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Esclusiva Radiabo – Amey a House of Cinni: «Esperienza fantastica in Nazionale. Ora con la Primavera vogliamo uscire dalle difficoltà col lavoro. Mister Vigiani ha una passione incredibile e la sa trasmettere»

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Fonte immagine: Bologna FC


Wisdom Amey, capitano del Bologna primavera di mister Luca Vigiani è stato ospite questa sera a Radiabo, ai microfoni della trasmissione House of Cinni, condotta da Eugenio Fontana e Sebastiano Moretto. Il difensore della primavera rossoblù è reduce dalla prima esperienza ufficiale in Svezia con la Nazionale con l’under 19, festeggiata anche col primo gol azzurro, alla qualificazione alla fase élite del mese di marzo dell’Europeo di categoria,  ha risposto alle domande di Sebastiano Moretto.

L’intervista a Wisdom Amey

Ciao Wisdom, sei tornato infreddolito dalla Svezia?

«Buonasera, sì (ride, ndr) ho patito un po’ il freddo durante la qualificazione alla fase élite dell’Europeo under 19».

Lascio un attimo da parte la Nazionale, e ti faccio la domanda che è l’asse portante della nostra trasmissione: ti diverti a giocare a calcio e come hai cominciato a giocare?

«Sì, mi diverto sempre e poi  lo guardavo sempre in TV con mio padre. Ho cominciato a giocare perché mia madre si era scocciata del fatto che stessi tutto il tempo sul divano a guardare la tv dopo la scuola. Allora mi ha iscritto, a mia insaputa, in questa società che si chiama Cosmos».

Si è chiacchierato tanto della tua cittadinanza nei mesi scorsi. Ora finalmente, dopo la prima presenza in amichevole, hai avuto la possibilità di giocare anche le tue prime partite ufficiali in Nazionale. Come è stata questa esperienza azzurra?

«È stata davvero speciale. Era la mia prima esperienza ufficiale e nella prima partita ufficiale ho anche segnato. È stata una bellissima esperienza, poi i compagni e lo staff sono stati fantastici».

Hai giocato tutte e tre le partite di questo girone, mister Bernardo Corradi non ti ha mai tolto. 270’ di cui magari non è contento mister Vigiani, però Corradi ti ha voluto e ti ha subito utilizzato, ti ha detto qualcosa di particolare in questa settimana assieme?

«In questa settimana ci siamo solo allenati, mister Corradi non mi ha detto nulla di particolare. Io sapevo che cosa voleva da me, metterci, coraggio, determinazione e fare gruppo che in Nazionale è una cosa fondamentale e si nota ancora di più. Io ho cercato di eseguire tutto al meglio delle mie possibilità».

L’under 19, secondo me è una squadra dal grande tasso tecnico. Chi tra i tuoi compagni di Nazionale c’è qualcuno che ti ha impressionato di più?

«Se sei in Nazionale, vuol dire che hai qualità speciali. Ovviamente c’è Pafundi che ti sorprende per la sua tecnica eccezionale, poi c’è Bartesaghi e mi è piaciuto molto anche Anghelè. Ma potrei stare qua a fare tutto l’elenco».

Pafundi è un po’ il tuo “gemello” di record. Tu hai record come più giovane ad esordire in Serie A, lui è solo l’11° più giovane. Ma avete mai parlato di questi record?

«Pafundi lo conosco da quando ero ancora più piccolo. Lui giocava all’Udinese e io al Bassano, quindi ci sfidavamo. Ci siamo incontrati in Nazionale, abbiamo parla degli anni passati, abbiamo parlato di tante cose e abbiamo sempre scherzato assieme perché lui è molto simpatico. Ma non abbiamo mai parlato dei nostri record».

Con l’infortunio di Okafor nel Milan e con la prima possibile convocazione di Francesco Camarda potresti perdere il record. Sono passati più di due anni da quel 12 maggio 2021, quando Sinisa Mihajlovic ti mise in una partita col Genoa quando avevi solamente a 15 anni e 274 giorni. Che cosa ti ricordi della settimana del tuo esordio?

«La settimana del mio esordio contro il Genoa, inizialmente non mi aspettavo di essere convocato. Era la prima volta che mi allenavo tutta la settimana in prima squadra. Ero con altri compagni, con me c’era anche Raimondo. Ovviamente non potevo pensare che mi chiamasse, ma i compagni mi dicevano “ma ti immagini se fai la prima in prima squadra”. Poi in rifinitura il mister mi ha parlato e mi ha detto che sarei stato convocato. Vedere il mio nome nella lista è stata una grandissima emozione».

In poco più di due anni al Bologna sei riuscito a fare l’esordio in prima squadra. Nelle giovanili invece ora mister Vigiani ti ha nominato capitano della Primavera, e da quando sei nel settore giovanile hai avuto praticamente solo lui. Che allenatore è?

«Da quando sono arrivato qua, a parte un anno con Morara, ho avuto solo Vigiani. Mi trovo molto bene con lui. Abbiamo un bellissimo rapporto. Quando ci sono dei problemi, quando c’è qualcosa che non va, lo dice sempre, è aperto e io posso parlare tranquillamente con lui. Anche in campo ci aiuta tantissimo. Anche in campo lui trasmette questa grande passione che ha per questo sport e riesce a passarla anche a noi Mi ricordo, quando all’inizio ero ancora molto timido, e vedevo come ci spiegava le cose in mezzo al campo, con passione, è una qualità incredibile che ha il mister».

Con Vigiani hai giocato in tanti ruoli e in tanti schieramenti difensivi diversi: sei arrivato come terzino destro, poi ti ha spostato centrale a quattro e anche a tre. Ti sta aiutando a crescere in ogni modulo?

«Il mister mi ha sempre utilizzato in ruoli diversi e io ho sempre dato la mia disponibilità. Oggi è fondamentale conoscere più ruoli, lui mi ha fatto crescere e mi ha fatto un grande piacere perché nel calcio moderno è importantissimo apprendere da più ruoli».

A proposito di Vigiani e di Primavera, sabato avete una sfida delicata con il Lecce penultimo, un punto sotto di voi. Ti aspettavi così tante difficoltà?

«Quando si inizia la stagione, nessuno si aspetta tante difficoltà. Poi noi abbiamo vinto la prima partita 3-0 ed eravamo carichissimi. Ora sia in un momento di grande difficoltà, e attendiamo il momento in cui riusciremo a prenderci quello che meritiamo perché stiamo lavorando molto bene. Presto vedremo la luce in fondo al tunnel».

Tu hai avuto molta sfortuna recentemente con gli infortuni che ti hanno impedito di finire bene la scorsa stagione, giocando poco. Quanto è importante invece per un giovane come te giocare?

«Giocare per me è importantissimo. Il periodo in cui sono stato fermo e non potevo giocare è stato difficile. In quel momento devi essere forte con la testa, perché vorresti giocare ma il tuo corpo non risponde e questo ti strazia. Giocare è importante per sfidare te stesso, per dare il meglio di te, per migliorare».

Stare bene in campo è un effetto dello stare bene fuori, che tipo è Wisdom fuori dal campo?

«Fuori dal campo, Wisdom è un ragazzo tranquillo che esce poco, ma quelle poche volte che è uscito ha apprezzato la città, l’ambiente, il cibo. Questa città è perfetta per un ragazzo che sta facendo le prime esperienze. Anche la scuola mi ha aiutato per stare bene al livello morale perché hanno capito la difficoltà di un ragazzo che è fuori da casa sua».

Ora ti chiedo, da veneto a veneto, che cosa ti ha dato Bologna?

«Bologna mi ha dato tantissimo. Io sto costruendo la mia carriera qua. Mi trovo benissimo, l’ambiente è perfetto, e mi sta mettendo in condizione di raggiungere i miei obiettivi e mi sta dando anche una spinta in più per andare oltre».

Ciao Wisdom, grazie e in bocca al lupo per la gara col Lecce!

«Grazie! Ciao, buona serata».

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