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Matteo Nannini in Indy NXT: “Voglio fare bene quest’anno per essere in Indycar nel 2024!”

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Instagram Juncos Hollinger Racing


Dopo un anno di stop, Matteo Nannini è pronto per tornare in pista. Nessun cambio di prospettiva a livello di vetture, come annunciato per il 2022, ma finalmente un nuovo continente: il Nord America. Nannini sarà infatti protagonista del primo campionato Indy NXT. Conosciuto fino al 2022 con il nome di Indy Lights, si tratta del campionato di supporto dell’Indycar. E’ da lì che usciranno molti dei protagonisti della massima formula americana del domani. Matteo vuole essere uno di questi. “Sono contento di questa opportunità”, dice con un sorriso a molti più di 32 denti, molto più ampio di quello visto durante le fotografie allegate all’annuncio del suo accordo con Juncos Hollinger Racing“Eh, in quelle occasioni sono sempre molto concentrato”, dice ridendo. “Però sono davvero felice di tornare in pista dopo un anno fermo ai box per motivi non dipendenti dalla nostra volontà. Non vedo l’ora”.

L’Indycar è senza un pilota del belpaese dal 2017. L’anno precedente fu Luca Filippi l’ultimo nostro portabandiera oltreoceano, dove purtroppo non è riuscito a incidere. “Sì, lo so che è un po’ che un italiano non corre in Indy. L’obiettivo è quello di essere il prossimo, ma prima c’è un campionato da fare”. L’Indy NXT è una serie molto competitiva che si corre con monoposto della Motor Valley. Dallara infatti si è ritagliata un enorme spazio nel motorsport a stelle e strisce ed è fornitore unico anche di questa categoria. La monoposto è la IL-15, motorizzata AER, che prepara il motore base fornito dalla Mazda portandolo fino a una potenza di 450 cavalli, al quale si aggiungono i 50 del push to pass, un sistema azionato direttamente dal pilota che ne ha disponibilità per un determinato numero di secondi per ogni gara.

Matteo testò già la vettura nel 2021 e ha fatto alcune prove anche negli ultimi giorni, quindi può già esprimere la sua idea sull’auto. “La macchina è più pesante rispetto alla Formula 2, ha meno tecnologia elettronica ma più meccanica. Infatti ci sono meno setup da scegliere, ma nell’abitacolo abbiamo due leve per modificare le impostazioni delle due barre antirollio durante la marcia. In questo senso c’è più gestione, nelle varie fasi possiamo scegliere se vogliamo più sottosterzo o più sovrasterzo. Al momento,” continua il 19enne di Forlì, “non abbiamo ancora provato gli pneumatici dell’anno prossimo. Abbiamo utilizzato ancora le Cooper, ma dall’anno prossimo useremo le Firestone. Le Cooper sono molto dure e non c’è gestione da fare con queste, si è sempre al massimo. Prevediamo che le Firestone siano più morbide, vedremo come sarà. Personalmente non mi piace né fare una gara tutta all’attacco né una tutta di gestione, mi piacerebbe avere corse che siano un mix delle due”. Per guidare auto di questo tipo in una competizione così al limite, la preparazione giocherà un ruolo fondamentale. Mi sto allenando come se dovessi fare l’Indycar. In questo modo dovrei riuscire all’essere all’altezza fisicamente”. 

Matteo all’interno dell’abitacolo della sua Dallara IL_15 nei colori Juncos Hollinger Racing(source: Instagram Matteo Nannini)

Come detto, nel 2023 Nannini correrà per la Juncos Hollinger Racing, team basato a Indianapolis ma con un’anima argentina, proprio come Matteo, che ha suo padre che ha origini argentine. “Il team l’anno scorso non aveva fatto l’Indy Lights, concentrandosi solo sulla Indycar. Negli ultimi anni hanno compiuto un salto di qualità notevole e credo siano i migliori in Indy NXT. Il fatto di avere poi solo due piloti può essere un vantaggio per noi”. La differenza nei monomarca la fa infatti la scuderia ed è fondamentale poter contare su una squadra efficiente e preparata. “Tanto si giocherà sull’esperienza del team con il setup e nella capacità di interpretare i nuovi pneumatici. A nostro favore gioca il fatto che ci sarà questo cambio, quindi Juncos, anche se l’anno scorso non ha partecipato all’Indy Lights, non avrà svantaggi rispetto agli altri”.

Con questo accordo Nannini si è garantito anche un posto da terzo pilota nella squadra Indycar. Matteo parteciperà quindi ad alcuni test con il suo team, partecipando anche a sessioni al simulatore per prendere dimestichezza con la categoria maggiore. Inoltre, sarà pronto in caso di indisponibilità di uno dei due piloti titolari, Callum Illott e un secondo pilota ancora da annunciare. Chi scrive è dagli ultimi anni appassionato dell’Indycar e soprattutto dell’iconica 500 miglia di Indianapolis, al quale vorrebbe assistere almeno una volta dal vivo. Se poi dovesse essere quella di esordio di Nannini, ormai “adottato” dalla redazione di 1000 Cuori Motor Valley, beh… Matteo ride quando glielo dico. “Bravo, mettimi pressione! Abbiamo visto in palestra che sotto pressione dò risultati migliori!” (ride, nda). “L’obiettivo per il 2024 è quello, nel caso ti toccherà venire! Per avere una possibilità dovrò mettermi in mostra in questo 2023, facendo i migliori risultati possibili. Il budget da mettere insieme per fare il salto è davvero importante, soprattutto se si punta ad un volante competitivo, ma il sistema a premi in denaro tipico delle gare americane può aiutare in questo”.

La DW12, la vettura Dallara utilizzata in Indycar, è molto diversa rispetto a quello che è la Formula 1 e chiediamo a Nannini come pensa che sarà quando la proverà la prima volta. “Con il simulatore che ho a casa mi sono fatto un’idea abbastanza chiara delle auto. Sono un po’ più potenti e un po’ più pesanti delle Formula 2. Hanno anche più possibilità come assetto durante la gara, ad esempio si possono spostare i pesi durante la marcia dalla destra alla sinistra dell’auto e viceversa. Inoltre, bisogna stare attenti a frenare sempre a ruote dritte, a differenza che con le vetture europee che permettono di premere il freno anche quando stai già sterzando”.

In questi giorni Matteo, insieme a suo padre e al suo entourage, sta cercando investitori per questo 2023. “Qui le aziende sono più disponibili ad investire che da noi, anche grazie a un regime fiscale più favorevole rispetto all’Europa. E’ più semplice attrarre sponsor ed è quello che stiamo cercando di fare. Gli americani sono molto attenti a questo tipo di progetti”.

Gli Stati Uniti sono un altro mondo, sia in pista che fuori. “Per quanto riguarda i tracciati, sono differenti rispetto a quelli europei, hanno molte buche e tanti sono cittadini. Sarà importante il lavoro al simulatore e la buona riuscita di questo dipenderà anche dal grado di accuratezza delle piste virtuali rispetto a ciò che troveremo realmente in pista. Gli ovali non mi spaventano, continua Matteo, “di certo il modo di guidare è totalmente diverso. Le ruote sono dritte in curva e sterzate sul rettilineo, anche imboccare la corsia dei box è una manovra molto delicata e assolutamente non scontata. In più c’è il discorso degli spotter, che sono coloro i quali ad ogni punto della pista ti indicano la linea da tenere e il posizionamento degli avversari. Non sono abituato a guidare con qualcuno che mi dà indicazioni ad ogni curva, sarà una nuova esperienza”.

Anche la cultura motoristica rispetto all’Europa è diversa, come spiega Nannini: “Qui quello del pilota è considerato un vero e proprio lavoro, mentre da noi difficilmente si considera “vero” pilota qualcuno che non corre in Formula 1, spesso viene visto solo come qualcuno che gioca a correre su delle macchine. C’è anche una maggiore cultura motoristica anche rispetto alle diverse categorie. Nascar, dirt track, qui ci sono appassionati per qualsiasi disciplina e questo per me è molto bello. Quando si parla con qualcuno questi si dimostrano molto competenti, mentre in Europa quando si parla di categorie minori in tanti sembrano cadere dalle nuvole”. Anche l’approccio degli americani è differente. “Di loro mi piace il modo di porsi, arrivano dritti al punto negli affari senza molti giri di parole. Non c’è spazio per i discorsi fumosi. Se c’è un problema da risolvere, loro provano di farlo nel miglior modo possibile”.

Matteo Nannini con un tecnico Juncos Hollinger Racing durante la prova sedile (source: Instagram Matteo Nannini)

In questi giorni Matteo è a Indianapolis, culla del motorsport americano soprattutto per ciò che concerne il mondo dell’Indycar. “Qui mi trovo abbastanza bene”, racconta, “certamente tutto è molto diverso rispetto all’Europa. Innanzitutto il clima, qui passiamo dai -11 ai + 10 con molta facilità e io con il freddo non vado molto d’accordo. Anche le distanze tra un punto e l’altro sono differenti, molto più dilatate che da noi. Però tutto questo fa parte del gioco ed è tutto un contorno, il mio obiettivo è quello di correre e aprirmi delle opportunità qui”.

Questo nuovo Matteo “americano” si mostra sempre determinato e lucido, proprio come l’abbiamo conosciuto quest’anno durante le nostre chiacchierate su Team Radio su Radiabo. Seguiremo sicuramente le sue gesta dall’altra parte dell’Atlantico, con la speranza che riesca, nella sua permanenza negli Stati Uniti, ad accendere i cuori degli americani. Un alfiere della Motor Valley lo fece, circa 25 anni fa. Il suo nome? Alessandro Zanardi, da Castel Maggiore. Nessun pilota italiano nel motorsport si è fatto amare in America come lui. La speranza è che Matteo riesca a dimostrare quel che vale, ricordando a tutti che “Italians do it better”.

Matteo Nannini nella sua puntata di debutto a Team Radio (YouTube – 1000 Cuori Rossoblu)

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