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Silverstone 2015, il primo podio di Petrucci

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Danilo Petrucci festeggia sul podio di Silverstone

Danilo Petrucci è ormai un veterano delle corse motociclistiche. Nato a Terni il 24 ottobre del 1990, arrivò in MotoGP nel 2012, come pilota dell’ambizioso team IodaRacing Project guidato da Giampiero Sacchi. Grazie alle sue prestazioni, nonostante una moto poco performante e ad una personalità genuina, conquistò gara dopo gara sia le simpatie del pubblico italiano, che le attenzioni di alcuni marchi del mondiale. Ma quando Petrucci ottenne il suo primo podio in MotoGP?

Il «battesimo» di Petrucci

Agosto 2015, Silverstone. Gran Premio di Gran Bretagna. Partì il giro di formazione della gara della MotoGP, con tutti i piloti dotati di motociclette con assetto da asciutto e gomme slick. Fu evidente a tutti che la pista, bagnata dalla pioggia che si abbattè pochi minuti prima del via sul tracciato inglese, non avrebbe permesso di gareggiare senza gli pneumatici da bagnato. I protagonisti entrarono quindi ai box per saltare sulle motociclette da bagnato, ma la direzione gara fermò tutto, dando la possibilità di fare le cose con calma. Dopo circa venticinque minuti, la gara partì. Il «Petrux» scattò dalla diciottesima posizione, poco promettente alla vigilia. Dalla TV, si potè vedere sulla grafica una sigla conosciuta, «Pet», fare un percorso insolito e inesorabilmente veloce verso l’alto. Durante il secondo giro il pilota in forza al gruppo sportivo della Polizia di Stato era nono, facendo sobbalzare sulla sedia milioni di spettatori incollati alla TV. Alla tornata successiva, complice anche la caduta di Jack Miller e Cal Crutchlow, propiziata da un’entrata avventata del giovane australiano, il ternano si portò in sesta posizione, che diventò quarta a 14 giri dalla bandiera a scacchi, grazie ad un’entrata chirurgica su Daniel Pedrosa, pilota Honda ufficiale.

Tanti spettatori si stropicciarono gli occhi. Quel ragazzone proveniente dal centro Italia sembrava fare un altro sport. Sembrava che l’acqua inglese lo stesse «battezzando» dandogli le stigmate del futuro campione. Anche Guido Meda e Mauro Sanchini, in telecronaca, sembrarono non credere a quello che stava succedendo. Sotto la pioggia, nella terra della Regina, stava nascendo forse un piccolo principe del motociclismo italiano. Neanche un giro dopo, ecco il podio virtuale, grazie al sorpasso su Jorge Lorenzo di un pilota sconosciuto ai più fino a tre anni prima, con una Desmosedici GP14 vecchia di un anno, in un periodo dove Ducati era tutt’altro che dominante.

La battaglia con Dovizioso

La seconda parte di gara fu tutta con il fiato sospeso. Petrucci ingaggiò una lotta basata su sorpassi e controsorpassi con Andrea Dovizioso, pilota del team Ducati ufficiale. Davanti, a otto tornate dalla conclusione, Marc Marquez di stese quando era all’inseguimento di Valentino Rossi per la testa della corsa. I due ducatisti si ritrovarono quindi a giocarsi il secondo e il terzo posto. Tutta Italia stava sognando un podio completamente italiano, nonché il ritorno di due Ducati tra le prime tre, incrociando le dita e sussurrando qualcosa del tipo «non tiratevi giù, non cadete, fate i bravi».

Il podio tutto italiano

E così fu, con Giove Pluvio che non diede tregua. Sotto la bandiera a scacchi «Petrux» ebbe ragione del «DesmoDovi», dopo un prologo delle bagarre che si sarebbero viste anni più tardi. L’intero stivale italico, con i pistoni al posto delle cuore, tirò un sospiro di sollievo, esultando per un risultato che, un’ora prima, sarebbe stato da folli anche solo a immaginarlo. Tre italiani sul podio, di cui due Ducati. E su una delle due, quella bianca, nei colori della privata Pramac, c’era Danilo Petrucci.

Nelle interviste post gara raccolte da Sky Sport MotoGP, Petrucci si aprì con queste parole ai microfoni: «Mi sono messo lì, piano piano vedevo che gli altri non andavano via e poi c’è stata una bella battaglia con Dovizioso. Avevo paura che mi venissero a riprendere e alla fine, quando ho visto che stavo avvicinando Valentino, ho pensato a riprenderlo non guardandomi più alle spalle. È stata una gara lunghissima, poi negli ultimi due giri Dovizioso si è un po’ staccato ed è andata benissimo».

Fece bene a non guardarsi indietro il «Petrux». Quella filosofia lo avrebbe portato a traguardi insperati.

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