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Suzuka International Racing Course

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È l’8 ottobre del 2000. Le prime luci dell’alba accarezzano l’Italia, trovando già sveglie un numero insolitamente alto di persone per una domenica. Per molti di loro non è stato semplice chiudere occhio nemmeno per un minuto, dato che sembra davvero che debba accadere qualcosa che non si verifica ormai da troppo tempo. Gli occhi di tutti sono puntati sui teleschermi, che trasmettono immagini provenienti dal Giappone: qui è già pieno giorno, e in autodromo sta per partire il Gran Premio di Formula 1 che potrebbe riportare il titolo mondiale piloti a Maranello dopo ben 21 anni di attesa. In questo lungo lasso di tempo si sono susseguite una serie di cocenti delusioni per i tifosi della rossa, e due di queste si sono consumate nello stesso luogo nei due anni precedenti: in entrambi i casi un pilota Ferrari (nel 1998 Schumacher, nel 1999 Irvine) era giunto nel paese del Sol Levante con la possibilità di contendere il titolo, ma ha dovuto poi soccombere a Mika Hakkinen. Questa volta l’epilogo è diverso: Michael Schumacher si aggiudica la vittoria e il campionato, e festeggia dirigendo l’inno di Mameli sul podio. Il trionfo segna ufficialmente l’avvio del dominio del pilota di Kerpen sulla Rossa durato per cinque anni. Abbiamo visto solo una delle tante storie legate a una pista, quella di Suzuka, che ha sempre regalato emozioni durante le mattinate europee, sia perché spesso decisiva per l’assegnazione dei titoli mondiali, sia per la sua spettacolare conformazione. La storia sessantennale del tracciato incomincia grazie all’intervento di uno dei grandi nomi dell’imprenditoria nipponica, strettamente connesso col mondo delle corse.

Il primo circuito giapponese

Nel Giappone uscito malconcio dalla seconda guerra mondiale, c’è la necessità di mezzi di trasporto semplici e a basso costo, gli unici che la popolazione possa permettersi. Soichiro Honda ha allora l’idea di equipaggiare telai di bicicletta con motori di piccola cilindrata e di iniziare a venderli. L’iniziativa ha grande successo e nascono numerosi altri modelli, che contribuiscono a portare l’omonima azienda a diventare leader mondiale nel settore delle motociclette. Honda intuisce che uno dei modi per sponsorizzare le proprie creazioni è quello di metterle alla prova nelle competizioni su pista. Data la scarsità di infrastrutture adeguate nel Paese, decide di costruirne una propria. All’inizio degli anni ’60 inizia la costruzione del circuito presso Suzuka, città situata nel sud della principale isola dell’arcipelago giapponese, Honshū, non lontana da metropoli importanti come Kyoto e Nagoya. Nella realizzazione viene coinvolto anche John Hugenholtz, designer di molti circuiti europei come Zolder e Hockenheim. Nel 1962 la struttura è pronta ad aprire i battenti.

Otto-volante

Il Suzuka International Racing Course misura attualmente 5,8 km, conta 18 curve di cui 10 a destra. Il layout non ha subito modifiche sostanziali nel corso degli anni. La caratteristica che salta subito all’occhio è la forma a “8”, infatti a un certo punto si percorre un ponte che permette di scavalcare un altro tratto di pista. Nessun altro circuito con questa peculiarità ha mai ospitato una gara di Formula 1. Il disegno risulta inoltre molto schiacciato e si sviluppa lungo vari saliscendi. Il mix tra tornanti, chicane e curve veloci, i cambi di pendenza e le diverse inclinazioni di ogni curva rendono questo circuito spettacolare e molto gradito ai piloti. La scelta di porre il circuito su una zona collinare anziché nelle pianure circostanti è dovuta, secondo il sito ufficiale dell’autodromo, al fatto che Soichiro Honda non voleva intaccare i campi di riso presenti, anche se in altre fonti si leggono le dichiarazioni del figlio di Hugenholtz il quale sostiene che alcuni campi furono spazzati via secondo le esigenze, e i contadini trasferiti in altre terre. La prima sezione del circuito è caratterizzata da numerose curve veloci: dopo la prima a 180° a destra, segue una serie di insiodiosi cambi di direzione a S in leggera pendenza, prima in salita poi in discesa. Una lunghissima curva a sinistra, la Dunlop, porta alla doppia svolta a destra detta Degner, dal nome di un pilota della Honda che ebbe un incidente qui nel corso della prima gara motociclistica svolta nella pista una volta ultimata. Si affronta un breve rettilineo prima di arrivare a un tornate, l’Hairpin. Una lunga curva a destra, ancora in salita, precede la Spoon, duplice curva a sinistra. Si arriva finalmente a un lungo rettilineo, interrotto dalla famosa 130R, una velocissima e lunga svolta a sinistra che si affronta in pieno. Prima di completare il giro, si frena violentemente per affrontare la chicane, chiamata Triangolo Casio, aggiunta nel 1983. Sempre negli anni ’80 diverse curve furono leggermente spostate per ampliare le vie di fuga.

Il layout della pista di Suzuka – credits to racingcircuits.info

Dove si decidono i mondiali

Sin dalla nascita dell’autodromo Suzuka inizia ad ospitare le prime gare internazionali. Nel 1962 si disputa la prima edizione del Gran Premio motociclistico del Giappone, non valida per il mondale. Dal 1963 al 1965 entrerà a far parte del calendario iridato, sebbene non sia prevista la partecipazione della classe regina. Dopo altri due anni al circuito del Fuji, l’evento viene sospeso. Sul fronte delle quattro ruote, nel 1963 si tiene sempre a Suzuka il primo Gran Premio nipponico, riservato a vetture Sport. All’edizione successiva prendono parte macchine di Formula Libre, prima che anch’esse si spostino al Fuji. Il tracciato della Honda è la culla anche delle gare Endurance nel paese del Sol Levante: la prima gara di questo tipo, la 1000 km di Suzuka, viene organizzata nel 1966, e nel 1978 nasce la 8 ore di Suzuka, una gara motociclistica di durata ancora oggi tra le più importanti del mondo. Ma i riflettori si riaccendono nuovamente su Suzuka in particolare dal 1987, quando ricomincia ad accogliere sia la Formula 1 che il Motomondiale. Per l’occasione l’autodromo si rifà il look: vengono costruiti nuovi box, centro medico e torre di controllo, e vengono effettuate alcune modifiche alla curva Degner, sia sul layout che sulle colline circostanti per migliorare la visibilità al pubblico. Grazie alla sua collocazione autunnale, il Gran Premio del Giappone automobilistico diverrà speso decisivo per le sorti dei contendenti ai titoli mondiali. L’apice si raggiunge nel 1989 e nel 1990, con i duelli all’ultimo sangue tra Ayrton Senna e Alain Prost. Se i “samurai” delle quattro ruote continuano a sfidarsi a Suzuka, con le uniche interruzioni del 2007-2008 per uno spostamento momentaneo al Fuji e del 2020-2021 per la pandemia da Covid-19, così non è più per le moto. Dal terribile incidente costato la vita a Daijiro Kato nel corso della gara della 500 nel 2003, il Motomondiale si è spostato a Motegi. Sempre qui si è consumata l’ultima grande tragedia avvenuta nel corso di una gara di Formula 1. Sotto una pioggia torrenziale, la vettura di Jules Bianchi, uscita di pista, finì la propria corsa contro una gru. Il pilota francese morì alcuni mesi più tardi a causa delle conseguenze dell’urto del proprio casco con il mezzo di soccorso. Sono disponibili quattro ulteriori configurazioni dell’impianto, comprendenti solo alcune parti della pista. Su una di queste, nel 1996 e nel 1997 si sono tenute delle gare di esibizioni NASCAR.

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