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Fortitudo Baseball1953 – WE ARE THE CHAMPIONS – 3 agosto

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Abbiamo chiesto ad una delle “penne” più competenti sul pianeta baseball bolognese di descriverci l’impresa di ieri sera dei ragazzi di coach Nanni, campioni d’Europa per la seconda volta consecutivamente. Ecco il pezzo del nostro grande Diego Costa, per Voi e per i Neo Campioni. Buona lettura.


Alle quattro del mattino arriva il pulmann della squadra. Siamo lì. Ci sono i giovani, Vaglio, Malengo, D’Amico. C’è il miglior giocatore della finale, il decisivo Carlos Infante, un venezuelano che, udite udite, è tifosissimo del Bologna calcio. Ci sono gli allenatori, da Nanni a La Bastidas, e ovviamente il fisioterapista. L’adrenalina del momento ha lasciato posto alla stanchezza. Però per i tifosi accorsi sul piazzale perchè a Rimini non c’erano ci si ferma ancora un po’, il tempo di una “paglia” per chi fuma, di un paio di foto, ancora, di qualche commento sulla telecronaca (sbilanciata? Fate voi) e sugli episodi.
La fortuna, si dirà. Ma mai come stavolta la fortuna ha aiutato i più audaci. Chi cioè nel doppio confronto ha messo più voglia di vincere. 
Le immagini di un trionfo, due a zero, difficile da pronosticare alla vigilia, girano nella mente in modo vorticoso. Doubla mattanza! 
Poteva ancora avere sullo stomaco la scorpacciata del giorno prima, questa Fortitudo Unipol che è una polizza assicurativa sulla vittoria. Invece si doveva completare l’opera. 
Che bello il Falchi, tornato ad antichi fasti! Quanta gente, che colpo d’occhio e che spettacolo nello spettacolo. Tutto allestito nel migliore dei modi, bravo Pietro Galletti, la fiera dei sogni in campo e quella delle bancarelle fuori, gadgets, attrezzi del mestiere e la vecchina delle mandorle dolci. Un piacere d’altri tempi per uno sport romantico. 
Pronti via, Enorbel Marquez non fa in tempo a sistemarsi i calzoni che piovono punti. Due in avvio, poi… pum! Infante Pum! Sabbatani, ancora più lontano. Il primo homer tramortisce l’ospite il secondo lo uccide. Chris Catanoso che fa? Prova a occultare la figuraccia con un colpo di teatro che fa ancora discutere. L’ha data persa fin da principio? 
A ripensarci secondo noi, no. Immaginando la figuraccia ha pensato bene di cambiare le carte in tavola. Dentro due ragazzini, Biondi resiste al primo assalto Sioux, Ricci Masotti si arrende come Custer a Little Big Horn. Ma Catanoso nasconde le prove: l’abbiamo fatto apposta, pensiamo solo a gara due e alla bella, vogliamo prenderci la coppa che manca da vent’anni. Costerà forse il posto al manager, questa figuraccia. Ma è un’altra storia, non la nostra. 
Bologna però è una stella che non ha nessuna intenzione di cadere. Il dieci agosto è ancora lontano. Stravinta la prima, che ancora il movimento smoccola per la brutta figura dei Pirati, eccoci nel covo adriatico. Sarà più dura. C’è Bazardo sul mound. Ma D’Angelo ha classe, e tempra, da campione. Sotto all’ottima educazione che papà e mamma gli hanno impartito, c’è un coraggio da leone. Sta per partire, Matteo, per la sua avventura professionale. Ancora un Master, in “business” da raggiungere dopo l’eccellente cariera scolastico-sportiva negli States. Sa che può lasciare il segno. E’ la sua partita. 
Come molti partenti, l’avvio è sempre il momento più difficile. Non gli dà una mano l’arbitro, gli chiama un ball, il quarto, su Chiarini. E Romero indovina la mazzata vincente. Uno a zero al primo. Un punto. Il solo che Matteo concede in otto riprese, la strada che diventa salita ma per i battitori. Solo 5 le battute subite. 
Forza, dai, attacco! Però… vizietto di tutta la stagione, lasciamo qualche giocatore di troppo in base, Bischeri potrebbe farcela, dai, tuffati! No, colto a casa base. Il pareggio rimane distante sia pure un attimo. 
Ma le riprese filano via, le difese fanno il loro, bazardo è duro da scalzare. Ci vuole un colpaccio. Ultimo attacco, Fortitudo, sai cosa vuol dire il tuo nome? 
Glielo ricorda Infante, dopo un battibecco pericoloso con l’arbitro di casa base, olandese. Conto pieno, Bazardo carica il lancio numero sei, mentre in tv Schirolli ci ricorda che in nazionale, sul conto pieno, contro il Nicaragua… Finisce la frase il commentatore parmigiano, mentre Infante esplode la sua battuta, Chiarini si arrampica ma in cielo non si arriva. HOMERUN! Uno a uno. 
Ecco qui come uno scorpione la Fortitudo punge, immobilizza l’avversario che vede passare davanti i fantasmi delle finali perse sul filo di lana. Catanoso fa l’americano: fuori Bazardo dopo l’errore. Dentro Pezzullo, e Corradini: do or die. Appunto. Reyes vola in terza dopo la valida più importante della sua ancora precoce carriera italiana. Liverziani è il vecchio lupo di mare che annusa l’aria e capisce che è il momento. Singolo.
C’è il destino che attende. Bischeri, di questi tempi, sembra una sentenza. Non ha fallito con Reggio, nè la sera prima in gara1. Ha fortuna l’ex grossetano, certo. Una chiamata dubbia… Ma l’arbitro gli concede una seconda possibilità, lui picchia, Gomez scivola. PUNTO! Bologna è davanti, sola al comando.
I campioni sono così, appena mettono la freccia… prova a prenderli. Il “Nano” chiama Nick Pugliese, le prese al volo di Malengo e di Vaglio, le corna (che in gergo vogliono dire due out, ma stavolta sono anche corna all’italiana). Ecco, Spinelli, batte su Infante, dai Carlos, Malengo fa un mezzo miracolo, ma non trattiene. Per Rimini è l’ultimo respiro. Gli resta in gola quando Pugliese raccoglie la battuta di Babini e goliardicamente assiste Malengo. E’ fatta! Campioni d’Europa, campioni d’Europa! Due volte di fila, tre volte negli ultimi quattro anni, quarta finale in cinque! Bologna c’è sempre. Un gruppo granitico. Da ricordare: Infante, Ermini, Vaglio, Reyes, Liverziani (capitano), Bischeri, Malengo, Sabbatani, D’Amico, Rivero, D’Angelo, Pugliese, Oberto, Nosti, Fuzzi, Milano, Barbaresi, Richetti, Luque, Clerici, D’Amico II, Aguila (c’era anche lui) i protagonisti di un fantastico en plein continentale cominciato a Ratisbona e finito a Rimini: otto a zero! Forse ci siamo dimenticati di qualcuno, la storia però ricorderà tutti. Vincere è difficile, ripetersi lo è ancora di più. 
Ultima ma non meno importante riflessione. Tutto si può dire di questo sport “povero” economicamente. Non di non essere ricco umanamente. Se vinci la Champions del pallone ti porti a casa una fortuna. Se vinci quella del batti e corri, alzi una coppa e ti metti al collo una medaglia. Per me, ancorato come sono ai valori romantici dello sport, è qualcosa che mi fa luccicare gli occhi. Che impreziosisce la fatica di questi ragazzi, da prendere ad esempio, quando i ricchi pallonari, ricchi anche con cinque zeri e non sei nel conto corrente, fanno le bizze. Penso a Liverziani, grande uomo, mentre alza il trofeo (che la Federazione europea NON ha pagato ndr.) e nella mia testa, alle quattro di un mattino d’agosto, passa il tema musicale di Momenti di gloria. Grazie ragazzi! Grazie.

 

 

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