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TRIPLICE FISCHIO – Serie A, tra playoff e algoritmo. E poi Balotelli, Lautaro e…

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Rieccoci qui. Dopo tre mesi, finalmente, possiamo dire di essere entrati nella settimana che ci riporterà al calcio giocato. E quanto ci è mancato. Ci siamo accorti di questa novità perché dalle app calcistiche iniziano arrivare notifiche del tipo “probabili formazioni: occhio a…”. Un pò presto, anche se la mancanza di calcio potrebbe giustificare il tutto. Si riparte della Coppa Italia, con l’Inter che minaccia ancora di mandare in campo i ragazzini per protesta contro il fitto calendario che terrà impegnata la banda di Conte fino al 2 agosto. Se ci si arriva, al 2 agosto.

Nel consiglio federale, quello definitivo (si spera), finalmente hanno ufficializzato le alternative in caso di ulteriore stop del campionato. Piano B, playoff; piano C, algoritmo. Ovviamente, in Italia, come sempre, il popolo si divide. Piovono critiche da una parte e dell’altra, non esce indenne da accuse nessuna delle due ipotesi. Negli ultimi tre mesi ci eravamo abituati al “Ce la faremo”, da ieri, invece, si sente spesso “Non c’è più meritocrazia”; questa è la frase tipo di chi non accetta la formula dei playoff. Ma quanto sarebbe giusto giocare i playoff? In termini di meritocrazia, forse, chissà. Il caso del Belgio, come sottolineato da “L’ultimo Uomo”, è forse quello più giusto per spiegare tutto ciò. Agli spareggi, le squadre partono con la metà dei punti conquistati nella regular season, con arrotondamenti per eccesso. Nella stagione 2018/2019, dopo 30 giornate in testa al campionato c’era il Genk (63 pt), seguito da Club Brugge (56) e Standard Liège (53). Con i punti dimezzati la classifica cambiava così: Genk (32), Club Brugge (28), Standard Liège (27). Dopo i playoff, invece, recitava così: Genk (52), Club Brugge (50), Standard Liège (40). Sintesi di tutto ciò: alla fine comunque ha vinto il Genk, la squadra migliore del campionato che, nonostante il cambio di format, ha confermato la propria superiorità, in campo. Quello che è leggermente cambiato è la spettacolarità, perché lo Standard ha rischiato fino all’ultimo di perdere la qualificazione in Champions League, mentre nella regular season era più staccato. Ma, soprattutto, è in testa che le cose sono cambiate: il Club Brugge ha comunque rischiato di vincere il titolo, passando da un divario di sette a uno di 2. Che significa? Si rischia un pò di più, aumenta sicuramente la spettacolarità perché in Belgio, ad esempio, sono cinque anni che una squadra non vince il titolo per due anni di fila.

Serve un compromesso, perché programmare in una tale situazione è complicato. Ecco la seconda ipotesi, la cristallizzazione con l’algoritmo. Il termine è bello, nulla da dire, particolare. Ma in pratica, cosa significa? C’è una media specifica da fare: tra i punti conquistati prima dello stop, più i punti conquistati in casa moltiplicati per le gare in casa ancora da giocare, più i punti conquistati in trasferta più le gare in trasferta ancora da giocare. Fin qui tutto chiaro. Per ipotesi, con la cristallizzazione cambierebbe poco: Juventus campione d’Italia? No, il titolo non verrebbe assegnato. I bianconeri andranno comunque in Champions insieme a Lazio, Inter e Atalanta. In Europa League Roma, Napoli ed Hellas Verona (a patto che il Milan non trionfi in Coppa Italia). In B Brescia, SPAL e Lecce. La cristallizzazione della classifica è quella cosa che ti porti dietro per un pò di tempo perché non la capisci: è come l’ultima interrogazione o come l’ultimo esame, o ti metti d’impegno oppure sei fregato. Una cosa è sicura: la cristallizzazione ci sarebbe solo con un altro, definitivo, stop della campionato. La data clou è quella del 10 luglio: o si riparte il 10 luglio, o non si riparte.

Alla fine si è capito che la cosa migliore da fare sarebbe quella di incrociare le dita, perché con un altro stop succederebbe un caos totale. La ripartenza e la fine di questo campionato sarebbe la cosa migliore, per tutti. In caso contrario, ci si dovrà adattare. Come? Chissà. Ancora da decidere le modalità ufficiali dei playoff, l’unica cosa certa è che l’Atalanta, o addirittura l’Hellas sarebbero in corsa per lo Scudetto. Qui, forse, manca un pò di meritocrazia. Qui, forse, i playoff dovrebbero essere organizzati come si deve. Per evitare ulteriori casini. Per evitare la cristallizzazione perché, parliamoci chiaro, non piace.

Per rallegrarci un pò concludiamo con qualche pillola di mercato, che almeno ci tiriamo su di morale. Luis Alberto resterà alla Lazio fino al 2025, per la gioia della Lazio; la telenovela Pjanić -Arthur si allunga di puntata in puntata, ora c’è una probabile apertura dell’entourage del brasiliano. Il Milan, oltre a complicarsi la vita in società, se la complica anche sul mercato: Bennacer incedibile, dicono: ma meglio non crederci troppo. Dominik Szoboszlai, del Salisburgo, è stato vicinissimo ai rossoneri. Poi uno, due, tre, sfumato. I motivi? Sapete anche voi come sono le serie tv. L’inter, intanto, si sta preparando a un ipotetico addio di Lautaro Martinez: in ballo ci sono i nomi di Chiesa e Morata, anche se lo spagnolo, dopo il suo passato alla Juve, bisognerà vedere quanta voglia avrà per vestire la maglia neroazzurra. Balotelli, invece, ha sbagliato anche l’ultimo dei 4721204 esami svolti. Ma in molti dicono sempre che non è colpa sua, va capito. Ultima chicca: Götze -Roma, è fatta. Significa che Mario Götze è diventato papà e ha chiamato, suo figlio, Roma. Ma che avevate capito?

Alla prossima.

 

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