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I Racconti del Commissario – Il furto di Imola

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Foto AutoMotorFargio


Weekend attesissimo

lmola, 23 luglio 1971. Sta per avere inizio uno dei fine settimana più attesi dell’anno. All’ Autodromo Dino Ferrari si corre il Gran Premio Shell, gara del Campionato Europeo di Formula 2. Grandi nomi della Formula 1 come Fittipaldi e Cevert scenderanno in pista sfidati da nuove leve come Marko, Pace e Reutemann insieme ad un esercito di piloti privati. A fare da vallette alla categoria regina sono presenti anche l’Italiano di Formula 3 per la sua settima prova stagionale ed il Campionato Europeo per Prototipi da 2000 cc. Nella canicola di Imola il paddock, ovvero una zona recintata adiacente al fiume, è completamente occupato. Non esistono ancora i box con garages. Le squadre più ricche ricoverano vetture e materiali presso le rimesse della zona, mentre i privati preferiscono risparmiare soldi e fatica lasciando carrelli, auto ed attrezzi alle spalle della pit lane. Diversi meccanici dormono accampati tra pile di pneumatici e ricambi, c’è anche un guardiano notturno a vigilare sulla zona. Tutti si sentono al sicuro ed invece stanno per accadere una serie di incredibili eventi nelle afose notti imolesi.

Misteriose sparizioni

Al rientro in pista del sabato mattina due piloti, Scarambone e Zadra, si accorgono che qualcuno ha fatto una sgradita visita nel paddock. Tra i ricambi del primo manca un cambio Hewland acquistato per la Chevron-Ford con cui partecipa all’Italiano di Formula 3, insieme ad un treno completo di gomme Firestone. Il secondo invece ha ritrovato aperto il furgone in cui conserva il materiale accorgendosi che manca il borsone con il suo abbigliamento da gara completo. In pratica due tute con relative sottotute, scarpe e guanti. Manca anche una seconda borsa al cui interno sono conservati i documenti e la “fiche” di omologazione della sua Lola FVC-T212 con la quale corre tra i prototipi.

Ladri o burloni?

Alle misteriose sparizioni fanno seguito le denunce per furto sporte dalle vittime presso il commissariato cittadino. Il caso è davvero singolare: chi può avere interesse ad impossessarsi di ricambi ed abbigliamento da gara? Solo altri concorrenti, ma la refurtiva non può passare inosservata nel paddock. La spiegazione più logica e condivisa tra sportivi e polizia vede come improvvisati ladri dei semplici appassionati vogliosi di accaparrarsi qualche ricordo della corsa. Come siano riusciti a fare sparire un cambio ed un intero treno di gomme e dove li abbiano nascosti resta un mistero, così come appare inspiegabile l’interesse per i documenti di una vettura da corsa. Il caso sembra destinato all’ archiviazione, invece il “bello” deve ancora arrivare.

Una monoposto al traino

Due ore dopo la mezzanotte della domenica due uomini in tuta da meccanici e regolari pass di servizio si avvicinano al sonnecchiante guardiano del paddock. Affermano di dover prelevare una monoposto di Formula 2 sulla quale effettuare dei lavori ante-gara. Accompagnati dal vigilante si avvicinano alla Chevron B18 dello svizzero Bruno Frey. Una vettura nuovissima, appena acquistata dall’elvetico che la trasporta su un carrello al quale, per comodità di carico e scarico, ha sgonfiato le gomme. I meccanici pronti a trainare il carrello imprecano come non mai ed il guardiano, impietosito per la fatica che li attende, decide di aiutarli. Riesce a procurarsi un compressore con cui i due provvedono a rigonfiare le gomme prima di agganciare il carrello con la monoposto e allontanarsi prendendo il ponte sul Santerno. Ovviamente dopo aver sostituito le targhe svizzere del traino con quelle italiane della vettura di traino, come previsto dalla legge, e senza dimenticarsi di ringraziare il generoso guardiano.

Colpo grosso nel paddock

Tutto è bene quel che finisce bene, anzi no. Perché i due presunti meccanici in realtà non hanno nulla a che fare con il povero Bruno Frey, che il mattino della corsa si ritrova nel paddock derubato della sua nuova Chevron. Un furto ben studiato, che spiega anche le misteriose sparizioni della notte precedente. La dinamica dei furti lascia supporre che ad agire sia stata una vera banda di professionisti preparati e guidati da un mandante che conosce bene l’ambiente. Uno capace di procurarsi in due notti una vettura da corsa con relativi ricambi, carrello di trasporto, documenti e, ciliegina sulla torta, l’abbigliamento con cui scendere in pista. Insomma un colpo alla Lupin, destinato a rimanere irrisolto come tanti ben più importanti misteri italiani. O più semplicemente destinato a divenire una delle storie incredibili che rendono unica la Motor Valley.

Immagini di paddock e box nella gara di Imola nel 1971. Proprio dove avvenne il “colpo” (roydpg su YouTube)

 

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