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Cinema nel Pallone: “Goal!”

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Quando ero piccolo pensavo che, se c’era un genere che avrebbe reso bene al cinema, questo era il calcio: del resto questo è lo sport mondiale, narra di sudore, di virtuosismi, di storie umane, di squadre, di persone. Eppure non ho mai visto un bel film di calcio. Crescendo (sono del 1979) vedevo crescere intorno a me la tecnologia, e la fiducia continuava ad esserci. “Vedrai che ora, con le tecniche di adesso, faranno…”e niente, siamo rimasti piu’ o meno al punto che non esiste un film di calcio universalmente bello. E lo dico a ragion veduta eh, visto che me li sono praticamente sciroppati tutti!

Con oggi iniziamo la “recensione” della Trilogia di “Goal!

Naturalmente non sono un esperto di cinema e parlo a titolo personale, per cui se vi andrà di fidarvi bene…se no potrete benissimo (nei commenti o scrivendo a uomonelpallone@gmail.com) dirmi la vostra in merito.

GOAL! (2005)

Peccato, perché l’idea di per se non era nemmeno brutta: raccontare la storia di un giovane calciatore dagli esordi alla gloria. E nel primo film vedi il regista e (bene o male) ti senti tranquillo: è vero che Danny Cannon ha girato quella perla di bruttezza che fu “Dredd – La legge sono io” con Stallone ed il dimenticabile horror “So cos’hai fatto”, ma del resto non ci aspettavamo mica Scorsese, giusto? Si parla comunque di un regista di mestiere, che ha fatto diversi episodi di C.S.I., per cui si va tranquilli.
Ed in effetti il primo film, pur se imbottito di stereotipi come lo era Ben Johnson di steroidi, regge: si parla del giovane Santiago Munez (interpretato da Kuno Becker, e non perdete tempo a cercarlo su wikipedia che ve lo dico io, di notevole ha avuto in carriera solo questo ruolo) che da piccolo emigra clandestinamente con la famiglia negli Stati Uniti dal confine messicano. Cresciuto, vive di lavori incredibilmente umili (stereotipo #1) come pulire le piscine dei ricchi e si distrae giocando da stella indiscussa in una piccola squadra di Los Angeles (stereotipo #2): il ragazzo è forte, sogna la vita milionaria dei calciatori professionisti e viene così notato da un procuratore dal cuore d’oro (stereotipo #3) che riesce a convincere la squadra inglese del Newcastle a fargli un provino.
NOTA BENE: Glenn, il procuratore dal cuore d’oro, è interpretato da Stephen Dillane, noto oggi come Stannis Baratheon ne “Il Trono di Spade”. E se vi pare poco…

Glen, il procuratore (seguace del Dio della Luce) che tutti i giovani calciatori emigrati clandestinamente vorrebbero incontrare.

L’impatto di un giovane sudamericano con l’Inghilterra e con il calcio inglese non è per niente facile: piove sempre (stereotipo #4) e la gente è fredda e di primo impatto ostile (stereotipo #5), inoltre poco prima della partita-provino in cui Santiago deve far vedere quel che sa fare commette l’errore di farsi sgamare dal duro della squadra mentre utilizza il suo inalatore per l’asma. Il duro, frustrato da una carriera in evidente fase discendente (è infatti nella Squadra Riserve) gli distrugge il suddetto inalatore, e così Santiago gioca malissimo.
E’ bocciato?
No, perché il buon procuratore scopre l’arcano e parla con la dirigenza: l’asma può essere curata, e quando questo accade il giovane messicano ha una nuova partita-provino, che supera alla grande guadagnandosi ovviamente (stereotipo #6) il rispetto dei compagni, primo tra tutti il duro che aveva cercato di stroncargli la carriera sul nascere “perché si”.

Santiago Munez e l’ospitale clima inglese

Nel frattempo anche la vita di Santiago va avanti, parallelamente alla carriera: conosce e si innamora di un infermiera della squadra, la bella Roz (stereotipo #7) che disprezza i calciatori ma che per lui ovviamente finirà per fare un eccezione (stereotipo #8) e diventa amico della stella del Newcastle. CHE NO, non è Alan Shearer (anche se appare a tratti nel film) bensì Gavin Harris (l’italo-americano Alessandro Nivola, anche per lui una carriera piu’ o meno sottotraccia) che manco a dirlo è il classico stereotipo (#9) del calciatore inglese: grande talento disperso tra alcol, donne e una generale sregolatezza. Ma in fondo un bravissimo ragazzo (stereotipo #10!) che aiuta Santiago a inserirsi in squadra, dove piano piano scala le gerarchie e finisce per essere titolare nella volata finale. Sarà (ma va?) proprio Santiago (a pochi istanti dalla fine, come se si fosse in “Holly & Benji”) a segnare il gol che vale la vittoria per 3 a 2 sul Liverpool all’ultima giornata e la storica qualificazione alla UEFA Champions League per il suo Newcastle. E’ nata una stella?

Gavin Harris, il miglior calciatore inglese di fantasia del mondo

Va detto subito che il film non è brutto, anzi: quasi due ore che scorrono via piuttosto bene, con poche scene “di campo” ma molte dietro le quinte (allenamenti, vita privata) anche discrete. Registicamente non siamo di fronte ad un capolavoro ma insomma, c’è del mestiere, lo si vede nella resa dell’Inghilterra (pur con tutti i suoi stereotipi) e del calcio inglese. Munez è discretamente interpretato, niente di trascendentale ovviamente ma tutto sommato ci si può stare considerato il tipo di film, e se uno si sforza di chiudere un occhio e mezzo di fronte appunto agli stereotipi e ad una scontatissima trama che sai già come finirà dopo 10 minuti di visione può risultare un film tutto sommato godibile.

 

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