiri e preparazione, ma che addirittura porti a posticipare l’inizio del campionato stesso. Sia le società che i calciatori, in questi ultimi anni, avevano evidenziato la volontà di snellire un calendario sempre più denso, che però le modifiche al Mondiale volute da Infantino renderà ancora più compresso. Nel 2023 potrebbe iniziare quindi una battaglia tra leghe e società da un lato, e FIFA dall’altro.

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